Diaspora evangelica

Mensile di collegamento

informazione ed edificazione

Anno XLII – numeri 7 e 8 – luglio e agosto 2009

 

 

Lasciar entrare Dio…

di Martin Buber (1885-1965)*

 

 

 

 

Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica. Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell'ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio.

 

 

*Uno dei più importanti esponenti dell’ebraismo contemporaneo, traduttore delle Sacre Scritture, filosofo, teologo, saggista.

 

 

 

 

 

In questo numero:

·          Meditazione biblica di Andrea Panerini

·          Ti ho chiamato per nome di Roberto Davide Papini

·          L’odio di Wislawa Szymborska

·          L’eccidio di Katyn di Sara Rivedi Pasqui

·          Laboratorio Speranza di Pasquale Iacobino

·          Attività della libreria Claudiana

·          Diaconia valdese fiorentina: i primi tre anni di Davide Rosso

·          Centro sociale evangelico: 50 anni di Roberto Rossi

·          Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

·          Ecumenicamente (s)corretto di Roberto Davide Papini

 

Editoriale

 

Se volessimo contare le pagine e le righe di questo fascicolo il risultato sarebbe assai inferiore rispetto al doppio delle solite 24 pagine. Eppure questo numero è veramente doppio o forse contiene addirittura il triplo di stimoli e spunti di riflessione. L’intero blocco dedicato alla memoria dei fatti terribili della storia contemporanea (Auschwitz e Katyn), incluse le poesie di Szymborska e Herbert diventa un invito a riflettere sul passato affinché l’orrore non si ripeta nel presente. Eppure l’orrore, l’odio tendono a ripresentarsi continuamente come ci ricorda la poetessa polacca, basta guardare all’Iran, alla Somalia…

Invitano alla riflessione gli articoli dedicati al “quotidiano agire” evangelico a Firenze: la diaconia, la libreria, il Centro sociale evangelico.

Alla fine il testo di Roberto Davide Papini (pubblicato anche su “Riforma” del 3 luglio ’09) lancia a noi valdesi una sfida importante. Facile che la ricezione di questo testo si fermi solo al livello di critiche. Il nostro specifico protestante è però il dibattito che porta frutto. Alla vigilia del Sinodo valdese e metodista è bene riflettere sulla questione centrale del nostro essere chiese: la passione dell’annuncio dell’Evangelo.

Mentre consegniamo alla stampa questo fascicolo, davanti ai nostri occhi scorrono le terribili immagini del disastro ferroviario di Viareggio. Come cristiani faremo tutto il possibile per pregare ed essere concretamente vicini ai parenti delle vittime e a tutte le persone danneggiate. Nello spirito dell’etica protestante non possiamo però non invocare un cambiamento radicale di mentalità tra coloro che hanno delle responsabilità nel settore pubblico. Il valore inestimabile di ogni essere umano e la dignità delle persone sono assai più importanti della corsa al profitto e al guadagno individuale. Al tempo stesso vorremmo ricordare che non v’è giustificazione alcuna per la negligenza: si tratti di un semplice operaio o di un top manager, la responsabilità personale è sempre uguale. (p.g.)

Dimorate in me e io dimorerò in voi (Giovanni 15,1-8)

di Andrea Panerini*

Quella sera il discorso ai discepoli fu lungo, complesso e con i toni di gravità propri degli ultimi istanti della vita: un vero e proprio testamento. Il paragone della vite è suggerito dal vino della Santa Cena e anche dalle parole di Gesù che i vangeli sinottici ci hanno conservato nel racconto dell'istituzione dell'eucarestia: In verità vi dico che non berrò più del succo della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo nel Regno di Dio. Gesù ha già lavato i piedi agli apostoli, simbolo dell'estremo sacrificio che sta per compiere. Il vino eucaristico è la bevanda del popolo della nuova alleanza, nel regno di Dio arrivato a compimento. Già a Cana (Gv. 2,1-11) la quantità e la qualità del vino furono un presagio della pienezza della salvezza che sarebbe stata comunicata nell'ultima ora della vita di Gesù, in quell'ora che sarebbe stata nello stesso tempo la prima degli ultimi tempi.

Ma l'insistenza sulla vera vite ha lo scopo di definire questa in riferimento e in opposizione alla vigna che nell'Antico Testamento è uno dei simboli del popolo d'Israele. Da principio è lo stesso simbolismo del vino che, nell'Antico Testamento, è messo in relazione con la tragedia dell’elezione e del giudizio, del piantare e dello sradicare. Le armoniche del canto della vigna in Isaia 5,1-7 sono strappate, dolorose; più conciso, ma ancora più tragico è il lamento di Geremia: Eppure, io ti avevo piantata come una nobile vigna, tutta del miglior ceppo; come mai ti sei trasformata in tralci degenerati di una vigna a me non familiare? (Ger. 2,21). È soltanto nell'Apocalisse più tardiva di Isaia che si pensa alla vigna di nuovo prospera d'Israele: In quel giorno cantate la vigna dal vino vermiglio! Io, il Signore, ne sono il guardiano, io la irrigo a ogni istante; la custodisco notte e giorno, affinché nessuno la danneggi (Is. 27,2-6). La vera vigna è dunque la comunità di coloro che aderiscono a Gesù, come i tralci al ceppo. Essi sono la vite di cui il Padre è il vignaiuolo.

Il riferimento al Padre non ha lo scopo di stimolare la nostra fiducia nella sua sollecitudine paterna, quanto di mettere in evidenza il solo aspetto che possa garantire l'autenticità della vita: solo chi resta unito a Gesù come un tralcio al ceppo appartiene alla vigna del Padre. Egli ha piantato la vigna (cfr. Mt. 15,13): nella storia del mondo ha posto il suo Figlio come fatto permanente di salvezza. L'accento della frase nel v.2 non è messo sul termine “portare frutto”, ma su “in me”. Questo “in me” ritorna ben cinque volte nel brano: l'unione con Gesù è essenziale, porta con sé la fecondità. L'evangelista mette dunque l'accento sulla fedeltà alle esigenze della fede, più che sulle presunte opere: ogni germoglio non ancora innestato nella rivelazione della Parola, il Padre lo taglierà, a meno che esso non si lasci piantare. Questo è ancora sottolineato dall'uso dei verbi greci di radice identica: airein (togliere), katairein (purificare). “Guardatevi dalle escrescenze nocive, che Gesù Cristo non coltiva, perché non sono state piantate dal Padre” ammoniva Ignazio di Antiochia, padre della Chiesa, nella sua epistola ai Filadelfi. Coloro che non credono sono semplicemente tagliati, tolti; coloro che credono sono mondati incessantemente, affinché la loro fede, confessata e praticata, ne sia totalmente purificata. La Parola è dunque nello stesso tempo il principio e la sorgente permanente della vitalità cristiana. La fede non è data al cristiano una volta per sempre, come un mantello che indosserà o che porterà con sé; è invece la sua risposta alle esigenze della Parola che vuol essere ricevuta come seme di rinascita e di una nuova vita. Al posto degli antichi rami disseccati di Israele, nuovi germogli, nei quali circola la linfa primaverile di una fede ardente e passionale, sono venuti a diffondere e a rinnovare l'antica vigna. Il quarto vangelo fonda l'idea missionaria della Chiesa sulla morte del Signore e non sui discepoli: è nella morte del Signore che il ministero dei credenti ha origine e trova la sua giustificazione.

