Giovanni 20, 11-18
Perchè piangi ?

 

11 Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro,
12 ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù.
13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto».
14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.
15 Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: «Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò».
16 Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!»
17 Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"».
18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.

Cfr. anche Ezech. 37, 9-14; I Pt 1, 3-9; Mc 16, 9-15

 

Cari Fratelli e Sorelle, in presenza di un racconto come questo, così bello, così luminoso, così immenso nel suo annuncio di vittoria, di grazia, di gloria, non si sa da dove cominciare; non si sa da dove cominciare ad attingere a piene mani ai tesori racchiusi come in uno scrigno in questi pochi, ineguagliabili versetti dell’evangelo secondo Giovanni. Cominceremo da dove comincia Gesù.

Gesù comincia da una donna. Non comincia più come aveva cominciato all’inizio del suo ministero, scegliendo dodici uomini: Pietro, Giacomo, Giovanni, Andrea, Filippo e tutti gli altri. A nessuno di questi Gesù appare per primi. A nessuno di loro Gesù affida la più grande e bella notizia mai udita in questo mondo, la notizia che per una volta la morte è stata vinta, che per una volta la morte non ha avuto l’ultima parola. Questa notizia che sta al cuore della fede cristiana ed è la ragione incrollabile della nostra speranza, Gesù non l’ha affidata ai grandi apostoli uomini, uno dei quali l’ha tradito, l’altro l’ha rinnegato tre volte e tutti, senza eccezione, l’hanno abbandonato, non a loro Gesù ha affidato il messaggio più grande, quello decisivo, la parola-chiave della fede e della storia: “Risurrezione!”, la parola più divina di tutte, quella che più e meglio di ogni altra ci porta vicino al mistero di Dio che è un mistero di luce, questa parola che è la più preziosa della Bibbia dopo il nome tre volte santo di Dio. Questa parola Gesù non l’ha affidata ai signori apostoli, ma prima di tutto e di tutti a una donna, che non era apostola, ma che Gesù ha incoronato quella mattina “apostola degli apostoli”.

Si, da qui dovevamo cominciare perché da qui comincia Gesù: da una donna. Così facendo Gesù va completamente contro corrente, perché allora le donne non erano accettate come testimoni nei tribunali; la loro parola non valeva niente; Gesù distrugge questa discriminazione affidando proprio a una donna la testimonianza più importante di tutte. Ma chi è questa donna che Gesù sceglie come prima testimone della risurrezione? E’ Maria di Magdala (Magdala era un villaggio situato nel Mar di Tiberiade in Galilea), più nota però come Maria Maddalena, che secondo la tradizione era un’ex-prostituta che si era messa a seguire Gesù, ed era presente, insieme ad altre Marie sia alla morte di Gesù, sia alla sepoltura e ora accanto al sepolcro.

Non so se avete mai visto o sentito l’opera rock americana che si chiama Jesus Christ Superstar. Contiene una bellissima aria cantata da Maria Maddalena che dice così: “Io non so come amarlo. Non so che cosa fare, come muovermi con lui. Sono stata cambiata, si, realmente cambiata. In questi ultimi giorni, guardando a me stessa mi sembra di essere un’altra. Non so come interpretare questo fatto. Non capisco perché egli mi commuove. E’ un uomo, solo un uomo, e io ne ho avuti tanti di uomini. Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere. Che cosa mi sta accadendo. Eppure, se dicesse che mi ama, sarei perduta, sarei spaventata. Non sarei all’altezza, semplicemente non sarei all’altezza. Mi girerei dall’altra parte. Indietreggerei. Non vorrei sapere. Mi spaventa tanto. Lo desidero tanto. Lo amo tanto.”.

