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2017
quinto centenario della Riforma protestante

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Pagina con eventi e notizie

Liberta' e obbedienza in Lutero

 

In questa intervista il professor Paolo Ricca, gia' ordinario di Storia del cristianesimo (1976-2002) presso la Facolta' valdese di Teologia di Roma e curatore della collana "Lutero - Opere scelte, parla dell'ultima opera pubblicata in questa collana,' lo scritto: L'autorità secolare, fino a che punto le si debba ubbidienza (1523). Pubblicata nel 1523, L'autorita' secolare esprime l'etica politica di Lutero aiutandoci a comprendere il rapporto tra la dura posizione presa due anni dopo nella guerra dei contadini, quella precedentemente illustrata nella Liberta' del cristiano, vero "manifesto" della Riforma, e le piu' tarde riflessioni critiche.

Afferma Paolo Ricca: "l'autorita' secolare e' un frutto maturo e rappresenta un punto fermo nella visione luterana della natura del potere politico, della posizione e della funzione della comunita' cristiana nella societa', del comportamento cristiano nei confronti dell'autorita' costituita e della sua responsabilita' nella gestione della cosa pubblica".

Nel libro appare il Lutero moderno accanto al Lutero ancora parzialmente medievale, ed emerge chiaramente la sua concezione della liberta' che rappresenta un primo passo verso cio' che oggi chiamiamo laicita'.

Radio Voce della Speranza, 9 Aprile 2015

 

Il tempo della Riforma

 
di Dieter Kampen
 
L'anniversario della Riforma nel 2017 impone di raccontarla e di interpretarla. Questo succede per forza di cose dalla prospettiva e a partire dalle esigenze d'oggi. Si deve quindi in qualche modo reinventare il racconto della Riforma per renderlo significativo per l'oggi. E non solo le chiese protestanti devono dare una loro visione della Riforma, ma anche la Chiesa cattolica è chiamata in causa e deve in qualche modo valutare cosa 500 anni fa sia successo. La ricerca delle visioni e dei giudizi è ancora in divenire, ma già si possono individuare alcune posizioni.
È ferma volontà delle chiese evangeliche, almeno per quanto riguarda la EKD-Chiesa Evangelica in Germania e la FLM-Federazione Luterana Mondiale, voler celebrare questo anniversario in spirito ecumenico. Per la Chiesa cattolica questo richiede ancora della discussione. Anche se negli ultimi anni sono stati rivalutati positivamente alcuni aspetti delle intenzioni di Lutero e della Riforma, tradizionalmente essa viene vista come evento che ha distrutto l'unità della cristianità occidentale e quindi viene valutata negativamente. Già il fatto che ancora oggi la Chiesa cattolica non riconosca alle chiese protestanti lo status di chiesa, fa capire che le ferite di questo scisma sono ancora aperte.
 