Come il chicco di grano – il Cristo – non produce frutto se non è coperto dalla terra in cui muore, così il tralcio è sterile se non è radicato nella fedeltà al Signore, dando testimonianza fino alla morte. È una fedeltà incrollabile, in mezzo alla derisioni e alle persecuzione perché il Cristo è fedele: io in voi. La forza della rivelazione deve essere sostegno in tutta la vita, nelle avversità. L'invito a rimanere in Lui, come Lui rimane in noi ha un qualcosa di profondo e carnale, spirituale e fisico al tempo stesso. Risuona il Cantico dei Cantici: Il mio amato è per me, io sono per il mio amato (Cant. 2,16). Una possessione spirituale e carnale totalizzante. Nella breve pericope il verbo “rimanere” compare addirittura sette volte. Con Gesù nasce una vigna più larga, più accogliente e più estesa della precedente, con una nuova linfa: l'agape, l'amore stesso di Dio. La forza di questo amore è dirompente: permette di produrre molto frutto. Dice Gesù: In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto. È la via tracciata per ogni discepolo del Signore. Nella tradizione bizantina c'è una splendida icona che riproduce plasticamente questa parabola evangelica. Al centro è dipinto il tronco della vite su cui è seduto Gesù con la Scrittura aperta. Dal tronco partono dodici rami su ognuno dei quali è seduto un apostolo, con la Scrittura aperta tra le mani. È quella Scrittura, Parola eterna che permette di non amare a parole né con la lingua, ma coi fatti e con la verità.

Già, sembra facile. Il Cristo si offre sempre a noi, come una vite che aspetta gli innesti di nuovi tralci ma noi siamo sordi e ciechi davanti a questa realtà. I nostri egoismi ci fanno appassire e rischiano di farci diventare una pianta che infesta la vite e, in prospettiva, la vigna. Come cristiani siamo chiamati all'unità e alla concordia, un’unità e una concordia da perseguire senza finzioni e senza ipocrisie bensì con l'onesta e la perseveranza dei discepoli del Signore. Coltivando solo le nostre ambizioni e il nostro interesse rischiamo di seccare e di non dare frutto. Il frutto cresce innanzitutto con la nostra irrinunciabile e irresistibile vocazione: andare per il mondo a proclamare l'Evangelo di Resurrezione e di Speranza. Senza questa vocazione, che è la priorità della Chiesa, il tralcio viene bruciato nel fuoco perché è sterile e non vi è frutto. Chi vuole dimorare in Cristo deve imparare a dimorare anche nella sua Chiesa, cloaca di peccatori e tuttavia comunità nel Suo nome, cercando di portare frutto. E non certo come esperti scaldapanche e nemmeno come quel cristiano descritto in stile ironico da Agostino: Signore, fammi un uomo nuovo, ma non ora. La Chiesa non è perfetta e non è infallibile (al contrario di quello che credono altre confessioni) ma non può rinunciare all'aspirazione di portare frutto. Dimorare in Cristo significa crescita interiore, pace dell'anima, vitalità della Chiesa. I rami debbono dare sempre maggiori frutti a maggiore gloria del Padre. Dimorando in Cristo si impara a scandagliare la propria anima e a selezionare i propri desideri, mettendo da parte l'egoismo e sottomettendosi al bisogno dell'altro. Dimorando in Cristo si libera la preghiera da aspetti magici, esoterici o superstizioni (esempi dei quali sono molto facili in un paese come il nostro dove l'oggetto della preghiera non è così scontato sia Dio). Il vero potere della preghiera è la relazione incessante con Dio, l'affidare a Lui le nostre paure, le nostre debolezze, l'affidargli anche gli altri, nella consapevolezza che siamo fallibili e, infine, l'accogliere ciò che Dio, ogni giorno, gratuitamente, ci dona.

Dimoriamo in Cristo, perché senza di Lui non possiamo fare nulla. Dimoriamo in Cristo, perché senza di Lui non siamo nulla. Dimoriamo in Cristo, perché non c'è nulla di più bello. Dimoriamo in Cristo, crescendo come singoli e come Chiesa. Dimoriamo in Cristo e quel che domanderemo al Padre sarà fatto. Dimoriamo in Cristo, così glorificheremo il Padre suo e nostro che è nei cieli.

* Ad Andrea Panerini giunga un augurio di pronta guarigione dopo un intervento chirurgico subito a giugno. (red.)

 

Per non dimenticare

Contro ogni violenza

Ti ho chiamato per nome, tu sei mio

di Roberto Davide Papini

 

Montagne di occhiali, capelli, scarpe, giocattoli, vestiti, utensili vari. E le valigie.

In una delle enormi bacheche del museo di Auschwitz ci sono accatastate centinaia di valigie, con i nomi scritti col gesso da parte di chi sperava così di poter ritrovare i bagagli una volta finito quell'incubo.

Visitare i campi di sterminio nazisti (ma anche alcuni musei particolarmente suggestivi, a partire dallo Yad Vashem di Gerusalemme) è un'esperienza forte, dolorosa e necessaria. Esperienza sconvolgente perché ti porta a "immaginare" (molto vagamente, ma molto dolorosamente) una pagina nerissima, inverosimile, ma purtroppo vera della storia umana, con buona pace dei negazionisti. Così è stato anche per me ad Auschwitz, luogo di sterminio degli ebrei, ma non solo (anche di polacchi, di zingari, omosessuali, oppositori politici, Testimoni di Geova, cristiani e via dicendo). Luogo dove si è cercato di sterminare la speranza e la dignità umana.

Alla fine mi resta un misto tra la voglia di piangere e il grande bisogno di pregare. Tornato sul pullman ho avuto "bisogno", necessità, davvero, di aprire la mia Bibbia e di cercare lo "Shemà Israel" ("Ascolta Israele", nel capitolo 6 del Deuteronomio) pensando quante volte in quei luoghi di morte e di negazione dell'umanità e della speranza, tanti ebrei abbiano pregato con quelle parole, trovando la forza per andare avanti.

Tutto mi ha colpito in questa visita: le baracche, le latrine, i binari della morte, gli spazi immensi, eppure angusti per gli uomini liberi, tra filo spinato e barriere. Le foto, i documenti, il racconto delle sofferenze e delle umiliazioni...

