Un’ala di riserva

di don Tonino Bello

 

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.

Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta... forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me.

Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva.

 (da Pax Christi-News n.33 2005)

Don Tonino Bello

 

L’offerta della vedova

di David Buttitta

Efesini 5, 1-8, Marco 12, 41-44. 46

 

Non so chi ultimamente, forse ad una delle iniziative del nostro centro culturale, ha raccontato che un suo amico laico, ateo o almeno non religioso, seguendo un culto o una messa, non ricordo e non mi interessa ricordare, ha detto che il testo biblico che era stato letto era chiarissimo, il messaggio e il monito contenuto era chiaro, il sermone che è seguito invece è servito solo a rendere quel messaggio meno categorico, meno efficace.

Purtroppo sappiamo che questa affermazione è vera per molti nostri atti liturgici.

In particolare molti sermoni o predicazioni che ho sentito o scritto sono soltanto nei confronti della forza espressiva del testo e di quello che il nostro Signore ci vuole comunicare un allungare la minestra, renderla meno saporita, renderla più digeribile ai nostri palati da peccatori.

Sicuramente questo testo della predicazione rientra nella categoria dei brani dell’evangelo che abbiamo reso insipidi.

Eppure è talmente chiaro !

Non so se mia figlia Ester, ma sicuramente una mia nipotina di 11 anni lo capirebbe e ce lo spiegherebbe in tutta la sua forza e efficacia.

Poi per giunta con la chiara indicazione di Paolo che abbiamo letto la cosa sarebbe ancora più semplice.

Efesini 5 versetto 5: nessun……avaro che è un idolatra ha eredità nel regno di Cristo e di Dio.

La storia è molto semplice, è una semplice osservazione di Gesù rivolta ai discepoli, ci fa notare la differenza sostanziale e non formale delle offerte che vengono donate al tempio di Gerusalemme fra dei ricchi e una povera vedova.

I primi davano una gran quantità di soldi, la povera vedova due spiccioli, ben poca cosa per le finanze del tempio, ma quei due spiccioli erano tutto quanto aveva per vivere.

I primi e tutti gli altri, dice il testo, davano solo il superfluo.

Con la premessa che ho appena fatto potrei chiudere la predicazione qui, è talmente ovvia l’attualizzazione del testo che noi tutti nella colletta o diamo solo il superfluo o siamo molto diversi da quella vedova.

Finendola qui, da una parte forse ci sarebbe l’effetto di una colletta più abbondante dove non daremo semplicemente il superfluo e dall’altra ci porteremo nel cuore e nella mente la constatazione che il nostro modo di comprendere l’evangelo è superficiale, il nostro modo di vivere non è scalfito dall’evangelo.

Questi due effetti della lettura di questo testo non sarebbero comunque cosa da poco, rimpingueremo le scarse entrate della nostra comunità da una parte, interrogheremo la nostra coscienza un po’ addormentata e girando il timone forse indirizzeremo la barca della nostra vita verso la direzione che avevamo accettato dichiarandoci testimoni del Signore.

 

Ma la povera vedova dove la lasciamo ?

Anche l’evangelista Marco che ci narra con pochi tratti incisivi questo breve episodio non ci racconta più nulla di questa vedova.

Cosa avrà mangiato quel giorno rimasta com’era senza un becco di un quattrino ?

Avrà trovato sollievo nell’ascolto della bibbia ebraica che avviene nel tempio di Gerusalemme?

Chi l’avrà sorretta nell’afflizione e nel dolore e le avrà portato aiuto almeno materiale dando a lei la possibilità di vivere senza mendicare il pane e un posto per dormire ?

Non sappiamo più nulla di questa vedova, non sapremo mai neanche il nome di questa persona che ha anteposto il servizio a Dio, alla soddisfazione dei suoi ovvi bisogni naturali.

Forse da questa breve storia e dal piccolo gesto di questa povera vedova noi uomini e donne cosiddetti religiosi avremo riscoperto che il messaggio dell’evangelo nella nostra vita non può essere superfluo, ma centrale, ma di quella povera vedova e di tutte quelle

persone che le somigliano cosa ne sarà?

Ho riletto questi versetti, ho cercato di vedere se c’era un lieto fine almeno nella storia che ci racconta Marco durante la settimana che precede la morte e la resurrezione di Gesù.

Niente lieto fine, niente intervento miracoloso, nessun gesto di aiuto per lei, forse i sacerdoti del tempio si sono occupati di lei? Non lo sapremo mai, niente di niente, la vedova scompare.

Ma poi mi sono ricordato che i testi del nuovo testamento non conoscono i paragrafi che dividono le storie, sono un’aggiunta moderna per facilitare la lettura e ho letto i due versetti che seguono e sono rimasto un po’ stupito, ve li leggo:

Mentre Egli usciva dal tempio uno dei suoi discepoli gli disse.

Maestro, guarda che pietre e che edifici !

Gesù gli disse:“Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata.”

Altro che lieto fine….Il tempio di Gerusalemme crollerà, nella ovvia attualizzazione del testo che avevo accennato la mia bella chiesa crollerà.

Perché ? Signore….La risposta è venuta, ci ha messo un po’ di tempo per farsi largo nella mia mente….

Non ci sono edifici religiosi che reggono al tempo, i templi ebraici o cristiani dedicati al Signore crollano, finché ci saranno le vedove abbandonate a se stesse e tutti quei fratelli e sorelle che stanno male sia fisicamente che moralmente saranno abbandonati a se stessi.

A che servono chiese bellissime, liturgie grandiose e tanti pii uomini religiosi all’umanità sofferente ?

Nella settimana santa anche Gesù si troverà solo e abbandonato, da quegli stessi sacerdoti e maestri che lo hanno accolto ancora giovinetto nel Tempio, da quegli stessi che nella Domenica del suo ingresso festoso nella città santa sventolavano ramoscelli di ulivo e di palma, da quegli stessi, i discepoli, che lo hanno seguito per le strade della Galilea, della Samaria fino a Gerusalemme.

Forse, fratelli e sorelle, per differenziarsi da tutti quegli uomini religiosi di tutte le epoche che si sono dimenticati di Gesù e delle vedove del mondo, bisognerà ricordarsi l’amore di Dio per noi e il comandamento dell’amore che lui ci ha voluto rammentare.

Siamo in un’epoca in cui l’umanità ha perso il senso dell’orientamento e siamo tutti un po’ alla ricerca di identità e riconoscibilità, noi cristiani ce l’abbiamo indelebile e non somiglia per niente a tutte le superflue ideologie e appartenenze etniche e culturali.

Noi siamo i testimoni dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore che incontra attraverso di noi tutti quelli che soffrono e sono in ricerca di senso nella loro vita.

Forse siamo nel tempo dove non servono tanto templi e chiese, uomini pii e religiosi che si frequentano acquietati nella loro coscienza la domenica o nelle feste comandate, l’umanità che soffre, la natura che geme è là fuori, aspetta parole di amore e gesti di condivisione e di aiuto, non riti, funzioni, teologie complicatissime, ma solo due piccoli insignificanti spiccioli di amore.

