Matteo 2,1-11

L'arrivo dei Magi


Chi si è recato ad adorare il nato re dei Giudei?

Chi si è recato a Betlemme ed è entrato nella casa dove si trovava il bambino e sua madre per adorare il re dei Giudei che è nato?

Forse i capi dei sacerdoti? Forse degli scribi? Forse il re Erode?

No, assolutamente no!


Il potere politico e religioso non è certo andato ad adorare il nascente re dei giudei.
L’evangelista Matteo scrive il suo Vangelo per dei credenti che provengono dall’ebraismo e sottolinea sempre la continuità del messaggio di Gesù, con le attese messianiche del popolo d’Israele e con la Scrittura, quella che noi oggi chiamiamo “antico testamento”, con termine non molto corretto, perché tale messaggio non è antico, non è superato, è sempre attuale e presente e si compie, cioè è portato a compimento nel messaggio di Gesù.
Proprio l’evangelista Matteo che più di ogni altro sottolinea questa continuità con l’antico testamento, non presenta però nel suo vangelo nessun appartenente al popolo d’Israele ad adorare il nato re dei Giudei. Certo figuriamoci se i rappresentanti del potere politico o religioso, quale esso sia, si recano, ad adorare il Messia tanto atteso.
Ma uno qualsiasi del popolo? I pastori del vangelo di Luca? Uno qualsiasi del popolo!


Questo racconto dell’infanzia di Gesù vuole sottolineare l’apertura universalistica del messaggio del vangelo. Chi si è recato ad adorare il nato re dei giudei? Soltanto dei magi venuti da oriente che hanno visto la sua stella!
Erode, il re, in realtà, udito che è nato il re dei Giudei, fu turbato, e con lui anche tutta la città di Gerusalemme.
Erode raduna i capi dei sacerdoti e gli scribi e si informa dove doveva nascere il messia. Saputo che i Magi volevano andare ad adorare il bambino, chiama loro di nascosto e confida loro che anche lui vuole andare ad adorarlo e per questo una volta trovatolo devono tornare da lui per rivelare il luogo dove si trova.
In realtà Erode vuole eliminare quel bambino, ha timore di perdere potere, come ogni potere politico o religioso! Ma i magi sono avvertiti in sogno di non ripassare da Erode. Erode non si da per vinto, vuole trovare Gesù e fa uccidere bambini innocenti, questo ci ricorda la strage del Faraone ai tempi di Mosè. L’evangelista Metteo ci presenta Gesù come il nuovo Mosè!

 
Ma chi sono questi magi? Matteo chiama questi visitatori inaspettati magoi, questo è il termine greco. La parola ha usi diversi, ma significa “mago”, tale sembra essere il suo significato predominante nella letteratura cristiana. Potrebbe anche designare una casta sacerdotale del mazdeismo o zoroastrismo. Poiché la visita dei magi è determinata dalla visione di una stella potrebbero essere degli astrologi, degli studiosi degli astri e del cielo (o astronomi, se vogliamo nobilitarli, ma all’epoca era più o meno la stessa cosa) e tale disciplina proveniva dall’Oriente.
Ma come si chiamano? Quanti erano? Ma erano tre? Abbiamo sempre sentito fin da piccoli dire che arrivano i re-magi! Effettivamente la loro presenza alla nascita di un re, del messia atteso non è certo una cosa che non scandalizza. E’ inammissibile che i primi a rendere omaggio a Gesù fossero coloro che esercitavano un’attività proibita dalla legge divina. Si legge in Lv 19, 26: “Non praticherete nessuna sorte di divinazione o di magia”. Ben dice la legge del Signore! Quanti imbroglioni, anche oggi! Troppi!

Forse era necessario dare a loro una dignità che allontanasse qualunque sospetto. Così richiamandosi al testo di Isaia 60 v. 3 “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”, i magi sono diventati re e poiché i doni erano tre, allora i magi, o meglio i re-magi, diventarono tre, e poi anche i loro nomi... Gaspare, Melchiorre e Baldassarre; uno bianco, uno nero e l’altro meticcio.... ed i personaggi del presepio erano pronti!
Quando giungono a Gerusalemme guidati dalla Stella la domanda che rivolgono è “Dov‘è il re dei giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo”, questa domanda presuppone che fossero dei pagani, infatti devono essere informati dalla Scrittura che il grande successore di Davide doveva nascere nella città di Davide.

 
Quando i visitatori, i magi, stranieri e pagani, entrati nella casa, visto il bambino con Maria, sua madre, si inginocchiano davanti a Gesù anticipano in modo inconsapevole il giorno in cui ogni ginocchio si piegherà ed ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore come afferma l’apostolo Paolo.( Fu. 2,10-11).