E poi, quei nomi... quei nomi e cognomi scritti sulle valigie, nomi che mi parlano più delle fotografie. Mi raccontano il dramma individuale di tutti e di ciascuno. Ripenso alla sezione dello Yad Vashem in memoria dei bambini uccisi nei lager nazisti, a quel corridoio da percorrere per sentire solo il nome, il cognome, l'età e la nazionalità delle piccole vittime. E allora riprendo la Bibbia e vado diretto al capitolo 43 di Isaia, a Dio che dice ad Israele (ma a tutti e a ciascuno di noi): "Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!". Ti ho chiamato per nome... non temere... Com'è importante il nome. Com'è importante ascoltare o leggere quei nomi. Hanno provato a cancellarli, chiamando i prigionieri con dei numeri. Ma non ci sono riusciti... E così penso che anche nel momento più tragico, sulla forca o in attesa della fucilazione; nelle camere a gas o sotto il peso di indicibili fatiche e umiliazioni, Dio abbia preso per mano tutti e ciascuno e abbia sussurrato loro: "Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!".

 

L’ODIO

di Wisława Szymborska

Guardate com'è sempre efficiente,

come si mantiene in forma

nel nostro secolo l'odio.

Con quanta facilità supera gli ostacoli.

Come gli è facile avventarsi, agguantare.

 

Non è come gli altri sentimenti.

Insieme più vecchio e più giovane di loro.

Da solo genera le cause

che lo fanno nascere.

Se si addormenta, non è mai di un sonno eterno.

L'insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.

 

Religione o non religione -

purché ci si inginocchi per il via.

Patria o non patria -

purché si scatti alla partenza.

Anche la giustizia va bene all'inizio.

Poi corre da solo.

L'odio. L'odio.

Una smorfia di estasi amorosa

gli deforma il viso.

 

Oh, quegli altri sentimenti

malaticci e fiacchi.

Da quando la fratellanza

può contare sulle folle?

La compassione è mai

arrivata per prima al traguardo?

Il dubbio quanti volenterosi trascina?

Lui solo trascina, che sa il fatto suo.

Capace, sveglio, molto laborioso.

Occorre dire quante canzoni ha composto?

Quante pagine ha scritto nei libri di storia?

Quanti tappeti umani ha disteso

su quante piazze, stadi?

Diciamoci la verità:

sa creare bellezza.

Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.

Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.

Innegabile è il pathos delle rovine

e l'umorismo grasso

della colonna che vigorosa le sovrasta.

È un maestro del contrasto

tra fracasso e silenzio,

tra sangue rosso e neve bianca.

E soprattutto non lo annoia mai

il motivo del lindo carnefice

sopra la vittima insozzata.

In ogni istante è pronto a nuovi compiti.

Se deve aspettare, aspetterà.

Lo dicono cieco. Cieco?

Ha la vista acuta del cecchino

e guarda risoluto al futuro

lui solo

 

L’eccidio di Katyn

di Sara Rivedi Pasqui

 

Il 23 agosto 1939, in seguito al patto Molotov-Ribbentrop, Stalin e Hitler si spartirono la Polonia. I militari polacchi che si trovavano sul territorio controllato dai sovietici furono catturati e considerati prigionieri di guerra. Nel 1941 da Mosca partì l’ordine per l’eliminazione di tutti gli ufficiali ed i sottufficiali i quali vennero uccisi, uno ad uno, con un colpo alla nuca e seppelliti in fosse comuni nel bosco di Smolensk. L’eccidio naturalmente doveva restare occulto. La decisione di tale massacro era dettata dall’intento di distruggere la nazione polacca sopprimendo proprio quegli uomini che rappresentavano le sue classi dirigenti, la sua inteligencja. Nel frattempo la Germania hitleriana aveva occupato la Polonia, il patto di alleanza russo-germanico era saltato, l’esercito tedesco si apprestava ad invadere e conquistare l’Unione Sovietica e Stalin, ormai alleato di inglesi ed americani, fece ricadere sugli invasori la responsabilità della strage di Katyn. Solo nel 1990 fu fatta luce sull’eccidio voluto dal capo del Cremlino ed eseguito con fredda, cinica, spietata determinazione. Michail Gorbaciov, in nome della glasnost (trasparenza), ammise per la prima volta la responsabilità di Stalin nella strage e così dai documenti inviati alle autorità polacche si appresero i nomi dei 22.000 prigionieri uccisi. La storia di questo efferato episodio è stata ben ricostruita e documentata in un saggio di Victor Zaslavsky, pubblicato in Italia nel 2006 dalla casa editrice Il Mulino con il titolo Pulizia di classe, il massacro di Katin. Nel 2007 il regista Andrzej Wajda ne ha tratto un film dal titolo Katin.

Recentemente, grazie a due cari amici, sono venuta in possesso di una stupenda poesia che rievoca con toni struggenti quei morti dimenticati dalla Storia, ma sempre presenti e vivi nella memoria dei loro cari, dei loro discendenti. L’autore è Zbigniew Herbert (1924-1998), insigne poeta, saggista, drammaturgo polacco e dedicata alla memoria di suo zio Edward Herbert, vittima del massacro. Essa meglio di qualsiasi testo o film trasmette con forte liricità il dramma di quel tragico evento senza suscitare odio o desiderio di vendetta in colui che legge, ma solo una grande pietà per quei morti di cui non restano, quali testimoni, che i bottoni delle divise.

 

 

Bottoni

di Zbigniew Herbert

 

 

Solo i bottoni irriducibili

testimoni del crimine hanno vinto la morte

risalgono dal fondo in superficie

unico monumento sulla loro tomba

stanno a testimoniare che Dio terrà i conti

e avrà pietà di loro

ma come possono risuscitare i corpi

se sono parti di terra collose

trasvolato è un uccello una nuvola fluttua

cade una foglia la malva spunta

ed è silenzio nei cieli lassù

e il bosco di Smolensk fumiga bruma

solo i bottoni irriducibili

voce potente di silenti cori

solo bottoni irriducibili

bottoni di cappotti ed uniformi

 

 

Pregare con attenzione, vegliare con devozione. Prosegue il “Laboratorio Speranza” della Libreria Claudiana di Firenze dedicato a Jürgen Moltmann

di Pasquale Iacobino

 

Martedì 16 giugno è tornato a riunirsi il Laboratorio Speranza, il collettivo teologico dedicato a Jürgen Moltmann, con un sguardo orientato a leggere le fratture che attraversano l'umanità del tempo presente. Quest'ultimo appuntamento è stato vissuto come tappa di avvicinamento alla Giornata mondiale del rifugiato, promossa per il 20 giugno dall'Onu e dall'Alto commissariato dei rifugiati.

Abbiamo condotto un’analisi critica delle rappresentazioni massmediatiche del fenomeno dei migranti richiedenti asilo. Intrecciando la musica e il canto dei Radiodervish, il film documentario “Come un uomo sulla terra” e i dati statistici sono stati ripercorsi i cammini di speranza seguiti da eritrei, somali, afghani, ecc. Per esempio, a fronte della “retorica dell'invasione” a cui si fa ricorso sia in ambito televisivo che politico, colpisce sapere che in realtà l'80% dei rifugiati politici del mondo è accolto dai cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Se l'Italia nel 2007 ha accolto circa 30 000 richiedenti asilo, la Germania ne ha accolti 579 000, il Pakistan circa due milioni afghani. Insomma essere tra i Paesi più ricchi non significa essere tra i più accoglienti.