 

(Dedicato alle mille povere vedove dello Tzunami delle quali ci siamo già scordati.)

 

 

Preghiera di intercessione

Signore e padre, in questo momento di comunione fraterna ti chiediamo di aiutarci a guardare a chi vicino e lontano da noi vive nella sofferenza, molti in tutto il mondo in questi giorni stanno pregando per persone importanti per la loro fede, anche noi lo facciamo senza vergognarcene

Preghiamo anche per il Nostro pastore Gino che sta ancora male,

e per tutti coloro che conosciamo che stanno vivendo momenti non felici,

ma soprattutto vogliamo pregarti per tutte le persone che non conosciamo e non sono famose o conosciute da noi,

sono tutte quelle che non lasciano traccia nella storia del mondo e nella nostra storia personale,

le mille vedove e vedovi del mondo, i mille bambini senza genitori,

le mille vittime delle guerre, i mille abbandonati ad un destino di

solitudine

Signore, manda loro un aiuto, un pizzico di condivisione e di solidarietà

Signore, ridonaci la memoria dei fatti appena trascorsi come lo tzunami dove milioni di persone sono nella sofferenza,

Pochi mesi sono passati e noi lo abbiamo già rimosso

 

Signore aprici anche gli occhi perché seduti nel banco alla nostra destra o alla nostra sinistra c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto e di conforto,

ma soprattutto Signore ridonaci la memoria delle mille cose belle che hai fatto e continui a fare per noi, affinché possiamo essere instancabili testimoni del tuo amore,

tutto questo e tante altre cose che non abbiamo il coraggio di chiederti te le domandiamo nel nome di Gesù Amen

Salmo

di Rosita Tonarelli

 

 

 

O Signore Tu sei la vita eterna,

quando le tenebre mi avvolgevano

Tu hai illuminato la via,

l'acqua viva è entrata in me,

i fratelli e le sorelle

hanno gioito della mia gioia,

canti e lodi si sono levati

nel Tuo nome.

 

Benedici, o Signore, la tua chiesa nel mondo,

allontana le malvagità,

e fa che regni l’amore fra i popoli.

 

Tu solo Signore sei il Re dei Re,

né radio né televisione

allontaneranno i miei pensieri da Te.

 

Tutto ti appartiene

i cieli e la terra,

il sole e il buio,

il mio cuore e la mia anima,

non abbandonarli mai.

 

Lettera di un figlio prodigo

di Giovanni Targetti

Firenze marzo 2005

 

Gesù pianse:

Mt. 23,37-39. “Gerusalemme, Gerusalemme,”

Lc. 19,41-44 “Quando fu vicino, vedendo la città pianse su di essa, dicendo

Gr 3,21. “Una voce si è fatta sentire sulle alture; sono i pianti, le suppliche dei figli d’Israele, perché hanno pervertito la loro via, hanno dimenticato il Signore, il loro Dio.

9,1 “Io piangerei giorno e notte gli uccisi della figlia del mio popolo

 

“Ho chiesto”; dove sta scritto nella Bibbia, che Dio gradisce una Chiesa così ben divisa e diversificata, il moltiplicarsi poi di così tante, cosiddette chiese, non è agli occhi di Dio motivo di scandalo?

Mi viene risposto che la diversità derivante dalle molteplici denominazioni è per noi Evangelici fonte di ricchezza; ma la ricchezza di cui si parla non può essere che la conseguenza di una comunione ricercata, voluta, vissuta! Ma quale ricchezza?

Oggi si può parlare non solo di una divisione passiva, ma anche di una divisione figlia di atteggiamenti critici l’uno verso l’altro, ancor più possiamo parlare di una divisione fonte di ignoranza, come mancanza di conoscenza, disubbidienza alla Parola.

 

Gesù prega “siate uno come il Padre ed Io siamo uno”.

Paolo scrive alla “Chiesa” di Corinto, di Efeso, di Filippi ecc…Gesù nell’Apocalisse dice a Giovanni: “All’angelo della chiesa di Efeso scrivi” “All’angelo della chiesa di Smirne scrivi” ecc….ovunque dunque la parola ci parla di una Chiesa Locale, oggi a quale chiesa Paolo, o l’angelo dovrebbero scrivere?

Se Gesù decidesse di mandare l’angelo alla chiesa di Firenze (e chi ci dice che non l’abbia già inviato) probabilmente sarebbe costretto a tornare indietro senza compiere la sua missione perché nel caos di denominazioni e confessioni esistenti non potrebbe portarla a termine.

Ma non basta e non ci interessa il proliferare di sigle, perché dal momento che siamo tutti sacerdoti sarebbe giustificato che ogni singolo credente si costituisca chiesa a se stesso, ci interessa invece e molto riaffermare il pensiero di Cristo che non lascia molto spazio ad interpretazioni.

 

Credo di riflettere inoltre il pensiero ed il disagio della maggioranza silenziosa del popolo di Dio, che diversamente da quanto si predica dai pulpiti sul solo Cristo, sola Scrittura, ecc… nella pratica si aggiunge un “credo denominazionale” che naturalmente è motivo di conflitto con l’altro (senza che nessuno ci spieghi perché esistono più verità), ergo, ognuno si tiene ben stretta la propria verità costruendo dei muri di divisione sempre più alti.

Questa esperienza io l’ho vissuta (quando ho capito che non bastava credere in Cristo), come un vero e proprio inganno. Invece di essere un elemento del corpo, siamo corpo a noi stessi. Insisto: ogni singolo gruppo, famiglia, se non si identifica nel corpo della chiesa inteso da Gesù come Chiesa Locale, la sua Verità è al servizio di satana, perché divide.

 

Si parla di comunione tra le chiese (alcune) solo in virtù di un cosiddetto incontro tra i pastori e responsabili; nascono due considerazioni, la prima che là dove questa comunione esiste, si ferma a livello di élite, non viene trasmessa al popolo; la seconda, che non è condivisa da tutti i leader, in particolare i pastori più giovani invece di dare la priorità alla costruzione del risveglio frutto dell’unità così ben enfatizzata dal pulpito e negli incontri di preghiera, sono troppo impegnati a costruirsi il loro proprio orticello (il seme usato si chiama sicurezza) così facendo non solo peccano di presunzione, ma impediscono che da questo “incontro” maturi una concreta base di comunione perché le cose cambino.

Possiamo essere grati al signore per l’esempio di comunione che ci testimoniano le Chiese federate o BMV.

In conclusione credo di affermare un principio non solo condiviso dagli umili, ma che traggo dalla Bibbia, Dio maledice la divisione, ha in odio la disubbidienza, considera come peccato la mancanza di una unica Chiesa come Corpo di Cristo.

 

“La seconda domanda che mi sono posto è”: Firenze questa meravigliosa città che vive oramai da secoli speculando sul suo passato è oggetto di benedizione da parte di Dio?

La risposta ancora una volta la trovo, soggettivamente guardando il degrado generale. Oggettivamente attraverso diversi brani biblici che ci ricordano che le condizioni di vita e la qualità della vita del paese (notare bene “paese” ) sono intimamente legate alla fedeltà dei sacerdoti nel perseguire la volontà di Dio, ma come possono essere fedeli i sacerdoti e nostri Leader Pastori se sono compromessi nella divisione della Chiesa?