Ecco descritto mi sembra molto bene il conflitto interiore di Maria Maddalena, trasformata da Gesù e quindi impaurita dal suo potere divino di perdono, e al tempo stesso, forse, innamorata di quest’uomo, che sembra come tutti gli altri, e invece è come nessun altro. “Non so come amarlo” dice Maria Maddalena: se amarlo come il mio liberatore, o amarlo in un altro modo che non so quale possa essere, e non oso confessare neppure a me stessa. E’ quest’altro amore che la spinge a cercare almeno il corpo di Gesù: alla persona che le sta davanti e che lei pensa sia il giardiniere, ella dice: “Se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai posto, e io lo prenderò” (20,15).

E’ dunque a questa donna scartata due volte (come donna la cui parola non vale nulla e come ex-prostituta per la sua condotta scandalosa), a questa donna scartata due volte sia dalla società civile sia dalla comunità religiosa che Gesù affida l’annuncio della Risurrezione, che è la pietra angolare su cui poggia l’intero edificio della fede e della Chiesa. Veramente tu sei un Dio che compie meraviglie, che sceglie le cose disprezzate del mondo per confondere quelle da tutti onorate, che capovolgi i nostri criteri di giudizio, che innalzi gli umili e abbassi i potenti. Con Te, Signore Gesù Cristo, i primi diventano ultimi, e gli ultimi primi.

Ma questa donna che Gesù sceglie è una donna in lacrime: “Maria se ne stava presso il sepolcro a piangere” (v.11). Per ben due volte (prima i due angeli, poi Gesù stesso) le rivolgono la stessa domanda: “Perché piangi?”. Dobbiamo fermarci un istante su queste lacrime. Abbiamo mille motivi per piangere. Credo che non ci sia nessuno che non abbia mai pianto in vita sua. E se per caso non avessimo una ragione personale per piangere perché le cose ci vanno abbastanza bene, ci sono le condizioni del mondo che ci offrono tanti motivi per piangere, a motivo dei conflitti, delle guerre, della fame, delle ingiustizie, delle spaventose contraddizioni che vediamo ogni giorno. Abbiamo mille motivi per piangere se il nostro cuore non è di pietra, ma di carne, se abbiamo un po’ di compassione per l’uomo e per il mondo attraversato da tanto dolore.

C’è una leggenda ebraica che dice che nel mondo esistono 36 giusti, che sono il cuore moltiplicato del mondo, che prendono su di sé il dolore del mondo così che attraverso loro tutte le nostre lacrime si versano nel cuore di Dio. Quando uno di questi Giusti sale al cielo, è così ghiacciato che Dio deve riscaldarselo tra le dita per mille anni prima che la sua anima possa dischiudersi al Paradiso. Per dire quanto è grande il dolore del mondo.

Ma Maria non piange per se stessa o per le condizioni del mondo. Piange perché il sepolcro è vuoto, dove c’era Gesù, non c’è più nulla. Il corpo scomparso di Gesù è una metafora per l’eclissi di Dio nella società moderna, soprattutto occidentale. Maria piange per il vuoto lasciato dall’eclisse di Dio, piange per la perdita di Dio. Non so se conosciamo questo dolore. Nella Bibbia c’è un Salmo che ne parla: “Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte, mentre mi dicono continuamente: Dove è il tuo Dio?”. Perché piangi? Piango perché soffro per questo vuoto, non lo posso accettare, non mi rassegno a una presenza diventata assenza, non mi rassegno a vedere Dio emarginato o ignorato, come qualcosa di superfluo, o di ingombrante, o di irrilevante. Donna, perché piangi? Piango perché l’Europa in larga misura ti ha perso di vista, e anch’io, con la mia generazione, abbiamo perso le tue tracce. Sono venuta a cercarti, ma non ti ho trovato. Spero che il dolore di Maria Maddalena lo proviamo un po’ anche noi.

Ma ecco: colui che era scomparso, appare; colui che sembrava assente, è presente. E’ presente, ma non è riconosciuto. Questo è il destino di Dio nel mondo: essere presente e non essere riconosciuto. Si parla tanto della assenza di Dio: ma Dio non è assente, è presente, ma non è riconosciuto. Come succede qui a Gesù: “Maria vide Gesù in piedi, ma non sapeva che era Gesù” (20,14). Lo vede, ma non lo riconosce. Perché non lo riconosce? Certamente perché il corpo risorto di Gesù è diverso da quello che aveva durante la sua vita, è un corpo nuovo, e il fatto che Maria non lo riconosca esprime appunto la diversità e novità del corpo risorto rispetto a quello di prima.

