Marco 11,12-23
Non era il tempo dei fichi

Da molto tempo cercavo di trovare una interpretazione possibile per questo passo evangelico non riuscendo a capire il motivo per cui il Signore Gesù avesse maledetto un povero fico che non portava frutti in una stagione che non era quella dei fichi.
Una sera ascoltando una conferenza di un mio amico cattolico, il biblista fr. Alberto Maggi, direttore del Centro di studi biblici G. Vannucci di Montefano (Mc) ho avuto da lui un suggerimento per comprendere il significato di un gesto che mi sembrava assurdo, un gesto un po’ folle compiuto da Gesù contro un povero fico che non aveva frutti in una stagione che non era quella dei fichi. Il mio amico biblista suggeriva di fare attenzione alla struttura narrativa del brano evangelico che è infatti costruito come un trittico.
Ma che cos’è un trittico? In arte, ad esempio, per trittico si intende un dipinto costituito da una tavola centrale e due sportelli laterali. Gli sportelli acquistano il loro significato da ciò che è raffigurato nella tavola centrale. Possiamo in qualche modo applicare alla narrazione della maledizione del fico sterile e l’irruzione di Gesù al tempio di Gerusalemme ciò che è valido per un trittico nelle arti figurative!

Il brano della maledizione del fico sterile possiamo dire che occupa i due sportelli laterali del trittico ed acquista un suo senso alla luce della tavola centrale dove abbiamo l’irruzione di Gesù nel tempio di Gerusalemme. Analizziamo il nostro trittico, prima le due tavole laterali, poi quella centrale. Infine da quella centrale torniamo alle due tavole laterali per capirne il senso.
Nella prima tavola laterale abbiamo Gesù che maledice un fico attraente esteriormente, ma che non porta frutti. Gesù si avvicina per cercare un frutto, ma non vi trova che foglie. Ma qual è il motivo per cui non ha frutti? Non era il tempo dei fichi. Gesù maledice il povero fico dicendo: “nessuno mangi mai più frutto da te!(Mc.11,14). I discepoli udirono la maledizione di Gesù verso il fico sterile.
Dall’altro lato del trittico, sull’altra tavola laterale, cronologicamente siamo il mattino seguente, il fico è seccato fin dalle radici. Abbiamo Gesù e i discepoli che passando videro il fico seccato. Pietro ricordatosi della maledizione fa osservare l’accaduto al Maestro. Gesù esorta ad avere fede, ma una fede che sia capace di dire ad un monte di togliersi dal luogo dove si trova e gettarsi nel mare ( altro che maledire un povero fico!)
Ed al centro del trittico? Nella tavola centrale che comunica il significato abbiamo l’irruzione di Gesù al tempio di Gerusalemme, comunemente conosciuta come la cacciata dei mercanti dal tempio. Gesù però non caccia solo i venditori, caccia sia coloro che vendevano che compravano e rovescia le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi ed infine non permetteva a nessuno di portare oggetti attraverso il tempio ( molto probabilmente ciò che serviva per il culto). Con questo gesto Gesù tende a sovvertire il culto del tempio ed a questi gesti clamorosi, Gesù accompagna parole durissime di invettiva contro quello che era diventato il tempio e l’istituzione religiosa!
Gesù non vuole purificare il tempio, in qualche modo egli ne annuncia l’assoluta inattualità, inutilità e perversità. Privando il tempio dell’offerte necessarie colpisce alla sorgente la sua vitalità.
Il luogo santo per eccellenza che doveva essere la casa di preghiera per tutti i popoli è diventato un covo di ladroni espressione che Gesù riprende dal profeta Geremia.:”L’avete preso per una spelonca di ladri questo tempio che porta il mio nome?” (Ger.7,11).
Questi gesti e queste parole di Gesù provocano reazioni da parte dei capi dei sacerdoti e da parte degli scribi che cercavano di farlo morire.Avevano timore della sua predicazione perché la folla lo ammirava.
Le autorità religiose sono impaurite dalla invettiva di Gesù contro il tempio e l’istituzione religiosa, hanno paura di perdere il loro potere, che nel nome della religione e di Dio si gestisce sempre molto bene.Hanno paura perché hanno trasformato il tempio, luogo santo per eccellenza in un covo di briganti, in una spelonca di ladroni.
A differenza dei briganti che nel covo si rifugiano o nascondono la loro refurtiva dopo essere usciti a depredare le loro vittime, le autorità religiose, non hanno alcun bisogno di uscire dal loro covo ( il tempio) per trovare delle vittime. La gente accorre al tempio credendo che per loro sia un bene essere spennati per la gloria di Dio e (la tasche dei sacerdoti).