Il Significato della presenza di questi pagani, gli unici ad andare ad adorare il Signore va ricercato nei doni che offrono a Gesù: “Oro, incenso e mirra” ( Mt 2,11).

Portando a Gesù l’oro, i magi riconoscono quel bambino, come loro re. Gesù è venuto a realizzare il regno di Dio, regno che non è limitato ad un popolo, ad una religione, ma è esteso a tutti quegli uomini che accettano di essere amati da Dio, a tutti coloro che riconoscono il Signore Gesù come loro re. L’evangelista anticipa così nell’episodio dei magi venuti dall’oriente, le parole di Gesù che Matteo riporta ai capitolo 8 v. 11: “Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli”.
Portano poi incenso, l’incenso era elemento specifico del servizio sacerdotale. I magi che in quanto stranieri sono “pagani peccatori” (Gai. 2,15), offrendo l’incenso a Gesù svolgono il compito dei sacerdoti, gli unici che potevano rivolgersi direttamente alla divinità nel culto. Il privilegio di essere un popolo sacerdotale è esteso a tutti i popoli, prima fra tutti gli ebrei, in quanto popolo eletto per eccellenza, ma poi anche tutti gli altri popoli, pagani e peccatori compresi.

L’ultimo dei doni offerti dai magi è la mirra. Ma che cosa è? E’ una resina, dall’intensa fragranza, con il quale l’amante conquista il suo/la sua amata, si legge in Pr. 7,17 “Ho profumato il mio giaciglio di mirra”. Il rapporto fra il Signore e il suo popolo, veniva, ad esempio, dai profeti raffigurato con i tratti matrimoniali, dove Israele è la sposa del suo Dio. Ora anche gli stranieri vivono di questo rapporto sponsale con Dio, raffigurato nell’offerta della mirra da parte dei magi.

 
In Erode e nella Gerusalemme turbata, è rappresentata l’opposizione del potere politico e religioso. Erode consulta i capi dei sacerdoti e gli scribi per informarsi su Gesù, ma non è anche quello che succede oggi? Il potere politico si serve della religione per il suo potere ed i “capi dei sacerdoti” di oggi consultano le Scritture a modo loro, ma non si mettono in cammino non si scomodano.

Nei magi, che vengono dall’Oriente, che vengono da lontano sono rappresentate tutte quelle persone che “vengono da lontano”, che erano “lontane”, escluse, emarginate. Chi è lontano non è escluso! Chi è emarginato non è escluso! Chi è straniero non escluso! Chi si sente lontano non è escluso! Chi si sente straniero non è escluso! Chi si sente emarginato non è escluso! 
Ecco il messaggio che Gesù ci ha continuamente proposto con la sua vita e con le sue parabole.


Il racconto dei magi venuti dall’oriente ben simboleggia per anticipazione, anche se sappiamo che è stato scritto dopo che tutto era già accaduto, l’accoglienza di Gesù. Come i magi, per quanto possiamo essere lontani, Dio ci chiama con qualche stella, non dipende da noi, i magi non si mettono in cammino di loro iniziativa, hanno visto la Stella. I magi rappresentano tutti e tutte noi in cammino, ma siamo veramente aperti e disponibili al cammino? Non identifichiamoci troppo facilmente con i Magi! Forse anche noi siamo spaventati in qualche angolo di Gerusalemme e non ci mettiamo in cammino. Forse non siamo come i Magi, ma come Erode e diciamo di volere adorare Gesù ed invece cerchiamo di allontanarlo, come Erode perché spaventati di perdere il nostro privilegio sociale, o come Gerusalemme per paura di perdere il nostro privilegio religioso non ci sentiamo forse buoni Cristiani più degli altri perché siamo protestanti, in modo particolare siamo valdesi! Forse siamo un po’ come Erode! Siamo forse sia un po’ come Erode ed un po’ come i Magi. Per dirlo in termini teologici di Lutero “simul iustus et peccator”.

Quando i magi arrivano da Gesù la loro stella che aveva accompagnato loro dall’Oriente si fermò sopra dove era il bambino e quando videro la stella si rallegrarono e provarono una grande gioia.
Anche noi possiamo provare questa grande gioia quando, ascoltando l’invito della Parola di Dio, ci riconosciamo lontani, venuti da Oriente, ma come i Magi ci mettiamo in cammino guidati dalla nostra stella: la parola di Dio.

Non ascoltiamo gli “Erodi” di turno della nostra società contemporanea, come i magi non torniamo da Erode, non ripassiamo da lui, non è lui il re. Egli non vuole adorare Gesù.

Sia solo la Parola di Dio la nostra guida, come per i magi lo fu la stella. Amen

 

Predicazione di Fabio Traversari, studente presso la Facoltà Valdese di Teologia

Chiesa Valdese di Firenze, Culto di Capodanno-Epifania, Domenica 7 Gennaio 2007