A proposito della questione Libia, diritti umani e politica dei “respingimenti” suggeriamo la visione del documentario “Come un uomo sulla terra”: il racconto di un rifugiato politico etiope, venduto alla polizia libica, imprigionato, torturato e poi rivenduto dai poliziotti (per 18 euro) ai trafficanti di migranti che a loro volta lo rivendono a 400 dollari ad altri trafficanti. A proposito, a quanto equivalgono 18 euro? Sentite un po': “Trenta Dinari”! Non l'abbiamo già sentita questa cifra?

Dal numero di maggio 2009 della rivista "Nigrizia", sulla base del "Rapporto del presidente del consiglio dei ministri sull'esportazione e il transito di materiale d'armamento", si rileva che l'esportazione italiana di armamenti in Libia è passata dai quasi 15 milioni di Euro del 2006 ai 93 milioni del 2008. Un aumento del 620% in 2 anni! E' una curiosa coincidenza o esiste una relazione tra la politica dei respingimenti e questo aumento delle esportazioni di armi italiane in Libia? C'è da chiedersi anche in quale misura siano a carico del contribuente italiano ed europeo: secondo "Nigrizia" (G.Ballerini, Maggio 2009, p.35) il sistema satellitare per il controllo dei confini meridionali della Libia con Ciad e Sudan è finanziato dall'Italia e dall'Unione Europea. Cosa ha a che fare tutto questo con la nostra fede e con la nostra spiritualità? Bella l'esortazione di Moltmann: “Pregare con attenzione, vegliare con devozione” (Passione per Dio, Claudiana 2006, pp.51-59).

Il Laboratorio Speranza tornerà a riunirsi in settembre, sempre alla Libreria Claudiana di Firenze. Info: 055.28.28.96.

 

 

Relazione sull’attività della Libreria “Claudiana” di Firenze

a cura di Pasquale Iacobino

 

1. Lettura tra resistenza e speranza

Leggiamo perché ci sappiamo mortali, afferma Daniel Pennac: la lettura sarebbe dunque un atto di resistenza alla provvisorietà, alla muta sensazione di transitorietà e fuggevolezza della vita. Il libro e la comunicazione intorno alla lettura sono uno dei modi per combattere il senso di incertezza e per liberarsi da una superstiziosa e fatalista modalità di affrontare le avversità. Si continua a suonare la campana funebre del libro eppure il fenomeno della lettura conosce sempre nuove ed inaspettate resurrezioni. D'altro canto cosa saremmo noi evangelici senza il libro della Risurrezione per eccellenza, la Bibbia? E potremmo mai raccontare la storia delle nostre chiese senza intrecciarla con la storia della diffusione del libro protestante? Fondare una Editrice Protestante nel 1855 in una Italia cattolica e analfabeta, tessere una rete di venditori ambulanti di libri evangelici, aprire delle librerie evangeliche non sono stati atti di resistenza? O forse è più appropriato definirli atti di speranza? Per noi minoranza protestante, resistere e sperare, sono profondamente intrecciati: si resiste per poter sperare, e la speranza nel futuro di Cristo ci permette di resistere con più determinazione.

2. Animazione culturale e rapporti con il territorio

Anche quest'anno il nostro contributo ha assunto diverse forme: Consulenza a chi ha inteso organizzare eventi culturali; organizzazione di conferenze; ospitalità di eventi e promozione della lettura attraverso percorsi di gruppo; punto informativo: si stimano 600 brevi colloqui annuali rispondendo a domande ricorrenti su protestantesimo, bibbia, etica protestante, storia della riforma, ecumenismo. Si forniscono informazioni su orari e luoghi delle attività delle chiese evangeliche di Firenze; presenza della libreria in eventi culturali organizzati da altri soggetti (circoli, associazioni, fondazioni, club, università): nel 2008 abbiamo totalizzato 35 banchi libro. Ricordiamo i più significativi: Convegno della Diaconia (marzo); Convegno dell'Associazione laica di cultura biblica “BIBLIA” (aprile); Assemblea UCEBI (giugno), Domenica della Riforma (ottobre), Convegno sul decennale REFO (novembre).

Tra le conferenze organizzate in collaborazione con il Centro culturale protestante, ricordiamo quella del dicembre 2008, sul tema del testamento biologico, con Mario Riccio, il medico al centro del caso Welby.

 

3. Sostegni. Le righe che seguono valgano come sentito ringraziamento ai singoli e alle chiese che hanno sostenuto il lavoro della Libreria nel 2008.

Volontariato: le volontarie che nel 2008 hanno donato una quota significativa del proprio tempo libero alle attività della Libreria sono state due: Chiara Ettorre e Francesca Sapienza. Altri importanti apporti sono arrivati da Nunzia Notaristefano e Bilda dos Santos. A diverso titolo, per interventi ad hoc, abbiamo anche ricevuto aiuto da Giacomo Carli, Laura Venturi, Danilo Baconi, Dunia Magherini, Edoardo Canino.

Depositi chiese: un’importante attività di diffusione del libro protestante attraverso i banchi-deposito presenti nelle chiese battiste, metodiste e valdesi. Ricordiamo qui i/le vari/e responsabili dei Depositi serviti dalla libreria di Firenze: Gabriela Lio (Ariccia), Luciana Della Pozza (Grosseto), Roberto Rossi (Firenze Valdese), Renzo Gambaccini (Livorno Valdese), Samuele Del Carlo (Lucca), Larissa Mascioni (Siena), Letizia Tomassone (Carrara e La Spezia), e il gruppo di giovani che lo cura presso la Chiesa Valdese di Pisa: Joachim e Sophie Langeneck, Silvia Manara, Paolo Papale e Ilaria Cerbai.

Doni chiese madrine ed esecutivi: anche nel 2008 la Libreria ha usufruito del sostegno economico annuale della Chiese battista (2500) e della Chiesa valdese di Firenze (2500), così come non va dimenticato l'aiuto della Tavola valdese (10.000) e dell'UCEBI (locali ceduti in comodato gratuito, come ha fatto la Chiesa valdese per i locali di sua proprietà per le altre librerie). Nei primi mesi del 2009 abbiamo ricevuto un dono dalla Diaconia valdese fiorentina: sarà rendicontato nella relazione 2009.

 

4. Considerazioni finali 

La situazione di sofferenza economica rimane costante. In tempi di crisi, con le famiglie che lottano per arrivare a fine mese, non è disprezzabile il pareggio delle vendite del 2008 a quelle del 2007, con il livello dei costi sostanzialmente in linea. Sono ancora aumentate le vendite effettuate per via postale in tutta Italia. Fondamentale in questi risultati si rivela la scelta di tanti (clienti evangelici e non) di orientare i proprio acquisti non verso le  librerie delle grandi catene commerciali, ma verso una piccola opera evangelica. La tipologia del venduto si divide quasi al 50% tra libri di cultura religiosa (Bibbia, esegesi, teologia, storia della chiesa, dialogo interreligioso, ecc.) e 50% di libri di vario genere (romanzi, saggistica, testi universitari, libri per ragazzi, guide turistiche), e questo tratteggia una Libreria Claudiana che risponde alla vocazione di diffusione del pensiero protestante da un lato e di apertura al territorio dall'altro.