Mi rendo conto che con queste affermazioni, vado ad intaccare la sfera dei privilegi in cui ognuno di noi versa, ma ancora la Bibbia viene in nostro soccorso, ricordandoci che Dio non è preoccupato della gravità del nostro peccato, ma della nostra mancata richiesta di perdono, ( se anche i loro peccati fossero rossi come lo scarlatto….Is.1,18).

Già i “privilegi”, ma non sono gli stessi presupposti che hanno visto Gesù così risentito nei confronti dei farisei? Già i “privilegi”, che trappola mortale! sono stati l’humus, il terreno su cui è stata piantata la croce di Cristo.

Perché figliuol prodigo? Perché sono uno come tanti, figlio della “predicazione doc” di alcune delle molte chiese evangeliche, che anche se tardivamente desidera mettere in pratica (dopo aver mangiato nei trogoli) la Parola insegnata, mettendo a disposizione “della mia città e della mia Chiesa” le mie personali risorse professionali finanziarie attinte dalla mia pensione, iniziando una missione nella città, una casa comune, un punto d’incontro, mettendomi al servizio dei miei fratelli maggiori, oggi, che ho risposto a questa predicazione (forse tardi?) e perché non promuovo una chiesa, ma al servizio di tutti, sono considerato un aborto, ma allora siete proprio come tutti i fratelli maggiori!!!

Desidero comunque confessare per rendere onore e merito al Signore, e chi ha camminato assieme a me durante un decennio (anni 80/90) può confermarlo, Il Signore aveva già cominciato a sollecitarci in tal senso.

 

Lutero quando ha scritto le 95 tesi, forse ingenuamente, si aspettava che la chiesa di Roma fosse capace di ravvedersi e non si aspettava certo di provocare la divisione.

Concedetemi la stessa ingenuità!

A distanza di 500 anni non possiamo non vedere e riconoscere gli effetti benefici della Riforma in ogni ambito, la stessa chiesa Cattolico-Romana ne è stata positivamente influenzata. Pensiamo ai movimenti carismatici come diretta conseguenza del Pentecostalismo evangelico.

Pensiamo agli avvenimenti di questi ultimi giorni, non possiamo non vedere come è cambiato il rapporto tra il popolo ed il proprio leader in cui si identifica.

Se Dio ha permesso la nascita di un movimento o Chiesa parallelo e questo ha sortito i suoi risultati, (certamente non per distruggere la Chiesa Cattolica) non significa che Lui approvi la divisione della Sua Chiesa all’infinito, riflettiamo sugli effetti delle divisioni volute da Dio nel popolo d’Israele.

Mi rendo conto che messo in questi termini ognuno di noi storcerà la bocca, ma la mia domanda è: dove saremo noi rispetto ai prossimi appuntamenti con la storia di Dio?

Se crediamo e vogliamo essere ubbidienti alla preghiera di Gesù in Gv. 17, 21, allora dobbiamo avere anche il coraggio di credere non solo ad una unità limitata, ma interrogarci sul nostro ruolo di micro Chiesa in una realtà locale come la nostra.

Chiedersi: se la nostra è una vera vocazione al servizio, allora troveremo sufficienti motivazioni per una iniziale unità denominazionale, per essere nuovamente usati da Dio come forza rinnovatrice in primis a Firenze e poi in ogni parte del mondo e sicuramente anche a beneficio della chiesa Cattolica.

Gli avvenimenti ultimi ci attestano che anche loro sono pronti, è Dio alla regia della storia, collaboriamo con Lui?

Ci consideriamo riformati e riformandi, se questo è vero allora non dovrebbe essere difficile condividere la strada da seguire per uscire da questa situazione, la parola ci viene ancora in aiuto: Gioele 2, 12-17 “tornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni con pianti e con lamenti.” “Sonate la tromba a Sion, proclamate un digiuno, convocate una solenne assemblea” “ Perché dovrebbero dire fra i popoli: Dov’è il loro Dio?”

Si! Una solenne assemblea promossa da tutte le chiese evangeliche di Firenze per riunire tutto il popolo dei credenti e promulgare una riforma locale dove rinunciamo a distinguerci secondo le nostre denominazioni, e a memoria rimarrà una bella targa: ”addì ……..qui giace”. Senza compromessi.

 

Per iniziare finalmente un cammino di vera comunione occorre scrollarci di dosso un passato che non ci fa onore e proiettarci verso un futuro costituito da una sola distinzione, il luogo e le vie delle nostre città che rappresentino l’unico distinguo dei nostri locali di culto, senza peraltro rinunciare alle nostre “tradizioni e liturgie” dove il vero ed unico obiettivo sarà al servizio l’uno dell’altro, del nostro prossimo, i vicini quelli più prossimi a noi, cominciando a prenderci cura delle strade in cui viviamo facendoci carico dei problemi del quartiere, cioè essere concreti, presenti vivi sul territorio, i pastori finalmente dovranno nuovamente scendere per strada farsi carico di adottare le sorti non solo della comunità ma di una comunità allargata, questa era e rimane la visione evangelica di Gesù.

La tua presenza nella via, nel quartiere, nella città, è ignorata? Allora c’è qualcosa che non funziona e non mi riferisco a quanto bene si dice di voi pastori, ma di quanto la nostra presenza può cambiare la qualità della vita, non è questo quello che la parola ci promette? Non veniamo sfidati a camminare per fede? Questa è l’occasione che ci viene offerta non solo dal Signore ma anche dall’ambiente che ci sta attorno, la società è diventata impotente a risolvere i bisogni crescenti, il popolo aspetta dei segnali, dei gesti coraggiosi dai figli di Dio. A cominciare con l’abbattere quei muri che ci dividono tra Dio e noi ma anche con il nostro prossimo, Battista, Avventista, Nazareno, Metodista, Pentecostale, Apostolico ecc… ma ci rendiamo conto che agli occhi della gente suona come un diverso ed il diverso uccide lo spirito. Ma ci rendiamo conto che agli occhi di Dio questo è peccato?

Sei disposto a rischiare tutto anche la tua vita, unendoti al pianto di Gesù? E chiedere perdono?

Non dimentichiamo che le comunità straniere delle varie etnie stanno ricalcando il nostro esempio e sono presenti nella nostra città a migliaia, anche loro pur essendo ospiti di alcune chiese locali, sono ben divisi non solo dalla denominazione, ma anche dalla lingua e provenienza; ci aspetta un duro lavoro!

 

“affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato”.