 
Raccontare la storia insieme
Tanto più è motivo di gioia che nel 2013 è uscito il documento "2017: la Riforma. Dal conflitto alla comunione"[1]. Sebbene non sia un documento della Chiesa cattolica e della FLM, ma il risultato di una commissione bilaterale istituita dalle due chiese in preparazione al 2017, come tale ha una voce abbastanza autorevole. In questo documento, per la prima volta a questi livelli ecclesiastici, cattolici e evangelici raccontano insieme la storia della Riforma [2]. Questo fatto è di fondamentale significato, perché ogni volta che si racconta una storia alla fine la si memorizza in modo diverso. La propria percezione può mutare profondamento quando si racconta lo stesso fatto con concetti differenti. Così ad es. il decreto sull'ecumenismo del Vaticano II Unitatis redintegratio, raccontando la Riforma, affermava: "comunità non piccole si sono staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica"[3], mentre il documento comune formula in modo neutro: "Alla fine della terza sessione del concilio di Trento si dovette riconoscere realisticamente che l'unità della Chiesa nel mondo occidentale era stata distrutta." (98) Pare evidente che la seconda formulazione ha un potenziale ecumenico molto maggiore.
In questo documento ecumenico il racconto del conflitto di Lutero con la gerarchia della sua chiesa sottolinea un motivo costante: "Nel corso dell'intero processo, che si concluse con la scomunica di Lutero, si mantenne costantemente un'ambivalenza di fondo. Lutero proponeva questioni perché venissero discusse e presentava argomentazioni. ...ma benché gli fosse stato garantito che sarebbe stato ascoltato, ricevette ripetutamente la comunicazione che doveva ritrattare o altrimenti sarebbe stato proclamato eretico." (46) Al punto 48 si parla di fraintendimenti e di "una pressione a ritrattare, senza nemmeno offrirgli l'opportunità di comprendere la posizione del cardinale." (48) "Il conflitto sulle indulgenze si sviluppò rapidamente diventando un conflitto sull'autorità." (52) Anche per quanto riguarda i cosiddetti Religionsgespräche, si costata: "Tattiche, intrighi e pressioni politiche ebbero un importante ruolo in questi colloqui." (72)
Quindi, volendo risolvere problemi teologici con i mezzi del potere, 500 anni fa non si è realmente potuto discutere le questioni. Il documento non lo dice, ma la conclusione è chiara: oggi abbiamo la possibilità di discutere le questioni teologiche ed è ancora aperta la questione sulla compatibilità delle due posizioni. Per la dottrina della giustificazione il dialogo degli ultimi decenni ha dimostrato una compatibilità di fondo. Questo non vale ugualmente per altri temi controversi, ma la discussione è tuttora in corso e i giudizi reciprochi non sono ancora definitivi.
Il racconto della Riforma viene preceduto da una riflessione sul concetto "riforma". (36-39). Questo è importante, perché di riforme c'erano tante nella storia della chiesa, anzi esse sono parte integrante dell'essere chiesa e generalmente hanno una funzione positiva. Con ciò non è ancora detto che questo valga anche per la Riforma con la R maiuscola, ma almeno potenzialmente viene iscritta in un orizzonte positivo.
Viene anche sottolineato come nella storiografia, sia luterana che cattolica, negli ultimi decenni, sia stato sottolineato il radicamento della teologia luterana nella teologia medievale e in quella dei padri della chiesa. Questa ricerca ha naturalmente un grande potenziale ecumenico. Fortunatamente, oggi nessuno crede più che Lutero abbia sviluppato cose totalmente nuove, per così dire in uno spazio vuoto, solo leggendo la Bibbia.
 
 
Modelli diversi per spiegare la Riforma
Ci sono però modelli diversi per spiegare questo nesso tra medioevo e Riforma. Volker Leppin, nella sua storia del medioevo [4], sottolinea la grande pluralità delle scuole teologiche diverse, delle forme di spiritualità, delle culture e delle concezioni politiche. Questa diversificazione e polarizzazione delle forze aumentava verso la fine del medioevo finché con la Riforma l'unità della chiesa occidentale si spezzava.
La visione della pluralità delle scuole e teologie all'alba della Riforma inseriscono Lutero in una ricerca teologica che è iniziata secoli prima di lui. Che la sua teologia fosse eretica inizialmente non era evidente, ma si tratta piuttosto di un giudizio ex posteriore. Infatti, solo con il Concilio di Trento la Chiesa cattolica ha dogmatizzato alcune questioni in discussione e ha quindi definito cosa fosse cattolico e cosa eretico. Penso che oggi sia bene riscoprire la pluralità della teologia medievale e chiedersi, senza voler fare di ogni erba un fascio, se nella visione di una chiesa universale non possano o meglio debbano esistere scuole di pensiero diverso.
Un'altro approccio interessante viene proposto da Bernd Hamm con il concetto di emergenza [5] Lo storico mette in evidenza come già a partire dal 14esimo secolo veniva sempre più sottolineato il ruolo della grazia divina. In questo sviluppo, il passo successivo dalla grande preponderanza della grazia al "sola grazia" di Lutero era solo un piccolo passo, non più grande di molti altri fatti precedentemente in questa direzione, ma quest'ultimo, con l'introduzione del "sola", fece emergere un'impostazione teologica radicalmente diversa. Il pregio di questo concetto è che riesce a mettere in evidenza sia la continuità che la novità radicale del pensiero di Lutero.
Una critica avanzata verso il documento "Dal conflitto alla comunione" è la sua concentrazione su Lutero, mentre la Riforma è stata un fenomeno europeo che, in vari Paesi, ha avuto protagonisti diversi. Non stupisce quindi se le altre chiese protestanti non sono tanto entusiaste di questo documento cattolico-luterano. Certamente il pensiero di Lutero ha avuto una forte influenza sugli altri riformatori, ma già le rotture con l'ala radicale, con Zwingli e con Erasmo dimostrano che la Riforma era un fenomeno complesso, non riducibile alla sola figura di Lutero. D'altra parte è anche vero che Lutero, con il concetto di sola grazia e la conseguente ridefinizione del rapporto tra uomo e Dio, ha proposto i concetti chiave del protestantesimo, concetti senza i quali il volto della Riforma sarebbe stato molto diverso. Anche se in tutta l'Europa c'erano fermenti di riforma e anche se possiamo presumere che una qualche riforma ci sarebbe stato anche senza Lutero, mi sembra giusto attribuirgli un ruolo chiave in questo processo.
Una critica molto più radicale verso un approccio che si concentra sulla figura e il pensiero di Lutero proviene da una storiografia il cui rappresentante più in voga in questo momento in Germania è probabilmente Heinz Schilling. Egli giudica un tale approccio come antiquato e motivato da ideologie religiose. [6] Secondo Schilling, oggi la storiografia deve essere scritta da un punto di vista laico che si occupi di tutti gli aspetti della realtà, aspetti di cui il pensiero religioso è solo una piccola parte e, a suo dire, non così decisivo come vogliono credere le chiese. Quindi non meraviglia che nella sua descrizione del tempo della Riforma [7] egli sottolinei molto gli sviluppi politici e economici, mentre dia meno importanza alla storia delle idee. Così anche la stampa viene nominata solo come nuovo mezzo di divulgazione, senza approfondire l'influenza del nuovo medium sulle idee. A parte che anche questo approccio di storiografia si basa su promesse ideologiche tanto quanto quelle criticate, è positivo avere approcci storiografici diversi che mettano in evidenza fattori differenti e ci tutelino così da una visione unilaterale e ristretta della storia.
 