Tra gli eventi del 2008 è sicuramente da ricordare l'operazione che ci ha permesso di diffondere 2500 copie della Bibbia in poche settimane, operazione impossibile senza il decisivo apporto delle chiese e di tanti fratelli e sorelle di tutta Italia. Concludo, rinnovando il ringraziamento per doni, preghiere e gli incoraggiamenti ricevuti, e condividendo l'esortazione del salmista: “Spera nel Signore! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi; sì spera nel Signore!”(Salmo 27:14).

 

Dalla Diaconia valdese fiorentina: tre anni di attività

a cura di Davide Rosso (Commissione sinodale per la diaconia)

 

Sono trascorsi tre anni dalla nascita della Diaconia valdese fiorentina (Dvf). Un tempo sufficiente a fare una prima valutazione del lavoro svolto. In quest’ottica il comitato della Dvf e la Commissione sinodale per la diaconia (Csd) hanno cominciato a inizio di quest’anno una riflessione sul lavoro fatto dal 2006. Ne è emerso un percorso che se ha avuto bisogno di qualche assestamento all’inizio ora sembra indirizzato in modo sicuro. Si può dire di essere più «attrezzati» che in passato a raccogliere le sfide diaconali che dal mondo fiorentino ci arrivano con i dati del bilancio consuntivo 2008 che ci dicono che risultati sono stati sicuramente raggiunti.

Valutando il percorso della Dvf non possiamo però dire che sia concluso. La realtà della Dvf è una realtà complessa che raduna azioni di servizio differenti che vengono portate avanti in 4 «case» distinte. La Dvf è una realtà intorno a cui ruotano tante persone: ospiti, famiglie, dipendenti, volontari. Ci sono delle responsabilità in questo senso. Ma la Dvf è anche luogo di impegno delle denominazioni presenti nella sua realtà (valdese, metodista, fratelli e battisti). Luogo di incontro e di scambio fra le chiese nell’impegno diaconale. Ragionando della Dvf bisogna tener conto di tutto questo. Con il Comitato ce lo si è detto più volte e lavorando congiuntamente con la Csd si è pensato di ragionare in quest’ottica partendo proprio dal regolamento. Non si tratta di fare rivoluzioni, anzi, ma semmai di adeguare il regolamento a quanto scaturito da questi 3 anni di attività comune e di rodaggio. Da una parte cioè si tratta di fare una sorta di fotografia dell’esistente e dall’altra di fare un tentativo di semplificazione e di chiarimento per poter essere sempre più incisivi nella nostra azione diaconale.

Al progetto hanno lavorato prima un gruppo nominato dal Comitato, quindi il Comitato stesso e la Csd e ora, dopo aver presentato l’esito del lavoro in un incontro a cui sono stati invitati il Concistoro valdese e i Consigli delle Chiese metodiste, dei fratelli e battiste fiorentine, quest’ultima procederà alla presentazione del regolamento rivisto al Sinodo 2009, non per l’approvazione (i regolamenti sono strumenti interni che ci si dà per il buon funzionamento dell’opera diaconale), ma per informare la Chiesa del percorso fatto e degli obiettivi che ci si pone.

La revisione del regolamento che è scaturita dal lavoro di questi mesi parte ovviamente dall’impianto del regolamento approvato nel 2006 ma prevede ora due realtà che tengono conto proprio delle particolarità che evidenziavo della Diaconia valdese fiorentina. Infatti ora il regolamento prevede una «Conferenza dei rappresentanti delle Chiese» composta da 14 membri con voce deliberativa designati dalle Chiese presenti nella Dvf più il presidente della Csd o un suo delegato, e 8 con voce consultiva, comprendente anche un membro del X circuito delle chiese valdesi e metodiste. La Conferenza nelle sue riunioni avrà come obiettivo quello di dare orientamenti di medio e lungo periodo, di dare indirizzi per la progettualità della Dvf tenendo conto delle necessità del territorio e di valutarne quindi l’attuazione o gli impedimenti alla loro attuazione. La Conferenza poi sarà anche uno strumento di collegamento maggiore con le Chiese per la Dvf e fra le Chiese (riceverà tra l’altro la relazione annua dalla Dvf e la presenterà alle Chiese).

La seconda «novità» che il regolamento prevede riguarda la composizione del comitato di gestione e il suo funzionamento. Quello che si è valutato in questi 3 anni è che per gestire nella quotidianità una macchina complessa come quella della Dvf serve uno strumento agile e operativo che sia in grado di reagire prontamente alle sollecitazioni. Per far fronte a questo il Comitato Dvf si è dato in questi ultimi anni un ufficio di presidenza composto da 4 persone. Ora in continuità con quanto elaborato in questi anni si è pensato a un Comitato composto da 5 persone nominate dalla Csd, sentite le Chiese, in base alle competenze e alla disponibilità. E poi si è ragionato anche sul metodo di lavoro del Comitato che articolerà il suo lavoro «per aree di gestione delegando competenze relative alle diverse aree di intervento ai propri membri» che riferiranno poi in seduta congiunta dove si stabiliranno le linee di intervento. Insomma si è pensato al Comitato come a uno strumento agile in cui i carichi di lavoro sono suddivisi ma anche in cui le decisioni e le linee di indirizzo sono prese collegialmente seppur rispettando quei criteri di rapida operatività richiesti dalla responsabilità di gestire una realtà complessa come la Dvf.

Un lavoro insomma, quello della revisione del regolamento Dvf, che mira a rinforzare l’azione e la riflessione diaconale nell’area fiorentina, il suo fare e la sua progettualità. Un modo per proseguire quella strada di servizio e testimonianza che le Chiese fiorentine si sono date non solo dal 2006 ma da molti anni prima.

 

 

 

Cinquant’anni del Centro sociale evangelico

di Roberto Rossi

 

Buon Anniversario "Centro"! Quando nascesti eravamo degli agguerriti, entusiasti giovani che volevano cambiare il mondo... o forse non proprio, ma certamente eravamo ben determinati a fare tutto il possibile per alleviare tante sofferenze. Era il 14 aprile 1959 quando, in una consueta, affollata riunione dei giovani evangelici delle Chiese fiorentine fu deciso di creare un centro di assistenza per i bisogni dei tanti poveri della città. Come i nostri fratelli maggiori della Chiesa valdese fiorentina, avevano ideato la costruzione di Agape quale luogo di incontro e rappacificazione nel dopoguerra, dalla stessa Chiesa, dieci anni dopo altri giovani ideavano un centro per la lotta contro i bisogni economici che la stessa guerra aveva lasciato. Si formava quindi un comitato e un folto gruppo di collaboratori delle varie chiese per far nascere il Centro evangelico di solidarietà, divenuto in seguito Centro sociale evangelico.

Primi finanziamenti con la raccolta di carta, stracci, metalli, bottiglie, che allora trovavamo da vendere; poi vestiario, mobili, oggetti, per rifornire i bisognosi.