 

La prima cosa da fare è affiggere nuovamente fuori dalle nostre Chiese e nelle nostre case un cartello simile a quello affisso da Lutero con delle nuove tesi che non riguarderanno le confessioni di fede, patrimonio esclusivo della comunità locale, ma bensì gli articoli costitutivi l’unità dei fratelli. Come ad esempio:

-Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; Ro.13,8

-Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori; Ro.13,1

-Accogliete colui che è debole nella fede, ma non per sentenziare sui suoi scrupoli. Ro.14,1

-Smettiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; decidetevi piuttosto a non porre inciampo sulla via del fratello. Ro.14,13

-Or noi che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. Ro.15,1

-Siamo esortati a tenere d’occhio quelli che provocano le divisioni e gli scandali in contrasto con l’insegnamento ricevuto. Ro.16,17

-non abbiamo di noi un concetto più alto di quello che dobbiamo avere, ma con sobrietà e secondo la misura di fede concessa ad ognuno

-Siamo esortati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non avere divisioni tra di noi, ma stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire. I Co.1,10

 

Il progetto a cui mi riferisco è molto concreto: Collaborando con l’amministrazione locale, ricercare un accordo di adozione delle strade in cui sono ubicate le nostre comunità, dove il comune o eventuali sponsor si faranno carico di migliorare o di realizzare l’arredo urbano (vedi ad es. panchine, fioriere, posacenere, sacchetti per i padroni di cani, ecc.) e le nostre chiese anche grazie ai tanti lavoratori stranieri farsi carico del mantenimento decoroso e pulito della strada.

Ogni comunità locale nella mia visione di servizio, dovrebbe allestire all’interno dei propri locali dei punti di accoglienza sempre aperti e disponibili a fornire ogni genere di informazione, di assistenza, di supporto, come una famiglia allargata, come tanti “Varchi” nella città.

Quello che sto affermando non è nuovo, Dio non ha mai smesso di chiedere al suo popolo di trasformare il luogo dove abitano in terra promessa.

“Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. I Co.12,12

 

Prego perché lo Spirito Santo possa coprire ogni mio errore per mezzo della sua grazia. Chiedo ad ognuno di voi che mi leggete di accettarmi come un figliuol prodigo che ha ritrovato la Via al Padre.

 

Con affetto Giovanni

 

 

 

All’angelo della chiesa di Firenze scrivi…

di Gianna Sciclone

 

Il fratello Targetti ha portato questa sua lettera all’incontro di marzo dei pastori e dei responsabili di Firenze, al quale non ero presente, perché invitata ad una visita nel carcere di Sollicciano. Non ho dunque partecipato subito al dibattito che essa ha suscitato e che è continuato il mese successivo, ma mi è parso scarso e imbarazzato (mi perdonino i colleghi!).

Io sono molto d’accordo con lui, anche se l’anno scorso ho cercato di mutare il nome “chiesa di via Micheli” in “Chiesa della Trinità” all’occasione del centenario che ne ricordava la storia. Tuttavia è vero che non abbiamo nessun rapporto vero con la città e il quartiere dove siamo inseriti: a prescindere dall’anomalia di essere quasi tutti nel centro storico, per es. i battisti-metodisti-valdesi-fratelli-luterani. Non condivido l’ottimismo di Targetti sul BMV che è ormai scarso e imbarazzato (anche a livello nazionale), a parte un certo riconoscimento dei ministeri (che però di fatto c’è con moltissimi altri), il giornale comune (Riforma), e l’uso della Facoltà di Teologia (finché dura). In sostanza appena si muove qualcosa per unire, rinascono subito i movimenti per separare e per riscoprire la cosiddetta ricchezza (!) delle identità, nella paura folle di perderla solo

perché si lavora insieme agli altri.

Al mio arrivo a Firenze ho insistito per la ripresa degli incontri dei consigli delle chiese BMV: sono stati una cosa penosa e faticosa, ed ora del tutto abbandonata, pur avendo realizzato programmi molto concreti (come la Claudiana, la vetrina della stazione, la Mostra della Bibbia). Le cose in fondo si fanno se c’è anche una sola persona che ne è convinta, ma siamo ben lontani da quella democrazia che vorrebbe dibattere prima di decidere, controllare il percorso e la qualità, esser responsabile delle spese etc.

La democrazia è faticosa e difficile, tutti siamo presi da un monte di lavori e non troviamo il tempo e la volontà di aggiungere altre riunioni alle molte già esistenti. Però bisognerebbe anche dire che le riunioni sono molte perché si sta aggrappati all’identità e ai numeri. Non si ha il coraggio di “donarsi” senza calcolare, perché allora invece le riunioni potrebbero essere sostitutive e non doppie… e forse sarebbero meglio frequentate e più gioiose, più ricche (questa volta sì) di doni e di esperienza.

Bisogna riuscire a fidarsi una chiesa dell’altra e poter fare un servizio anche per gli altri in quella parte della città: perché non ospitare a turno riunioni di studio biblico e di preghiera nelle case? Perché non organizzare incontri di evangelizzazione avendo degli strumenti comuni e dei doni da condividere? Per questo abbiamo stampato un elenco comune di chiese con rispettivi orari di incontri. Ma anche questi potrebbero esser coordinati in modo che i culti non siano tutti alla stessa ora, ma si possa scegliere a seconda della vicinanza e/o dei programmi e degli spostamenti di ogni famiglia.

Le differenze (quello che ci distingue) sembrano essere più importanti delle cose che ci uniscono; ma poiché stiamo parlando di Cristo, della Scrittura, del comandamento dell’amore, come rivissuto da Gesù (se queste cose sono centrali), sembra veramente una bestemmia contro lo Spirito Santo (quella che non verrà perdonata, perché comporta proprio la perdita dello Spirito stesso).

Ho già sentito però minimizzare e sdrammatizzare le nostre divisioni: importano i nomi, possiamo occuparci solo di un piccolo gregge per volta; ci si conosce e sopporta solo se non si superano le 70-100 persone; la massa non serve a nulla, diventa un peso morto da trascinare; la chiesa è fatta solo di persone chiamate, dunque impegnate. Dall’altro lato, a parte la mia chiesa valdese e quella metodista, che negli ultimi 100 anni hanno visibili difficoltà per la missione, tutti sembrano tesi solo a convertire gli esterni e sono perciò fatalmente concorrenti l’una dell’altra, dunque sicuramente impossibilitate ad un lavoro comune, se quello centrale è la ricerca di conversioni…

Io ho vissuto la delusione della “mancata Pentecoste del 1994 “(non sono sicura della data, se qualcuno la ricorda mi piacerebbe che ce la raccontasse di nuovo): doveva avvenire proprio qui a Firenze e doveva essere un segnale per tutto il nostro Paese. Ma non c’è stata! Qualcuno ha scritto all’angelo della chiesa di Firenze, ma come tu dici si è perso l’indirizzo e la lettera è tornata indietro. E’ rimasta l’amarezza del ricordo di tanti tentativi andati a vuoto e l’affanno di coltivare ognuno il proprio orticello facendo il doppio e il triplo del lavoro, non avendo mezzi né strumenti ed essendo incapaci di averne in comune.

