Giovanni 6,47-51

Gesù è il pane

 

47 In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna.
48 Io sono il pane della vita.
49 I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono.
50 Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia.
51 Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane
vivrà in eterno; e il pane che io darò per la vita del mondo è la mia carne».

 

Salmo 104,14-15; 27-28;33-34; Apocalisse 3,20; Matteo 4,1-4

 

Cari Fratelli e Sorelle,
Gesù parla di pane. Anche noi ne parliamo ogni giorno, perché quando parliamo di lavoro, di disoccupazione, di precariato, parliamo di pane. Anche il lavoro è pane. Ma anche quando parliamo di salute, parliamo di pane: anche la salute è pane. E anche quando parliamo di amore, parliamo di pane: anche l’amore è pane. Parliamo continuamente di pane. Non possiamo non parlarne. L’umanità ne parla da sempre, dall’inizio della sua storia. In ogni tempo e in ogni luogo, ne parla ogni famiglia, ogni singola persona, ogni gruppo sociale, ogni popolo. Tutti parlano di pane.

Se avessero la parola , ne parlerebbero anche gli animali, perché anche loro devono mangiare, non una volta ogni tanto, ma ogni santo giorno.Anche noi dobbiamo mangiare ogni santo giorno. Senza pane non si vive, perciò il pane è il problema numero uno. Lo sappiamo tutti. Dovrebbe saperlo anche il prossimo governo del nostro paese, se ne avremo uno, dovrebbero saperlo tutti i governi del mondo, che invece spesso lo dimenticano, e mettono in cima alla loro agenda altre priorità. Aspetto ancora un governo che metta al primo posto, come problema numero uno, il pane.

Gesù sa, come sappiamo noi, che il pane è il problema numero uno dell’umanità. Perciò ci ha insegnato a dire nel “Padre nostro” come prima richiesta tra quelle che riguardano noi: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Gesù prende sul serio il problema del pane perché prende sul serio il problema della fame. Non so se nella vostra vita avete mai avuto fame senza avere il pane. Noi abbiamo fame, o almeno appetito, ogni giorno, ma ogni giorno abbiamo il pane. Ma avere fame e non avere pane, io non so che cosa voglia dire, so solo che deve essere terribile. Gesù sa che cosa vuol dire avere fame e non avere pane, avendo digiunato quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, e “alla fine”, dice l’Evangelo letto poco fa, “ebbe fame”, ma non c’era pane, c’erano solo pietre, che Egli non trasformò in pane, come gli suggeriva il diavolo. Gesù dunque sa cosa vuol dire aver fame, e quindi conosce il valore unico, assoluto del pane. Per questo dedica al pane l’ampio discorso del capitolo 6 (uno dei più lunghi del quarto evangelo), ma prima di parlare del pane, Gesù lo moltiplica e lo distribuisce alla folla di cinquemila persone affamate che sono state saziate. Davanti alla fame dell’uomo, Gesù non fa discorsi, ma moltiplica il pane, affinché tutti siano saziati e la fame sia debellata per sempre. Questo dunque è il primo evangelo del nostro testo: Gesù, pane di Dio disceso dal cielo, sa che cosa vuol dire “fame” avendola provata lui stesso, perciò prima di fare qualunque discorso sul pane lo ha moltiplicato affinché ce ne sia per tutti. E proprio questo è il primo “evangelo del pane”: che ce ne sia per tutti.

Ma poi ce n’è un secondo, ed è di questo secondo “evangelo del pane” che Gesù parla il giorno dopo aver moltiplicato i pani e i pesci, quando la folla lo cerca (il giorno prima voleva “rapirlo per farlo re” – versetto 15), ma Gesù si accorge che non è lui che cercano, bensì il pane: “voi mi cercate-dice- perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati”. E aggiunge subito: “Adoperatevi non per il cibo che perisce ma per il cibo che dura in vita eterna” (v.27). Ecco, qui comincia il secondo “evangelo del pane”.

Il primo l’abbiamo detto: il pane quotidiano, il pane per il corpo che sazia la fame dell’uomo è fondamentale, è prioritario, è preliminare a qualunque discorso, deve essercene per tutti i cinquemila. Ma ora che la gente è stata saziata, ora che non più fame di pane, ora può ascoltare il discorso di Gesù sull’altro pane. Si, c’è anche un altro pane, che non è quello che Gesù ha moltiplicato. E’ il pane di cui Gesù parla già nella 1a tentazione, quando respinge il consiglio del diavolo di trasformare le pietre in pane dicendo: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio” (Matteo 4,4).