Poi l'idea del "diecino": dieci lire al giorno che tanti volenterosi raccoglievano nei salvadanai e ci consegnavano ogni mese; offerte, che venivano inizialmente dai fiorentini e poi da tanti amici da tutta Italia, che raccoglievamo per mezzo di un giornaletto che spedivamo tre volte l'anno.

Oltre alla risposta a tutte le singole richieste di aiuto, temporaneo o prolungato che ci venivano, sono nate negli anni attività di cui man mano vedevamo il bisogno.

E così ecco nascere il Poliambulatorio (7 dicembre 1962) nei locali di via De’ Serragli, per tutti quei cittadini che allora non avevano nessuna assistenza sanitaria. Vi erano varie specializzazioni con ben cinque medici volontari, coordinati da Marco Ricca. Servizio durato fino al 1970, all'avvento dell'assistenza sanitaria statale.

Poi c’era anche la scuola, nata in via Manzoni come doposcuola e poi sviluppatasi, per opera soprattutto dei giovani battisti, in via dei Macci e in seguito alle baracche di Piazza dei Ciompi con gli insegnamenti superiori e insegnamenti di italiano per stranieri; infine diventando una grande pluriattività in Borgo Pinti (la Cooperativa “Gaetano Barberi”). Sempre sotto il coordinamento di Andrea Mannucci. Il Servizio turistico nato per informare gli stranieri sulle chiese evangeliche, con stampa e diffusione di depliant illustrativi, nonché pubblicazione di due edizioni di una guida storica e illustrativa sulle nostre chiese e opere. Poi altre idee come la raccolta del sangue, venuta in seguito alla cura di un nostro fratello emofilico.

Infine l'idea di avere una Casa comunitaria dove potersi incontrare, in momenti di riposo o di studio, fra evangelici fiorentini e con altri, e per ospitare persone impossibilitate a fare vacanze costose. Anche a questa realizzazione (1979) hanno partecipato tante persone con grandi e piccole offerte, tanti giovani e non, che con molti mesi di lavoro hanno reso la casa accogliente mentre la gestione è stata tenuta dai coniugi Sansone.

Oggi l’attività del Centro è un po’ cambiata, non ci sono più le opere qui ricordate, ma continua l’attività più tradizionale verso i vari bisogni, da piccoli aiuti e prestiti, a ricerche di lavoro e sistemazione. Il Centro è ancora vivo e attende nuove forze. Sua emanazione è oggi la cooperativa “La Riforma” che si occupa di disagio mentale. Voler raccontare cinquant’anni del Centro in poche righe è come voler raccogliere il mare in un bicchiere: le fatiche, le ansie, le speranze, le delusioni; tutta la gente passata dai nostri uffici con i suoi problemi e i suoi dolori. Per ognuno la speranza sua e nostra di farcela, di risorgere da condizioni disperate. Poi, in molti, la gioia del successo, per alcuni (sempre troppi) la delusione della ricaduta. Non posso esimermi dal ricordare almeno alcuni eccezionali collaboratori della prima ora che non ci sono più: Giovanni Zanetti e Rodolfo Iannuzzi, noti per la raccolta degli oggetti usati, uno con la “Cinquecento” e l’altro con il triciclo, Gaetano Barbieri, giovanissimo insegnante della nostra scuola, Franco Gattini, nostro tecnico sempre presente e infine Leopoldo Sansone che è stato l’iniziatore e l’animatore di tutto questo.

Caro vecchio Centro, che hai accompagnato la nostra vita, ti abbiamo creato da ventenni, ti celebriamo da settantenni. Se stato parte importante della nostra vita.

 

 

 

 

Invito a Casa Cares

Agosto in collina

Temperatura e costo sopportabili!

 

Casa Cares invita i membri delle nostre comunità ad un momento comunitario nel mezzo dell’estate.

Dalla cena della domenica, 16 agosto

Fino al pranzo del sabato 22 agosto

Costo di pensione completa - € 170 (meno di €30/giorno!)

Costo ragazzi 4-12 anni in camera con i genitori - € 120

Nessun supplemento per una camera singola

Le camere con bagno saranno assegnate

alle prime coppie e famiglie iscritte

 

Dopo la colazione sarà proposta una breve meditazione per iniziare la giornata.  Eventuali altri programmi saranno fissati secondo la partecipazione.

Prenotazioni e informazione: info@casacares.it      055-8652001     FAX  055-8652900

 

A Firenze concerti estivi da non perdere

Calvin and Chapel Handbell Ringers (20 giovani suonatori di campane) della First Presbyterian Church di Red Bank, New Jersey - Stati Uniti, si presentano con un programma sia classica che di composizioni originali il 15 luglio, alle 21 nella Chiesa Valdese di Firenze, Via Micheli.

New England Youth Ensamble (orchestra sinfonica giovanile) del Columbia Union College in Takoma Park, Maryland con un ampio repertorio di musica cristiana, il 29 luglio, alle 21 nella Chiesa valdese di Firenze, Via Micheli 26.

 

 

Dalle Chiese evangeliche fiorentine

Chiesa Apostolica Italiana di Firenze e Prato

 

In occasione del trentennale della Chiesa Apostolica Italiana

 mi è gradito invitarvi alla conferenza

Ecumenismo come comunione

Relatore:

Dr. Mario Affuso

Sabato 26 settembre alle ore 17,00

presso l’auditorium  della Chiesa di S.M.Ausiliatrice (g.c.),

a Firenze in via M. Morosi 36.

 

Nella viva speranza di vedervi tra noi,

porgo il saluto del Consiglio Nazionale di Coordinamento e mio personale.

Rossella Mugnaioni

                                                                                                 (Presidente)

 

Chiesa evangelica battista

http://chbattistaborgognissanti.interfree.it

Il 2 Giugno si è svolta una gita a Monte Morello delle diverse chiese battiste di Firenze (romena, filippina, ivoriana, “italiana”). Domenica 14 giugno si è tenuta l'assemblea ordinaria con il bilancio delle attività di un anno ricco di benedizioni. A seguire agape fraterna, con il pranzo davvero speciale preparato dal gruppo “Diversamente cuochi”.

Martedì 9 giugno Patrizia Sciumbata ha terminato il ciclo sulla storia di Israele.

Sabato 13 giugno è stato celebrato il matrimonio di Adriana e Daniele Parenti: agli sposi e alle loro famiglie le felicitazioni di tutta la comunità. 

La visione del documentario“Come un uomo sulla terra” ha inaugurato un piccolo cineforum sui diritti umani: racconta del viaggio della speranza dei migranti dal Centro-Africa o dal Corno d'Africa, verso l'Italia e documenta delle violenze nelle carceri libiche e della sistematica violazione dei diritti fondamentali ad opera della polizia libica. Il cineforum è proseguito con la proiezione del film “12”, sul pregiudizio verso lo straniero. Il prossimo appuntamento è per venerdì 3 luglio con “Valzer con Bashir”, film di animazione autobiografico di un regista israeliano sulla guerra in Libano del 1982

Il culto domenica rimane fissato alle 11. Le scuole domenicali sono in vacanza, prosegue l'incontro dei giovani del giovedì sera a cura di Katerina. Anche i gruppi di preghiera o di lettura nelle case hanno continuato a riunirsi in giugno.