Sogno una “chiesa evangelica italiana” (la sigla però non può essere CEI!) dove ci siano molte libertà nell’ambito della fede e della responsabilità e molte chiese locali, anche con nomi diversi, ma coordinate a livello locale, regionale e nazionale. Una chiesa (di fatto una federazione di chiese) che parli a nome e per incarico delle chiese evangeliche italiane, che abbia un programma settimanale televisivo, di giorno, che sia invitata alle manifestazioni civili, che intervenga nella scuola in un posto non privilegiato, ma anche non discriminato, che celebri matrimoni riconosciuti, che intervenga su richiesta nelle carceri e negli ospedali etc. (elenco da completare e lasciare aperto).

Naturalmente si dovrà avere delle “tesi” da affiggere, si dovrà lavorare a stabilire le priorità, ma forse finalmente si avranno concrete speranze di essere utili ai nostri “minimi” fratelli e sorelle, per i quali il Signore Gesù Cristo è morto e risuscitato!

 

Su questo tema abbiamo aperto il dibattito, ci piacerebbe ospitare i vostri interventi a patto che non siano troppo lunghi!

 

150° compleanno della Claudiana

e Attualità di Calvino

di Pasquale Iacobino

Il 150° anniversario della Claudiana coincide con l’avvio della nuova collana dedicata a Giovanni Calvino, Opere scelte. L’uscita del primo volume Dispute con Roma (alla cui curatela ha contribuito il pastore Gino Conte, che da qui salutiamo con affetto) ha interessato le pagine culturali di molta stampa italiana. Con accoglienze lusinghiere. Basti richiamare, su tutte, le recensioni uscite sull’inserto culturale domenicale de il Sole 24Ore e su Tuttolibri de La Stampa. Articoli corposi (5 colonne su mezza pagina), il primo di Gianfranco Ravasi (Gli antidoti di Calvino), il secondo di Federico Vercellone (“Nella chiesa invisibile di Calvino la parola non cede all’immagine”). Ravasi dopo aver presentato i contenuti delle Dispute calviniane, conclude sottolineando l’utilità del volume per “i teologi cattolici, oltre che agli storici e ai cultori di temi religiosi”. Vercellone va oltre l’interesse per il pubblico degli addetti ai lavori. Segnala l’utilità di Calvino per il pensiero critico contemporaneo. Si chiede infatti:“che cosa ci avvicina oggi a Calvino?” E dopo aver ripercorso i contenuti del volume della Claudiana e soprattutto l’idea calviniana di come, in seguito alla caduta, “la figura umana non possa più in alcun modo proporsi come ricetto del divino”, Vercellone conclude: “Calvino ci consente di addentrarci più avveduti nel mondo contemporaneo, un mondo dove l’immagine esercita un potentissimo fascino in ambito religioso e profano(...) Grazie all’immagine il profano può divenire sacro, e un leader politico può ammantarsi di un’investitura superiore che non dovrebbe mai riguardare gli individui di questo mondo. L’attualità di Calvino è, quantomeno a questo proposito, indiscutibile: con il suo tono burbero e probabilmente troppo reciso, egli ci invita a non fabbricarci dei fasi idoli”.

Mi piace pensare che – come da sempre dicono gli evangelici italiani – in questo nostro Paese, i nostri concittadini, dotti o semplici abbisognano di una qualche robusta cura a base di calvinismo.

La spettacolarizzazione massmediatica delle esequie di Karol Wojtyla segnala – a chi nutrisse ancora qualche dubbio in proposito – che le coscienze, la memoria, le verità storiche, sono sempre e costantemente manipolabili dall’aggressione dei sistemi di comunicazione di massa e dalla fascinazione delle immagini. E’ sempre dietro l’angolo il demone che ci porta a idolatrare figure, modelli di pensiero e di comportamento, scambiare il finito con l’infinito, il parziale per l’universale, il temporaneo con l’eterno.

In questi 150 anni di Claudiana, l’Editrice e le sue Librerie hanno promosso la diffusione nelle nostre chiese di materiali e strumenti per un punto di vista critico e protestante, contro le idolatrie contemporanee. Piace ricordarlo qui, in Firenze, sede della Claudiana dal 1861 al 1922. Insieme alla rete dei venditori ambulanti (i colportori) prima, alle Librerie poi con l’arcipelago dei Banchi Libro curati dalle varie comunità evangeliche italiane, la Claudiana ha risposto alla vocazione di offrire alla popolazione evangelica sparsa sulla penisola la letteratura teologica e biblica, (oltre che storica) necessaria per vivere la fede al riparo dalle derive della superstizione. Sì, perché se i teologi che si privano del calore della fede rischiano di fare sterile accademia, una fede senza il ragionamento della teologia si espone ai rischi di divenire superstizione, e quindi idolatria. La Claudiana si è occupata dei dotti, ma anche dei semplici, di interloquire con la cultura contemporanea, ma anche di offrire un terreno di crescita ai singoli e alle famiglie.

Lo spazio aperto delle Librerie, oltre a essere punto vendita, è anche punto informativo, finestra della città sul protestantesimo e sull’evangelismo più variegato, luogo di incontro tra inquietudini e diversità. Nelle domande dei frequentatori, affezionati o di passaggio, si coglie costantemente la sensazione che la fede cristiana nella prospettiva protestante ha ancora da dire qualcosa nel cuore di un’area metropolitana: può ancora stupire per il fatto di riuscire a tenere insieme spirito di ricerca e coscienza della fede, laicità e spiritualità, appartenenza e apertura, domanda di senso dal cielo e pratiche di cittadinanza sulla terra.

 

Data

Presentazione

Partner

Presenti

Gennaio 2004

Lettere al mio prossimo

CCP “P.M.Vermigli”

60

Aprile 2004

Trilogia del popolo fantastico

Teatro Studio di Scandicci

35

Aprile 2004

Figure della Devozione

Ed. Moretti & Vitali

55

Maggio 2004

Salute e Salvezza

ASFeR

35

Novembre 2004

Giardini Alemanni

Regione Toscana – CCP Vermigli

80

Dicembre 2004

Evento Morte

Ed. Del Cerro

60

Dicembre 2004

Religione e cultura tra Europa e America

ASFeR


1. Libreria luogo d’incontro

 

Anche nel 2004 la Libreria ha ospitato cicli di seminari universitari della vicina Facoltà Scienze dell’Educazione, sia nel periodo primaverile che invernale.

E’ continuato il gruppo di lettura collettiva “DOPOLAVORO TEOLOGICO”, terminando la lettura del libro di Fulvio Ferrario “Libertà di Credere”. Questo appuntamento è particolarmente interessante per la sua natura di ricerca e approfondimento su tematiche di fede in un contesto di dialogo tra battisti, metodisti, valdesi.

 

2. Conferenze

 

Nella pagina dietro abbiamo riportato le conferenze ospitate dalla Libreria.

 

3. Libreria Fuori

 

Ricordiamo gli appuntamenti più significativi in cui la Libreria è stata presente, con banchi vendita:

 

- Provincia di Arezzo. Cittadinanza Onoraria al Prof. Giorgio Spini (15 gennaio)

- San Casciano, Incontro Prof. Giorgio Spini con studenti (16 gennaio)

- Firenze, Teatro del Sale, incontro con Manuela Dviri (22 gennaio)

- Salerno Convegno delle Chiese pentecostali libere della Valle del Sele (21 febbraio)

- Firenze, Istituto Gould Convegno delle Opere Valdesi e Metodiste (5-7 marzo)

- Firenze, Fortezza da Basso: Terra Futura (2-4 Aprile), conferenza con Beppe Grillo

- Firenze, Fortezza da Basso: conf. coord. naz. contro costruzione centrali a carbone.