Ma il tema di vedere e non riconoscere è molto ampio e concerne il nostro modo di guardare tutta la realtà che ci circonda. Ad esempio: vedere il cielo e la terra e non riconoscere la mano di Dio; vedere la creatura e non riconoscere il Creatore; vedere la vita e non riconoscere “la Fonte della vita” (Salmo 36,9); vedere l’altro e non riconoscere il prossimo; vedere il prossimo, e non riconoscere il fratello; vedere un malato, un carcerato, un profugo, un affamato e non riconoscere quello che Gesù chiama uno dei suoi “minimi fratelli” (Matteo 25,40). Che cosa vuol dire “riconoscere”? Vuol dire vedere quel che non si vede, vedere oltre le apparenze, vedere quel che è nascosto agli occhi del corpo, ma è evidente agli occhi del cuore; in una parola vedere l’invisibile. Come dice l’apostolo Paolo: “Noi abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; perché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne” (II Corinzi 4,18).

Maria non riconosce subito Gesù, ma poi lo riconosce. Quando? Quando Gesù le parla. Finché Dio resta muto, è una Sfinge, un Enigma, una grande Domanda senza risposta, uno Sconosciuto, come quello al quale gli Ateniesi avevano eretto un altare “Al Dio sconosciuto” (Atti 17,23). Dio lo si conosce e riconosce nella sua Parola. Quando Gesù parla, allora Maria lo riconosce. E che cosa le dice Gesù? Non le dice, come potremmo aspettarci: “Io sono Gesù, non sono il giardiniere”, no, le dice: “Tu sei Maria; ti conosco e ti riconosco”. E Maria risponde: “Rabbunì!” che vuol dire Maestro! C’è dunque qui un doppio riconoscimento: Maria riconosce Gesù nel momento in cui Gesù riconosce Maria!

E non vi sembra meraviglioso che la prima parola di Gesù risorto sia: “Donna, perché piangi?”. Come per dire: “So bene che ci sono tante ragioni per piangere, davvero tante. Ma ora ce n’è una per non piangere, una sola, ma c’è: Gesù è risorto, la morte è stata vinta, l’ultima parola ce l’ha la vita e non la morte, la libertà e non l’oppressione, la giustizia e non l’ingiustizia, il bene e non il male, la gioia e non il dolore. Si, c’è una ragione per non piangere, una sola, ma c’è: è quella che celebriamo in questo culto e che vogliamo gelosamente custodire nel nostro cuore, per non dimenticarla nel giorno delle lacrime. E non vi sembra meraviglioso che la seconda parola che Gesù risorto pronuncia sia il nostro nome: “Maria!” Gesù si trova già aldilà del confine della morte, nel mondo nuovo di Dio, ma non dimentica il nostro nome e ci chiama: “Maria!” “Carlo!” “Franco!” “Anna!” “Laura!”. Mettete il vostro nome al posto di quello di Maria, scrivetelo nella vostra Bibbia. Gesù risorto, dall’altro versante della realtà, ci chiama per nome a entrare nella comunità della risurrezione, dove si sa che l’ultima parola ce l’ha Lui, e non la morte, Lui, il primo e l’ultimo, e il vivente nei secoli dei secoli.

Cari Fratelli e Sorelle, io mi devo fermare perché l’ora è avanzata, ma l’evangelo di Pasqua continua. Ci sono altri tesori nei versetti successivi che non abbiamo il tempo di mettere in luce. Ma quello che abbiamo udito è più che sufficiente per celebrare una “Buona”, anzi un’ “Ottima Pasqua”. Amen.

Pastore Paolo Ricca - sermone predicato in occasione del culto di Pasqua, Domenica 31 marzo 2013, Chiesa Evangelica Valdese di Firenze