Ora possiamo finalmente capire, spiegata la parte centrale del nostro trittico, le due tavole laterali. Nella prima tavola laterale il fico che con il suo splendore esteriore maschera la sua totale sterilità è il simbolo del tempio, della istituzione religiosa che con tutto il suo splendore di sacri palazzi, sacri cerimonie, sacri paramenti, sacro vasellame, nasconde l’assenza totale di Dio. In questo luogo dove tutto sembra troppo santo non c’è più posto per l’unico santo:Dio. Di Dio in verità non si sente molto la nostalgia, sostituito subito dal più pratico dio-profitto mammona.
Ricordate il motivo della sterilità del fico?Non era il tempo dei fichi! Uno dei termini greci con i quali si indica la parola italiana tempo è kairo.j, ed è lo stesso termine utilizzato dall’evangelista Marco all’inizio del suo vangelo in relazione al tempo dell’avvento del regno di Dio, ed è la prima parola pronunciata da Gesù nel vangelo.
Leggiamo infatti nel vangelo di Marco al capitolo 1 versetto 15: il tempo, - in greco kairo.j- è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo.
Non è più il tempo in cui il fico può portare frutti, il tempo in cui l’istituzione religiosa può fare da mediatrice tra Dio e i credenti e le credenti. “Il tempo è compiuto” , la presenza di Gesù rende il regno di Dio vicino agli uomini e alle donne. Gesù rivolgendosi al fico dicendo: Nessuno mangi mai più frutti da te” ! (Mc.11,14), annuncia la fine della mediazione dell’istituzione religiosa, qualunque sia, fra Dio e l’umanità.

Nella seconda tavola laterale il fico è ormai secco fino alla radice, Gesù è infatti entrato nel tempio di Gerusalemme sovvertendone il culto; il fico che simboleggia l’istituzione religiosa è secco, e non potrà mai più rifiorire o portare frutti perché anche le radici sono secche. Pietro ricordatosi dell’accaduto si rivolge a Gesù e Gesù rispondendo esorta ad avere fede, ma una fede capace di modificare la realtà. Gesù esorta ad avere fede perché questa è l’essenziale. Nel tempio ciò che era importante era l’offerta a Dio, con la venuta di Gesù ciò che è importante è la fede in Dio. Il nostro passo evangelico ci dice che i discepoli udirono la maledizione di Gesù contro il fico sterile e il mattino seguente videro il fico seccato fin dalle radici.

E noi credenti di oggi, noi discepoli del terzo millennio? Udiamo la maledizione di Gesù per il fico sterile oppure ci lasciamo affascinare dall’esteriorità e dalla bellezza delle foglie del fico? Riusciamo a vedere che l’esteriorità religiosa è secca fin dalle radici e non porterà frutti? La risposta in quanto protestanti ci sembra scontata, certamente è così, La Riforma, non ha forse cacciato i mercanti dal tempio come ha fatto Gesù a Gerusalemme?

L’interpretazione del biblista Alberto Maggi, che ho citato, era rivolta ad un pubblico, a maggioranza cattolico-romano e voleva sottolineare come molto spesso non era stata recepita la vicinanza del regno di Dio portata da Gesù di Nazaret e l’assenza dunque di mediazione fra Dio e l’umanità poiché Gesù è l’unico mediatore. Questo come protestanti ci fa molto piacere!
Esiste un aneddoto, un racconto sull’opera della Riforma che possiamo forse accostare al passo evangelico del fico sterile e della cacciata dei mercanti dal tempio. Prima della Riforma le scritture erano incatenate e ben chiuse con un lucchetto. Le chiavi del lucchetto le avevano pochi teologi, pochi studiosi; era sempre necessaria la loro interpretazione perché non tutti potevano accedervi. La Riforma ha spezzato la catena ed il lucchetto che teneva imprigionata la Bibbia e la Parola di Dio è tornata libera. Tutti e tutte possono ora accedervi e ricevere personalmente il suo messaggio tornando a ciò che è essenziale. Secondo questo passo evangelico l’essenziale è la fede.

Gesù esorta: abbiate fede. Ma una fede che a differenza del fico sterile sappia fare frutti. Le parole della prima strofa dell’inno 252 dell’Innario Cristiano dicono: “Quando il Signor ritornerà del mondo con splendore un popol saldo troverà pien di fede e d‘amore?

La nostra speranza è che veramente il Signore possa trovare il suo popolo saldo nella fede e nella pratica della giustizia e della carità! Amen

 
Fabio Traversari,  testo riveduto e corretto del sermone tenuto presso la Chiesa Valdese di Firenze durante il culto di domenica 17 Aprile 2005