- Firenze, Facoltà di Scienze Politiche: conferenza con Marco Travaglio e Sabina Guzzanti (9 Aprile)

- Firenze, Il Gignoro: Festa di Primavera (30 maggio)

 

4. Suscitare domande: germi di cambiamento

 

Una delle funzioni della Libreria sul territorio è suscitare curiosità e – quindi - le domande dei passanti e dei frequentatori. Come? Innanzitutto attraverso le Vetrine tematiche: (ricordo quelle che ci caratterizzano di più) Settimana ecumenica, Giorno della memoria, Settimana della Libertà, 4 aprile Anniversario Morte ML King, 9 aprile Anniversario morte Bonheffer, Domenica della Riforma. Quest’anno in particolare ha ben funzionato la Vetrina durante i giorni della proiezione del film Luther, mentre in occasione della proiezione di The Passion di Mel Gibson è stata allestita una vetrina rigorosamente cristologica con testi di Moltmann, Barth, Theissen ecc., con un cartello che dichiarava “Non Solo Gibson”. Molto apprezzata.

 

5. informazioni e distribuzione di stampati

 

La fermata Bus Ataf proprio accanto alla Libreria permette una significativa distribuzione di materiale evangelico informativo. Vengono offerti a chi attende il Bus volantini, inviti, depliants, vecchi numeri di Riforma. La stima annuale per il 2004 è di circa 1500 pezzi distribuiti. Inferiori al 2003 perché inferiori tanto i materiali a disposizione quanto gli spazi espositivi. Le informazioni verbali offerte in libreria sul protestantesimo si sono aggirate intorno ai 660 contatti annuali, con un significativo aumento rispetto al 2003.

 

6. Non dimenticare nessuno dei suoi benefici (salmo 103)

 

Se la Libreria avesse voce canterebbe le parole del Salmo 103: “Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici”, poiché profonda è la consapevolezza che la Libreria Claudiana, ultima tra le opere evangeliche fiorentine, vive sul respiro della gratuità, attraverso i doni delle chiese che la sostengono. E’ un segnale importante che permette alla Libreria di continuare a sentirsi riconosciuta come strumento - tra gli altri - della vocazione delle chiese fiorentine. I doni ricevuti sono le benedizioni che ci aiutano a proseguire in questo percorso di testimonianza della fede evangelica sul terreno della cultura. Mi piace ricordare subito tutti i donatori fiorentini del 2004: Comitato Cimiteri Evangelici Firenze, Chiesa Valdese Firenze, Assemblea dei Fratelli Firenze, Chiesa Battista Firenze, Casa di Riposo “Il Gignoro”, Istituto Gould, Centro Sociale Evangelico, Casa Cares. Grande e irrinunciabile è stato il contributo dei singoli fratelli e sorelle che hanno dedicato una piccola porzione del tempo libero al sostegno per l’opera di diffusione del libro protestante: Roberto Rossi (Firenze), Miriam Salvagnini (Pisa), Renzo Gambaccini (Livorno), Milena Martinat e Larissa Mascioni (Siena), Samuele Del Carlo (Lucca), Shanti Hagen (Livorno), Luciana Della Pozza (Grosseto), Maddalena e Paolo Guglielminetti (Isola d’Elba), Sonia Fontana e Cristina Jourdan (Gignoro), Letizia Tomassone (Carrara), Laura Venturi e Francesca Saponara (Firenze). Un grazie anche ai pastori Bruno Rostagno, Gianna Sciclone e Raffaele Volpe, che in questi 4 anni non hanno mancato di offrire pronta disponibilità nelle forme più variegate: da apprezzati conferenzieri ad animatori di gruppi di studio. Grazie anche ai prof. Paolo Bagnoli, Giorgio Spini, Andrea Mannucci, Marco Ricca e al Centro Culturale Protestante. Un pensiero particolare va a Dunia Magherini e Danilo Baconi per il servizio di raccordo con un canale di fornitura particolarmente scomodo e a Chiara Ettorre, volontaria “a tempo pieno”.

Infine, non voglio dimenticare, gli acquisti “militanti” effettuati presso la Libreria dagli evangelici e dalle evangeliche, dalle chiese come dalle opere. Acquistare libri e, meglio, acquistare libri Claudiana significa sostenere la possibilità di un punto di vista critico nel tempo del potere e della fascinazione delle immagini.

Concludo queste righe e sono già in pieno 2005. “Alzo gli occhi ai monti… Da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore” (Salmo 121). In questi anni ho imparato che quest’aiuto si riflette negli gli occhi teneri delle sorelle e dei fratelli che si preoccupano per te, e risuona nel sospiro delle preghiere, nelle suppliche e nelle lodi.

Aprile 2005

Vostro in Cristo

Pasquale Iacobino

 

 

 

 

Prossimi appuntamenti

 

Alla Libreria Claudiana,

Venerdì 6 maggio - ore 10:30

tavola rotonda sul tema:

Scrittura creativa e disabilità.

In occasione della pubblicazione del libro "Storia della Cina" (Del Cerro 2005)

favola scritta e illustrata dai ragazzi

del Centro Diurno Albero Vivo

interventi di

Andrea Mannucci (Univ.Firenze),

Renzo Cisbani (Asl distretto 4),

Giuseppe D'Eugenio (Presidente del Quartiere 4)

 

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Lettera ai bambini

(documento conclusivo del ciclo di incontri interreligiosi

su “La preghiera”)

 

Cari bambini, care bambine, uomini e donne del mondo di domani, oggi ci siamo dati appuntamento qui, all’Istituto degli Innocenti, luogo carico di significato per i fiorentini, e specialmente per voi bambini, per raccontarvi una nostra scoperta: abbiamo trovato dei nuovi amici!

Vivevamo insieme qui, a Firenze, la nostra città, ma mai ci eravamo veramente incontrati. Finché un giorno i nostri sguardi si sono incrociati. Stavamo facendo le stesse cose, nello stesso momento, nello stesso posto, in una scuola, in un ufficio, al mercato. Ed è nata la curiosità di scoprirci.

Una prima volta, e poi un’altra, e un’altra ancora: per un anno intero ci siamo incontrati nella stessa stanza, con le sedie vicine, e abbiamo ascoltato gli uni dagli altri chi eravamo, da dove venivamo. Come guardavamo il domani, come pensavamo a quello che nella vita conta, o non conta. Abbiamo parlato di usi, costumi, del significato del tempo. E di fede, e di Dio - di quel Dio a cui tutti ci rivolgiamo, cristiani, ebrei e musulmani, ognuno nel suo modo, ma che per tutti è Uno solo, l’Unico, il Creatore. E incoraggiati da questa amicizia sincera, fremendo di emozione come di fonte a un miracolo, abbiamo offerto l’uno allo sguardo dell’altro il gesto più intimo che ci appartiene: la preghiera.

