Luca 5, 1-11

VOCAZIONE E MISSIONE


I protagonisti principali di questo passo evangelico sono Gesù e Simon Pietro.  
Per comprendere bene il testo non dobbiamo soffermare la nostra attenzione solo sull’evento prodigioso, ma leggere il passo evangelico alla luce del  rapporto fra la  parola predicata e il segno quale manifestazione della potenza dello Spirito che guida Gesù nel suo ministero terreno. Secondo l’evangelista Luca, Gesù è ormai un predicatore affermato, molto conosciuto al momento della chiamata dei primi discepoli, ha anche già compiuto alcune guarigioni che accompagnano la parola quale segni della misericordia di Dio.
Attenzione a leggere i miracoli sempre e solo storicamente!
Luca ha probabilmente voluto costruire questa narrazione per collegare nella sua opera, della quale oltre all’ evangelo fa parte il libro degli Atti, la chiamata di Simon Pietro, protagonista principale della pesca miracolosa a quella dell’apostolo Paolo che si converte come sappiamo sulla via per Damasco.
In questo modo i grandi apostoli della prima comunità cristiana hanno avuto entrambi un incontro secondo lo Spirito anche se Simon Pietro ha vissuto con Gesù.
E’ infatti la manifestazione della straordinarietà della persona di Gesù  che cambia radicalmente la vita di chi incontrando Gesù riconosce in lui la presenza di Dio.
Se leggiamo   gli altri vangeli ,  ad esempio Marco e Matteo, Il racconto è molto più breve e non vi sono narrati miracoli in relazione alla chiamata dei primi discepoli: non c’è traccia della pesca miracolosa e differentemente dall’evangelo di Luca,  Gesù non è ancora molto conosciuto. Matteo e Marco collocano molto presto la chiamata di Simon Pietro e degli altri discepoli e  lo sfondo della loro vocazione è costituito solo da una breve dichiarazione sulla predicazione di Gesù. Dunque possiamo dire a questo punto confrontando il nostro passo con i testi paralleli  che in Luca i futuri discepoli non seguono un semplice predicatore di un regno che si avvicina, ma sono spettatori di un evento, seguiranno colui che ha manifestato con opere e parole il suo essere figlio di Dio.
L’ambiente in cui si svolge il racconto è la riva del Lago di Gennesaret dove si trovano due barche e una è di Simon Pietro. Alcuni pescatori  erano scesi dalle barche e lavavano le reti.
Gesù salito sulla barca di Simon Pietro insegnava alla folla che si stringeva intorno a lui per ascoltare il suo insegnamento.
Terminato di insegnare alla folla Gesù invita Simon Pietro a prendere il largo e  a gettare le reti. Tutta la notte Simon Pietro e i suoi compagni avevano faticato e non avevano preso nulla, forse non c’erano pesci e non avevano certo molta voglia  di tornare al largo per pescare. Ma Gesù invita a farlo e Simon Pietro, secondo la parola di Gesù getta le reti. Egli getta le reti nel lago perché ha fiducia nella parola di Gesù e solo per questo.
Quale la reazione di Simon Pietro e dei suoi compagni davanti alle reti piene di pesci?
Spavento, paura.
Simon Pietro riconosce la sua condizione di peccatore e vuole che Gesù si allontani da lui.
Simon Pietro è profondamente colpito dalla propria condizione di peccatore.
Non si tratta di una connotazione morale del peccato, della trasgressione di qualche regola. L’essere peccatore è la condizione dell’umanità.
Simon Pietro allontana Gesù perché è consapevole che il peccato divide Dio dall’uomo ed ha paura.
Gesù  però gli  annuncia  che diventerà “pescatore di uomini”, cioè suo testimone, da quel momento in poi il suo compito sarà quello di gettare le reti nel mondo intessendo reti di relazioni annunciando la presenza di Dio in Gesù.
Il peccato viene superato attraverso Gesù che si avvicina all’umanità peccatrice affidando un compito nel progetto di liberazione di Dio.
Gesù è come se dicesse a Simon Pietro: Tu sei peccatore ai tuoi occhi e nessuno lo può mettere in dubbio, ma non ti allontanare da me, non aver paura io  mi avvicino a te e ti rendo mio testimone, io non ti considerò più come peccatore.
Lutero scrive a proposito di quanti riconoscono il loro peccato:
“ai loro propri occhi e in verità essi sono ingiusti, ma davanti a Dio sono giusti, perché tali egli li considera(..) Sono peccatori in realtà, ma giusti a causa della considerazione di Dio che ha misericordia di loro…”
Non c’è da parte di Gesù un’assoluzione dei peccati, non concede l’indulgenza plenaria, afferma solamente che Simon Pietro diventerà un pescatore di uomini.
A ciascuno e ciascuna di noi oggi si rivolge Gesù  anche a te caro fratello e cara sorella come si è rivolto a Simon Pietro dichiarandolo pescatore di uomini.
Forse anche noi abbiamo paura come Simon Pietro davanti alla rivelazione di Dio in Gesù? Abbiamo noi spavento e paura della missione che ci viene affidata? Di cosa abbiamo paura!?
Noi siamo numericamente pochi come evangelici in Italia, ma il nostro paese e il luogo nel quale dobbiamo essere testimoni della Parola del Signore.
E’ per noi il luogo nel quale dare la nostra testimonianza che deve avvenire non imponendo il nostro modo di essere chiesa, ma proponendo il vangelo quale messaggio di librazione quale incontro con Gesù che capovolge la nostra vita in tutte le relazioni con noi stessi, con gli altri e con Dio.
L’augurio è che tutti e tutte noi guidati dalla grazia di Dio possiamo rispondere a questa chiamata come hanno riposto Simon Pietro e i suoi compagni che “tratte le barche a terra lasciarono ogni cosa e lo seguirono”.
Non dobbiamo aver paura perché è certo che Dio stesso farà di noi dei suoi "discepoli fedeli" e ci renderà  “pescatori di uomini”.
“Venite dietro a me”- dice il signore- “ed io vi farò dei pescatori di uomini.”
Il Prof Fulvio Ferrario lo spiega molto bene nel suo libro "Libertà di Credere" nel capitolo sulla chiesa a pag. 202  “parlando” della santità della chiesa ,e quindi dei discepoli chiamati dal Signore alla sequela scrive: "Dio non si spaventa del peccato dei suoi, ma insiste ad affidare la predicazione dell'evangelo a queste persone radicalmente inadeguate. Egli vuole che vivano secondo la sua parola, ma non aspetta, per chiamarle, che siano quelle che dovrebbero essere né attende che la chiesa sia lo specchio dell'evangelo che predica. Non domani, ma ora i credenti sono inviati come missionari nel mondo e il contenuto del loro messaggio, Cristo stesso, li converte giorno dopo giorno mediante la tenace e potente dolcezza dello Spirito".
Oggi il Signore ci interpella domandandoci : “ Chi manderò ? E chi andrà per noi?” (Isaia 6,8)
Che ciascuno e ciascuna di noi possa rispondere guidato dallo Spirito Santo: “Eccomi, manda me!”(Isaia 6,8) 
Amen

Predicazione tenuta da Fabio Traversari presso la Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, Domenica 8 Febbraio 2004,  Septuagesima   (70 giorni prima di Pasqua)