 

Chiesa evangelica metodista

Nei mesi di luglio e agosto il tempio di via De’ Benci. I culti domenicali congiunti si terranno nel tempio valdese di via Micheli, alle 10.30 Per tutte le situazioni di emergenza sono disponibili la pastora Müller e il pastore Gajewski.

 

Chiesa evangelica valdese

www.firenzevaldese.chiesavaldese.org

e-mail: concistoro.fivaldese@chiesavaldese.org

 

Dal Concistoro

 

Il 6 giugno scorso si è riunito il Concistoro. Riportiamo ampi stralci dal verbale della seduta.

Il Concistoro riunitosi alle 9, in via Manzoni 21, dopo aver verificato l’esistenza del quorum, delibera quanto segue.

a)  Sono nominati ai seguenti incarichi concistoriali:

·   Presidente, Debora Spini;

·   Vicepresidente, Valdo Pasqui;

·   Segretario, Edoardo Canino e, come segretari supplenti, Mirella Ricca e Anna Maria Barducci; Roberto Rossi rimane in carica come segretario aggiunto;

·   Cassiera, Riccarda Nardini.

b)  Sono nominate le seguenti commissioni concistoriali:

-     finanze (Valdo Pasqui, Riccarda Nardini, Roberto Davide Papini);

-     stabili (Roberto Rossi, Walter Balzano, Edoardo Canino) con mandato a riunirsi a breve per la valutazione complessiva di quanto necessario per la ristrutturazione del Tempio di via Micheli;

-     comunicazione (Pawel Gajewski, Roberto Davide Papini, Roberto Rossi, Valdo Pasqui e Alessandro Sansone).

c)   Vengono nominati i seguenti gruppi di lavoro (con la presenza di almeno un membro del concistoro per gruppo), che dovranno essere presentati all’assemblea, dopo la loro costituzione, a norma dell’art.19 dell’RO.3/1979:

Diaspora evangelica (circolare della Chiesa), con i seguenti membri: tutti coloro che fanno parte della commissione concistoriale comunicazione, ai quali viene dato mandato di contattare Pasquale Iacobino (come rappresentante BMV) e Brunarosa Sabatini;

Liturgia, con i seguenti membri: Pawel Gajewski (in qualità di pastore della comunità) e Roberto Rossi come concistoriali, ai quali viene dato mandato di contattare: David Buttitta (in qualità predicatore locale con voce consultiva concistoriale); Patrizia Barbanotti, Paola Reggiani, Andrea Panerini (in qualità di aspiranti predicatori locali); Judith Siegel, (Lisa) Myung-San Ko, Adriano Primadei e Marcella Favellini (per inni, musica e allestimenti);

*Riforma/giornata sul lavoro (in vista della preparazione della festa della Riforma da celebrare alla luce dell’etica del lavoro enunciata da Calvino), con i seguenti membri: Debora Spini, Pawel Gajewski, Roberto Davide Papini. Alessandro Sansone, concistoriali ai quali viene dato mandato di contattare David Buttitta, Gabriele De Cecco e Paolo Rossi.

*Riguardo l’organizzazione della tradizionale festa della Riforma, a Walter Balzano viene dato mandato di effettuare una puntuale rilevazione delle realtà protestanti presenti sul territorio fiorentino, in vista di una possibile collaborazione ecumenica, che andrà comunque vagliata e stabilita dal Concistoro in comune accordo con il Consiglio dei pastori.

*Visite, con i seguenti membri concistoriali: Pawel Gajewski e Anna Maria Barducci, quest’ultima assumerà la funzione di collegamento e dovrà individuare le persone disposte a collaborare, di volta in volta, in tale ambito;

*Carceri, con i seguenti membri: Roberto Davide Papini, Anna Maria Barducci, Mirella Ricca, concistoriali con il mandato di contattare Eva Propato;

*Migranti e progetto FCEI “Essere Chiesa insieme”, con i seguenti membri: Anna Maria Barducci, Mirella Ricca, concistoriali con il mandato di contattare Eva Propato e Olivia Bertelli, quest’ultima per una eventuale prima collaborazione a distanza vista la sua temporanea assenza dal territorio fiorentino.

d)  Su comunicazione del pastore, si prende atto che il nostro tempio rimarrà aperto nei mesi di luglio e agosto. Il pastore assicurerà la sua reperibilità e la predicazione domenicale fino al 26 luglio. Le vacanze estive del pastore termineranno il 17 agosto. Durante la sua assenza la reperibilità per le eventuali emergenze sarà assicurata dalla pastora Dorothea Muller che provvederà anche ad individuare i predicatori/predicatrici incaricati di presiedere i culti durante le quattro domeniche di agosto.

e)  Nel periodo estivo saranno organizzate due serate conviviali con cena a buffet in via Manzoni: il 22 luglio e il 19 agosto.

f)    Per tutte le questioni di partecipazione a manifestazioni e altre iniziative pubbliche che non rientrano nel quadro delle collaborazioni già consolidate con gruppi di dialogo ecumenico e interreligioso, quando non sia possibile convocare la riunione, l’ufficio di presidenza ristretto (pastore, presidente e vicepresidente) provvederà a contattare tutti i membri del concistoro. Nei casi in cui questo risulti impossibile la decisione è rimessa al giudizio dell’ufficio di presidenza in composizione ristretta, e notificata successivamente ai restanti membri del concistoro.

g)  L’assemblea di chiesa, alla quale sarà presente il consiglio del X Circuito, è convocata per il 4 ottobre a Casa Cares, in tale occasione verrà preparata una giornata comunitaria ove sarà celebrato il culto, organizzata l'agape, discussi e analizzati documenti ecclesiastici. Oltre all’ufficio di presidenza, che preparerà tale giornata (con apposita riunione nei primi di settembre), viene incaricato Edoardo Canino di contattare Paolo Rossi per coinvolgerlo nell’organizzazione logistica, mentre alle monitrici spetterà il compito di intrattenere i bambini, oltre che nelle attività della scuola domenicale, attraverso momenti ludici.

h)  Vengono conferiti i seguenti mandati operativi alla commissione finanze: reinvestimento del “fondo stabili” (70000 €); erogazione del contributo di 1000 euro a Eva Propato (progetto carceri); prendere informazioni circa la possibilità di investire il “fondo stabili” presso la Banca Etica, poiché ritenuta moralmente più idonea.

i)   La prossima seduta del concistoro è convocata per il 15 settembre 2009, alle 20, in via Manzoni.

 

Agenda estiva fiorentina

·       Quest’anno il nostro tempio resterà aperto tutte le domeniche d’estate e il culto si terrà regolarmente alle 10.30.

·       Il 15 luglio, alle 21, nel tempio si terrà il concerto di Calvin and Chapel Handbell Ringers.

·       Il 19 luglio e il 30 agosto si terrà anche il culto domenicale a Empoli.