Abbiamo gioito delle cose simili. E contemplato con stupita riconoscenza le diversità che fra noi rimanevano, come pietre preziose che incantano per il loro arcano splendore. E mentre diventavamo intimi gli uni agli altri, ognuno ha capito meglio se stesso.

E così, quello che oggi vogliamo rivolgere a voi, e, tramite voi, a tutti i bambini che sono dentro ogni adulto, non è solo un messaggio fatto di parole: è il segno vivo dell’esultanza di un incontro avvenuto fra persone in carne ed ossa, quali noi siamo, di un’amicizia nata nella nostra città e che speriamo possa diffondersi in tutto questo mondo che è nostro.

Voi sentite dire che in nome della fede nel mondo scorre il sangue fra gli umani. Ma da quello che vi abbiamo detto avrete capito che essere uomini è molto più facile e più bello che affrontarsi con le guerre: basta accostare le sedie e cominciare ad ascoltarsi, in una stanza piccola - o grande, come quella che oggi ci accoglie. E che solo se tanti individui come noi, come voi, riusciranno a parlare da amici, anche intere culture, fedi e religioni, riusciranno a dialogare fra loro.

 

Adesso voi bambini ci direte: ma noi, tutte queste cose, le facciamo già, noi stiamo già seduti vicini nello stesso banco di scuola, giochiamo già insieme negli stessi giardini. E’ vero. Ma è proprio per questo che a voi oggi ci rivolgiamo, come agli occhi da cui vorremmo d’ora in poi farci guardare, e giudicare: gli occhi del mondo di domani. Il mondo che vi apparterrà e a cui vi scongiuriamo di portare, in intatta eredità, l’infanzia della vostra anima – che è ciò che agli uomini rende più facile tutto - anche pregare insieme, oltre ogni steccato, come oggi qui abbiamo fatto.

 

 

Firenze

Istituto degli Innocenti, 7 aprile 2005

 

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Ufficio cultura e Università

dell’Arcidiocesi di Firenze

Comunità Ebraica di Firenze

Amicizia Ebraico cristiana di Firenze

Comunità Islamica di Firenze e Toscana

Chiesa Evangelica Valdese di Firenze

Comunità S.Ignazio

 

 

 

Il naso tra i libri

di Sara Pasqui Rivedi

 

 

Alberto Melloni

Chiesa madre, chiesa matrigna

Einaudi, 2004, pp. 153, € 7

 

Cenni biografici

 

Alberto Melloni è professore di storia contemporanea all’università di Modena e Reggio Emilia, autore di numerosi studi sulla storia del cristianesimo, su Giovanni XXIII e sul Concilio Vaticano II, ha pubblicato recentemente Il conclave. Storia di una istituzione. È membro della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna e membro della direzione di Concilium e di Cristianesimo nella storia. Collabora con il Corriere della Sera.

 

Chiesa madre, chiesa matrigna

 

L’Autore, attento conoscitore del cattolicesimo ed al tempo stesso cattolico fervente, con questo breve trattato, scritto in modo semplice, agile, intelligibile espone i problemi della sua chiesa fino ad ora messi in ombra dalla figura mediatica di Giovanni Paolo II. Perché questo titolo che evidenzia inequivocabilmente una profonda contrapposizione ?

Lo studioso non si sottrae ad una risposta esaustiva dichiarando che la sua chiesa chiede perdono a Dio per gli errori commessi nel passato da “alcuni suoi figli”, ma non ha la volontà di perdonare gli uomini rimproverando l’atteggiamento intransigente della gerarchia ecclesiastica vero l’uso dei contraccettivi, la

procreazione assistita, l’omosessualità, il divorzio e l’aborto. Il lettore percepisce un senso di disagio da parte di A.M. quando fa riferimento alla richiesta di perdono della Chiesa cattolica per il dolore procurato con persecuzioni e coercizioni, segnate dalla violenza e dal sangue, tuttavia ben stando attenta a limitarsi a colpevolizzarne solo una parte con l’espressione ambigua “alcuni suoi figli” senza avvertire l’urgenza etica di assumere su di sé la responsabilità delle sofferenze provocate in nome della verità e di Cristo.

Lo studioso solleva un altro problema ineludibile e cioè il contrasto fra l’insegnamento del clero irto di divieti e riprovazioni ed il comportamento dei fedeli che lo disattendono o lo piegano alle loro esigenze, spesso ricorrendo ad innocenti sotterfugi e scappatoie. Deplora al tempo stesso l’atteggiamento dei vescovi ai quali rimprovera di essere conformisti e distanti sia dalle necessità spirituali dei fedeli, sia dai sacerdoti, i parroci, che hanno il compito di assisterli e guidarli. Non accetta che la chiesa cattolica si faccia garante di una “religione civile”. Mette in guardia da rapide condanne di scoperte biomediche e da pretese di allineamento politico perché ricorda che queste spesso sono risultate inopportune, intempestive e sfavorevoli al rapporto dei fedeli con il corpo episcopale. Si oppone alla visione nostalgica tradizionalista di un Cristianesimo monolitico perché inconcepibile ed inaccettabile in quanto lo stesso cattolicesimo rivela al suo interno una pluralità religiosa che non può essere disconosciuta. Auspica che il cattolicesimo non si pensi “il solo” davanti alla Storia, ma accanto alle altre religioni.

In merito al dialogo interreligioso fra cristiani sostiene che, malgrado ritardi e prevenzioni, ormai il cammino dell’ecumenismo è avviato. A questo proposito lo studioso, a mio modesto avviso, è eccessivamente ottimista, soprattutto quando afferma che l’espressione “Extra ecclesiam nulla salus” fa ormai parte di un linguaggio superato da tempo, inoltre tende ad enfatizzare la “vocazione” ecumenica della Chiesa cattolica, quando in realtà sono ben poche le concessioni e molte invece le resistenze. Parla di chiesa fra le chiese, ma non mi sembra che tale sia il linguaggio della gerarchia cattolica che in ogni occasione tende a riconfermare fortemente il suo indiscusso primato.

Leggendo questo saggio si ha l’impressione che al di là dell’esaltante simpatia di cui è stato oggetto Papa Wojtyla, il quale senza dubbio si è rivelato un personaggio di rilevante carisma, la Chiesa romana sia attraversata da contraddizioni e tensioni. Giovanni Paolo II ha tessuto pazientemente e sapientemente in questo lungo pontificato i rapporti con le altre realtà religiose, cioè l’Ebraismo e l’Islam, ma secondo Melloni i dilemmi che angosciarono Paolo VI sono rimasti ed alcuni si sono accentuati per cui si pone la domanda se non sarebbe auspicabile un nuovo Concilio per affrontarli e risolverli o se invece sia il perdono a dover trovare più spazio ritornando a porre al centro Cristo poiché “Il Gesù del Vangelo è un Gesù che perdona. Perdona e cammina. E in questo suo incedere da <<ebreo marginale>> ci sono il miracolo e il dolore, ma anche l’amicizia e l’osservanza….la conversione e la relazione…..il giudizio e la preghiera…. .C’è una vita.” Non dunque un Cristo sanguinante e dolorante del film di Mel Gibson che tanta adesione ha suscitato nel tradizionalismo cattolico e nel fondamentalismo protestante e nemmeno un Cristo miracolistico, ma il Cristo centro e fulcro di tutto il Cristianesimo con il suo messaggio di amore e di perdono.