Vivrà certamente di pane, anzitutto di pane, ma non soltanto di pane, perché non c’è solo il pane per il corpo, ce n’è un altro, così come non c’è solo la fame di pane, ma c’è anche nell’uomo la fame di giustizia e Gesù dichiara “Beati gli affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,6). Beato te, se non hai solo fame di pane, ma anche di giustizia. Ma nell’uomo c’è anche fame e sete di libertà, fame e sete di verità, fame e sete di pace, fame e sete di felicità, fame e sete di amore - un’infinita fame e sete di amore. Beato te, se non hai solo fame di pane, ma hai fame e sete di libertà, di verità, di pace e di amore. Ma l’elenco non è finito! C’è nell’uomo una inesauribile fame e sete di conoscenza. Beato te, se hai questa fame che viene saziata dal pane della scienza. E c’è anche nell’uomo, una insopprimibile fame e sete di bellezza e di armonia. Beato te, se hai questa fame e sete, perché puoi saziarla con il pane delle arti e della musica. Ma neppure ora l’elenco è finito.

Nell’uomo c’è un’altra fame ancora più profonda e misteriosa: la fame e la sete di Dio, di cui parla il profeta Amos: “Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, l’Eterno, che io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete di acqua, ma la fame e la sete d’udire la parola dell’Eterno” (8,11). Beato te, se conosci questa fame e questa sete! Beato te, se sei venuto in chiesa perché hai questa fame e questa sete- sete dell’anima, sete di Dio. “L’anima mia è assetata di Te, la mia carne ti brama, in una terra arida che langue senz’acqua” (Salmo 66,1). Ecco: il secondo “evangelo del pane” di cui Gesù ci parla questa mattina è la risposta a questa fame e a questa sete. E la risposta qual è? Eccola: “Io sono il pane della vita” dice Gesù. Egli non è solo colui che moltiplica il pane e lo distribuisce: è lui stesso il pane che sazia la fame e la sete di Dio. Lo dice due volte: “Io sono il pane della vita”, “Io sono il pane vivente”: è come se dicesse: “Io sono la vita della vita”, perché il pane è ciò che ci fa vivere e allora “pane della vita” vuol dire “vita della vita”, ciò che fa vivere la vita, ciò che le da sostanza e consistenza, come se la vita non bastasse a se stessa, come se non bastasse essere vivi per vivere veramente, come se la verità della vita non fosse nella vita ma in Gesù. E allora: “Io sono il pane della vita” significa “Io sono il pane della verità della tua vita” o più semplicemente: “Io sono la verità della tua vita”.

E qual è questa verità? Ecco la risposta di Gesù:” il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo” (v. 51). “la mia carne” vuol dire la mia storia, cioè la mia vita dalla greppia di Betlemme alla croce del Golgotha, la mia vita totalmente vissuta per gli altri e alla fine donata come prezzo di riscatto “per la vita del mondo “, dice Gesù: Egli non è solo la verità della tua vita, è la verità della vita del mondo- ed ecco la verità: la tua vita è riscattata, è perdonata, è liberata, è riconciliata; puoi essere lieto, sereno e felice, nulla e nessuno ti può rovinare la vita, Gesù l’ha messa al sicuro nella fortezza del suo perdono e della sua guida. La vita della nostra vita, anzi la vita stessa del mondo è la vita di Gesù offerta sulla croce. “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” e apre le porte a un nuovo mondo, a una nuova umanità, a una nuova vita. Ecco l’altro pane che Gesù ha portato: il pane dell’amore e della grazia di Dio, che Gesù non solo ha portato, ma che è stato ed è nei secoli dei secoli per tutte le generazioni: “Io sono il pane della vita”, io sono la vita della vita. Questo pane è disceso dal cielo, non venuto su dalla terra, non è un prodotto della terra, un prodotto dell’uomo. Però è un prodotto per l’uomo, per ciascuno di noi, tutti abbiamo bisogno di questo pane.

”Chi mangia di questo pane vivrà in eterno” (v.51). Che cosa vuol dire “mangiare di questo pane”? Vuol dire credere in Gesù, ma l’immagine del mangiare è molto istruttiva, ci fa capire bene che cosa vuol dire “credere”: vuol dire entrare in un rapporto intimo, personale, come con il cibo quando mangiamo: il cibo entra dentro di noi e diventa nutrimento, così credere in Gesù significa nutrirsi di Lui, dei suoi pensieri, della sua sapienza, del suo perdono, del suo sacrificio, della sua vittoria sul male, sul peccato e sulla morte, della sua vittoria sulla rassegnazione, sullo scetticismo, sull’incredulità- nutrirsi di questa vittoria, ecco cosa vuol dire “mangiare del pane disceso dal cielo”, cioè credere in Gesù, l’ultimo Adamo, l’uomo nuovo per un mondo nuovo.

Peccato che oggi in questa chiesa non è prevista la celebrazione della Cena del Signore. Sarebbe stato bello concludere questa predicazione con la condivisione del pane della Cena, segno potente ed efficace del pane di Dio che è disceso dal cielo e che da vita al mondo. Ma anche così, anche senza il segno, abbiamo la sostanza nella fede, abbiamo Gesù, pane della vita, vita della vita, della vita nostra e del mondo.

Amen

Predicazione del Pastore Palo Ricca, Chiesa Valdese di Firenze, Domenica 10 Marzo 2013