 
La Riforma come epoca
Il cambio di prospettiva ha naturalmente delle conseguenze importanti sulla nostra percezione. Così da circa 20 anni si discute intensamente se la Riforma sia stata o meno un'epoca (circa dal 1517 fino alla Pace di Augusta 1555) classificazione che si usa almeno a partire da Leopold von Ranke e che certamente da molto peso a Lutero. Questa importanza viene molto relativizzata se si divide la storia in epoche diverse. Così Schilling vede l'opera di Lutero inserita in un epoca di riforme che va dalla metà del '300 fino alla metà del '600.[8] Anita Lexhutt invece, nella sua storia della Riforma [9], tematizza questa discussione e difende la Riforma come epoca, argomentando che la preoccupazione della salvezza non era una questione privata di Lutero, ma largamente diffusa in tutta la popolazione, per cui la risposta di Lutero ha avuto un impatto su tutta la società e molto al di là della sfera religiosa. Secondo me, per dare il giusto peso alla Riforma, ci si dovrebbe chiedere, se possiamo comprendere l'oggi senza conoscere la Riforma. Io penso di no.
Come sia, la collocazione e la valutazione della Riforma dipende da molte premesse le cui discussione richiederebbe troppo tempo. Vorrei solo indicare una problematica di fondo, cioè che i riformatori si sentivano chiamati e guidati da Dio, mentre in una storiografia "scientifica" le premesse non lasciano spazio per l'azione di Dio nel mondo.
Inserire la Riforma in un contesto più ampio può avere anche una motivazione ecumenica, contestando così l'idea popolare che Lutero fosse un eretico che per errore si era inventato qualche strana teologia. Il contesto mostra invece il nesso tra teologia medievale e teologia della Riforma e mostra una società e una visione del mondo e dell'uomo in forte cambiamento. In questa prospettiva Lutero è semplicemente il teologo che cerca di affrontare le domande del suo tempo.
Che la Riforma si collochi all'interno di un cambiamento epocale che conduce dal medioevo ad un'era nuova, mi sembra abbastanza ovvio. Però è anche ovvio che non si può datare esattamente questo cambiamento, in quanto non si tratta di un evento, ma di un processo che in vari ambienti e luoghi si svolge con velocità differenti e che ha radici lontane e ripercussioni persistenti. Fissare una data, come p.es. il 1517, per indicare una svolta epocale può essere inteso solo in modo simbolico e naturalmente significa dare a un cambiamento, in questo caso la Riforma, un peso particolare, cosa in un certo senso arbitraria, ma comunque anche motivabile.
 