Fecondazione: Un impegno civile

di Mario Affuso

 

 

Tra breve saremo chiamati ad esprimerci su quattro quesiti referendari: Questi sono: (a) Primo quesito: fecondazione consentita solo alle coppie sterili, divieto di ripensamento, limite di tre embrioni da impiantare in una sola volta. (b) Secondo quesito: introduzione nel nostro ordinamento della personalità giuridica del concepito e di pari diritti di genitori e embrione. (c) Terzo quesito: divieto di congelamento degli embrioni e di ricerca scientifica sulle loro cellule staminali. (d) Quarto quesito: divieto di fecondazione eterologa (con donazione di ovulo o sperma da una terza persona).

Nel sottolineare la indispensabile necessità di recarsi alle urne per il voto – chiunque invita a non votare (alla pari di chi non si reca a votare) mina alla base il diritto di partecipazione alla vita democratica – si trasmette una delibera della Federazione delle Chiese Evangeliche (FCEI): Roma 16 marzo 2005. Autonomia e responsabilità del credente sulla procreazione assistita. Autonomia e responsabilità del singolo credente: questo il principio affermato dal Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia che nella sua riunione del 14-15 marzo si è così inserito nel dibattito sui referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Ogni credente, secondo il Consiglio FCEI, è «chiamato personalmente ad elaborare una propria visione della vita (sic!) alla luce del Vangelo e nel dialogo con i fratelli e le sorelle in fede e a fare autonome scelte anche in politica». Il Consiglio ha poi richiamato alcuni fondamentali principi etici che le chiese della FCEI (la Chiesa Apostolica Italiana è una di queste) hanno affermato più volte nel corso degli ultimi decenni: «la famiglia non si basa unicamente sulla paternità e maternità biologica, ma sulla relazione di amore tra persone che può derivare anche da forme di adozione, ospitalità e affido; la donna ha diritto all’autodeterminazione nella tutela della propria salute fisica e psichica, superando la subordinazione che l’ha caratterizzata in passato; i diritti della madre non possono essere negati in nome dei diritti dell’embrione».

Leggiamo sul NEV (Notizie Evangeliche) che “Il Consiglio ha auspicato che sulle questioni oggetto dei referendum i media forniscano ‘un’ampia ed equilibrata informazione’. A nostro avviso si tratta di un auspicio piuttosto retorico ben sapendo quale è oggi la politica dei ‘media’. Meglio sarebbe segnalare con coraggio ove possono essere raccolte serie e dignitose informazioni, ed ancor più opportuno sarebbe organizzare un ‘servizio studi’ (endemico vuoto della nostra Federazione!) atto a provvedere strumenti informativi da distribuire e divulgare ai fini di una sperabile maturazione di coscienza civile ed etica.

(dalla Circolare “L’Eco delle comunità” di Aprile 2005)

 

Notizie dalle chiese fiorentine

dalla Chiesa Metodista

CON LA CHIESA DEI FRATELLI

In occasione della mostra di dipinti eseguiti dal pittore Vannini sui disegni del Pontormo per gli affreschi a S. Lorenzo, allestita nella sala di via della Vigna Vecchia, per due domeniche consecutive la Chiesa dei Fratelli ha tenuto il suo culto insieme con la Chiesa Metodista in via dei Benci. Il 17 aprile la predicazione è stata tenuta dal pastore Rostagno, mentre un gruppo di giovani della Chiesa dei Fratelli ha sostenuto il canto con un piccolo coro e con il suono di vari strumenti. Il 24 aprile è stato il missionario Piero Soderkvist della Chiesa dei Fratelli a tenere la predicazione, mentre all’organo avevamo la nostra Margherita Gallini. L’esperienza è stata molto bella, anche perché le diversità tra i due modi di tenere il culto non hanno disturbato, ma sono state considerate in entrambe le comunità come stimolo al rinnovamento.

Domenica 8 maggio, in via dei Benci

ore 10.30: Assemblea di chiesa. Relazione annua, elezione del consiglio e del deputato alla Conferenza distrettuale

Domenica 15 maggio, in via dei Benci

Ore 10.30: culto

Ore 15.00: culto con la Comunità cinese

 

dalla Chiesa Valdese

Questa volta abbiamo poco spazio… segnaliamo solo che la nostra Assemblea con le relazioni morale e finanziaria avrà luogo Domenica 15 maggio (Pentecoste), mentre domenica 29 ospiteremo l’Assemblea di Circuito. Domenica 22 : concerto del tenore Andreas Trent con un coro della Chiesa Metodista di Tyler, Texas, prima e dopo il culto.

in generale

Diamo il benvenuto al past. Augusto Giron e alla sua famiglia che prenderà servizio da luglio nella Chiesa Metodista e al past. Martin Moeslein che viene con sua moglie dalla Turingia per prender servizio nella Chiesa Luterana di Firenze. Speriamo di ospitarne presto le riflessioni e i commenti.

 

 

Calendario degli appuntamenti comuni

Venerdì 13 maggio : il Centro Sociale Evangelico invita alla tradizionale “Festa di primavera” nel cortile di v. Manzoni a partire dalle ore 15.

Sabato 14 maggio: Assemblea dei soci dell’Associazione “Il Sassolino Bianco” ore 10:30, via Manzoni 21 con il seguente o.d.g.: Nomina del Seggio; Relazione del Presidente; Relazione Finanziaria; Attività delle Sezioni (a cura dei rispettivi Responsabili); Presentazione e discussione progetti 2005-6; Varie ed eventuali.

 

Venerdì 20 maggio: presentazione del libro di G. Spini, Sulla via della Liberazione, presso il Gabinetto Vieusseux alle ore 17.

Sabato 21 maggio: Assemblea dei soci del Centro di Cultura Protestante “P.M. Vermigli” alle ore 15 con all’odg:nomina del seggio, relazione del presidente, relazione morale e finanziaria, rinnovo delle cariche del presidente e del comitato direttivo, varie ed eventuali. Potranno partecipare al voto i Soci in regola con la quota 2005.Per coloro che non l'avessero ancora fatto sarà possibile regolarizzare la propria posizione contributiva anche in sede di Assemblea prima dell'inizio dei lavori.

Martedì 24 alle 19.30 presso la Claudiana ultimo incontro del Dopo-Lavoro-Teologico sul libro “Che cosa avviene nella Cena del Signore”

Da mercoledì 25 a venerdì 27 Mostra e vendita dei lavori del

CSE a via Manzoni 19 dalle 15 alle 18.

Giovedì 2 giugno: giornata comunitaria a Pisa S. Rossore (stesso luogo dell’anno scorso) di tutte le chiese evangeliche toscane (almeno BMV) con culto, animazioni e giochi all’aperto.