·       Il 22 luglio e il 19 agosto in via Manzoni si terranno i nostri tradizionali estivi “mercoledì in via Manzoni”, alle 20, con una cena a buffet basata sulle cose che ognuno vorrà condividere con gli altri.

·       Il 29 luglio, alle 21, nel tempio si terrà il concerto di New England Youth Ensamble (orchestra sinfonica giovanile).

·       Il pastore Gajewski sarà in vacanza dal 27 luglio al 17 agosto. Per le emergenze sarà reperibile la pastora Thesie Müller di Siena (cell. 3339855181).

 

Diaspora di Pistoia ed Empoli

Il 4 giugno Il gruppo di Pistoia ha concluso gli incontri mensili di quest’anno. Il 30 giugno il nostro gruppo di diaspora ha partecipato ai festeggiamenti dei 25 anni di ordinazione presbiteriale di don Roberto Breschi, responsabile dell’ecumenismo nella Diocesi cattolica romana di Pistoia. La ripresa delle attività è prevista nella seconda metà di settembre.

A Empoli il culto domenicale per il locale gruppo di diaspora valdese si terrà il 19 luglio nella saletta di via Pontormo e il 30 agosto nella casa di Davide Cianci.

 

 

ECUMENICAMENTE (S)CORRETTO

di Roberto Davide Papini

 

Incontro ecumenico in una parrocchia cattolica che invita la comunità valdese della sua città a riflettere insieme su un testo biblico, vivere l'esperienza di una liturgia della parola in comune e poi stare in compagnia fraternamente. Tutto normale, bello, ecumenico. Con un dettaglio illuminante. Quando un membro del consiglio parrocchiale parla col pastore dell'organizzazione della serata gli chiede: Possiamo portare le chitarre?".

Dietro a questa domanda c'è qualcosa che dovrebbe inquietarci e non poco. Il membro del consiglio parrocchiale ha dei valdesi un'idea molto precisa (e tristemente vera, anche se incompleta perché è vero che in certe nostre comunità si usano le chitarre): una chiesa attaccata a certe forme liturgiche, a certi strumenti musicali. Certo, si dirà, è un solo episodio, non siamo solo così, poi il fratello cattolico avrà modo di rivedere la sua opinione (speriamo...) nell'incontro fraterno, ma quello che sembra solo un dettaglio è esplicativo, secondo me, di come siamo visti, percepiti. Una chiesa onesta, seria, se non seriosa, alla quale dare volentieri l'8xmille, ma che non scalda, non entusiasma e non si entusiasma. Tanto che quando ci vantiamo del fatto che noi siamo 20mila e l'8xmille ce lo danno in 200mila, non riflettiamo che come contraltare all'indubbio successo come "agenzia" erogatrice di contributi a tantissime ottime cause umanitarie e culturali c'è un fallimento come chiesa che, evidentemente, a quei 200mila ha saputo trasmettere onestà, serietà, laicità ma non ha saputo accendere la speranza, dire qualcosa di Gesù Cristo morto e risorto per tutti noi. In altre parole: evangelizzare. A maggior ragione questo è valido quando sottolineiamo con orgoglio che aderiscono e firmano tanti atei. I quali ci danno l'8xmille (per la nostra onestà, serietà, laicità, ecc.) e poi restano serenamente atei, per nulla toccati dall'incontro con noi.

Non siamo una chiesa che ha perso la passione per l'Evangelo, ma abbiamo perso la passione per annunciare l'Evangelo. Temo che oggi considereremmo i predicatori itineranti, i "barba", degli spostati, degli esaltati da tenere a distanza o compatire. Una chiesa (in certe comunità più che in altre, va detto) attaccata quasi "morbosamente" a riti liturgici, tradizioni musicali. Poco importa se al di fuori dei nostri templi nessuno capisce il linguaggio (anche musicale) dei nostri inni: chi non capisce stia pure tra gli schitarranti cattolici o pentecostali, perché i nostri inni "sono tanto belli...". Posizione non troppo dissimile da quella espressa (in ambito cattolico) da Martin Mosebach nel suo saggio contro "i nuovi iconoclasti che hanno distrutto la fede", nel quale si invoca un ritorno alla liturgia preconciliare, proprio in nome della "bellezza" del rito tradizionale ("L'eresia dell'informe. La liturgia romana e il suo nemico", edito da Cantagalli). Quanto poi, tornando a casa nostra, tutto questo "conservatorismo" abbia a che fare col principio protestante "ecclesia reformata, semper reformanda est" per me resta un mistero. Prendiamo sul serio tutto quello che ci riguarda, i nostri templi, i nostri inni, la nostra storia, la nostra facoltà, i nostri convegni, la tradizione, la Balsiglia, Arnaud e la zuppa valdese. Tutto è importante, tutto è preso sul serio. Noi per primi. Non siamo fatti per dimenarci come selvaggi durante i culti o addirittura andare al microfono a mostrare le nostre emozioni nell'incontro con Dio, nel Gesù che ci ha parlato, nello Spirito Santo che ci ha soffiato nel cuore. No, nei nostri culti spesso siamo seri, la nostra gioia è tutta interiore, nascosta, da non mostrare. Ammesso che ci sia. Non si tratta di fare rivoluzioni, stravolgimenti. Per fortuna l'avvicinarsi di nuove sorelle e nuovi fratelli che provengono da altre realtà dove la Fede è gioia e non ci si vergogna ad emozionarsi (anche in questo senso "Essere chiesa insieme" è iniziativa quanto mai opportuna) attenua questa autoreferenziale seriosità valdese. Ma non basta. Tra poche settimane ci sarà il Sinodo e mi piacerebbe che dalle nostre riflessioni assembleari emergesse un programma apparentemente banale e sciocchino, ma di fatto molto ambizioso e impegnativo: prendiamoci tutti un po' meno sul serio. Diamo importanza solo a Gesù e al suo Evangelo e consideriamo il resto (la chiesa, i templi, gli inni, la liturgia, le tradizioni) solo strumenti per annunciare meglio l'Evangelo e per questo da attualizzare e adattare al contesto in cui si opera. Anche con le chitarre e con qualche sorriso in più.

 

 

Anno 2009: Uno sguardo su Giovanni Calvino

 

Signore Iddio, ti rendiamo grazie per tutti i benefici che riceviamo di continuo dalla tua mano, poiché ti piace sostentarci in questa vita corporale, fornendoci tutto il necessario, e in particolare perché ti è piaciuto rigenerarci nella speranza di una vita migliore, che ci hai rivelato mediante il tuo santo Vangelo. Ti preghiamo di non permettere che i nostri sentimenti siano radicati qui, in queste cose corruttibili, ma fa sì che guardiamo sempre in più in alto, in attesa del nostro Signore Gesù Cristo, fino a quando apparirà per la nostra redenzione. Amen

(Giovanni Calvino)

 

 

Con questa preghiera la redazione augura buon riposo e un’estate serena a tutte le persone che leggono DIASPORA EVANGELICA. Il prossimo numero sarà pubblicato il 31 agosto.

 

 

 

 

Diaspora evangelica

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