 
La Riforma in un mondo che cambia
Quali sono quindi i cambiamenti che hanno condotto alla Riforma? Ci sono da una parte i sviluppi teologici come p.es. la formazione delle varie scuole teologiche, in particolare il nominalismo e il realismo, la riscoperta del individuo e della fede personale, la sempre maggiore sottolineatura della grazia ecc. Ci sono cause ecclesiali, come la scarsa credibilità della gerarchia tra papi rinascimentali e vescovi principi, il conflitto permanente tra ultramontanismo e conciliarismo, l'abuso delle indulgenze ecc. Ci sono cause politiche per cui i singoli Stati e Principati si sono rivolti contro il potere del Papa. Ci sono cause sociali come p.es. la crescita del commercio e di una borghesia che chiedeva maggiore influsso rispetto al clero e ai nobili o lo stato disastroso dei contadini. Ci sono cause scientifiche come in generale lo sviluppo tecnico o in particolare la scoperta d'America e più tardi la svolta copernicana [10] che hanno cambiato profondamente la visione del mondo. Ci sono sviluppi culturali come l'umanesimo che ha influenzato profondamente molti riformatori e che chiedeva una riforma morale della chiesa, motivata biblicamente.
 
 
Riforma e stampa
Non potendo sviluppare i singoli argomenti enumerati vorrei soffermarmi su un singolo cambiamento che viene sempre nominato tra le premesse della Riforma, ma che spesso non riceve la considerazione necessaria, cioè l'invenzione della stampa. Lo faccio a mo' di esempio senza voler per questo postulare una sua maggiore importanza rispetto alle altre premesse ciascuna delle quali meriterebbe un esame specifico.
A metà del '400 Gutenberg ha inventato la stampa a caratteri mobili e i Riformatori ne hanno fatto largamente uso. Senza la stampa le tesi dei riformatori non sarebbero state diffuse così efficacemente. La stampa aumentò anche notevolmente la velocità e la quantità di conoscenza, dando quindi un grande contributo allo sviluppo delle scienze e alla formazione di massa. Però soffermarsi solo su questi aspetti meccanici, seppur importanti, non mi sembra sufficiente. La stampa sembra aver infatti mutato non solo l'approccio alla conoscenza, ma lo stesso concetto di verità.
Soffermiamoci un momento su quest'ultimo aspetto: in un mondo, in cui i libri erano estremamente costosi e quindi riservati soprattutto alle istituzioni, come poteva una persona semplice, che non aveva accesso ai libri, cioè alla fonte primaria del sapere, valutare se ciò che sentiva fosse vero o meno? Doveva affidarsi alle autorità. Chi dava informazioni doveva avere credibilità, doveva avere credito, generalmente legato a un incarico importante presso lo stato, la chiesa o l'università. Necessariamente erano le autorità che stabilivano cosa fosse vero e cosa no.
Con l'invenzione della stampa la situazione cambiò radicalmente. Da quel momento molte più persone ebbero accesso alla fonte primaria del sapere, acquisendo quindi la possibilità di formarsi un proprio giudizio direttamente dalle fonti. Con ciò mutò anche il criterio di verità: non era più automaticamente vero quello che veniva annunciato dalle autorità, ma vero era ciò che era verificabile in base delle fonti. Con il libro anche il pensiero scientifico cominciò a diventare un atteggiamento via via più diffuso.
Di conseguenza la Riforma adottò il criterio "sola scriptura": ciò significa che il criterio di verità di un'affermazione teologica è la sua verificabilità sulla base delle fonti, cioè della Bibbia. Questo principio "sola scriptura" era espressione del nuovo sentire all'albore dell'età moderna. L'umanesimo propagava il motto "ad fontes". Certamente anche prima della Riforma la Bibbia era il riferimento principale per la teologia. Nuova era la sottolineatura e l'applicazione conseguente di questo principio mediante il "sola".
Quando poi si verificò lo scontro con le istituzioni ecclesiali, i riformatori contrapposero la verità della Bibbia alla verità delle autorità ecclesiastiche. Significativa è la famosa immagine di Lutero nel 1521 a Worms davanti alle autorità ecclesiali e statali. Alle richiesta di revoca Lutero risponde:
"Se non vengo convinto mediante le testimonianze delle Scritture o mediante l'evidente ragione (perché non posso credere da solo né al Papa né ai concili, perché è ovvio che ripetutamente si sono sbagliati e hanno contraddetto se stessi), sono vinto dalle scritture rivolte a me e la mia coscienza è catturata dalla Parola di Dio."(WA 7,838)
Queste parole famose, pronunciate in una situazione cruciale, mostrano chiaramente come Lutero basi le sue affermazioni sulla Bibbia e sulla ragione come criteri di verità, mentre evidenzia che il Papa e i concili possono anche sbagliare. In altri passi Lutero attribuisce anche ai padri della chiesa e ai pronunciamenti dei concili una funzione nella ricerca della verità. Infatti anche a Worms dice: "non posso credere da solo né al Papa né ai concili". Quindi, Papa e Concili possono aiutare nella ricerca della verità, ma non sono infallibili e perciò i loro pronunciamenti devono essere verificati nelle fonti, cioè la Bibbia.
Le autorità ecclesiali non riconobbero subito i segni del tempo, non volendo comunque sottomettere la loro autorità a un criterio oggettivo di verità. Sottolineavano l'incomprensibilità della Bibbia e quindi la necessità dell'autorità ecclesiale istituita da Dio. Però un'istituzione come il papato non era verificabile con la testimonianza della Bibbia. Così anche i dogmi mariani, il celibato, la vendita delle indulgenze, la ricchezza della chiesa, il suo potere temporale e molte altre cose erano in contrasto con la Bibbia o almeno non erano verificabili. Uno scontro era inevitabile.
Che i riformatori leggessero la Bibbia in modo soggettivo appartiene alle diffamazioni della controriforma. Il contrario è giusto. I riformatori basavano la loro teologia su dati oggettivamente verificabili. Così almeno pensavano i riformatori e naturalmente si può mettere in dubbio questo pensiero visto che essi non sempre arrivarono agli stessi risultati. Vedere il condizionamento storico sia della posizione protestante che di quella cattolica apre alla possibilità di discutere nuovamente, senza posizione presa, sul ruolo e sulla funzione di un magistero in un mondo dominato dai mass media e con una concezione di verità ulteriormente cambiata.
La Riforma fu anche conseguenza di un nuovo sentire e di un nuovo modo di concepire la verità e il libro era il medium che determinava questa concezione e propagava i loro contenuti. La Riforma era quindi in non piccola misura una figlia di questa invenzione.
Induce però ad un'ulteriore riflessione la costatazione che l'invenzione stessa della stampa a caratteri mobili è, da un punto di vista tecnologico, relativamente semplice. Quasi meraviglia che non sia stata inventata già secoli prima. È probabile che sia nata propria a metà del '400, perché solo allora i tempi erano maturi. La crescita della conoscenza, il progresso tecnologico, la nascita delle università, la formazione di una borghesia affamata di conoscenza, tutto ciò chiamava una tecnica di divulgazione più veloce ed efficace. Mi sembra quindi ragionevole affermare che l'invenzione della stampa è a sua volte una conseguenza di importanti cambiamenti nell'evoluzione della società.
In questo senso possiamo leggere anche la Riforma sia come una conseguenza di cambiamenti teologici, tecnologici, economici, politici ecc. sia come causa e acceleratrice di cambiamenti in un continuum che ha condotta alla modernità e fino alla contemporaneità. Oggi il tempo della Riforma sembra lontano, i progressi tecnologici e il cambiamento della società ci pongono altre domande, il libro è già sostituito da altri mezzi di comunicazione e anche i nostri concetti di verità sono nuovamente cambiati. Nonostante ciò le ferite causate dalle contrapposizioni di risposte diverse, che 500 anni fa hanno spaccato l'Europa, sono ancora aperte. Urge quindi un processo di chiarificazione, di confronto e di superamento di queste contrapposizioni, senza il quale queste continuano a condizionarci e ci impediscono di dare risposte costruttive alle domande d'oggi.
 
 

Dieter Kampen: Il tempo della Riforma. Bollut Marzo 2015

 

1 2017: la Riforma. Dal conflitto alla comunione. supplemento a Il Regno - documenti n. 11 del 2013.
2 Naturalmente nell'ambito accademico già prima ci sono stati vari tentativi per raccontare la storia ecclesiastica insieme. Die "Ökumenische Kirchengeschichte" a cura di R. Kottche e B.Moeller risale addirittura al 1970, poi più volte aggiornato. Ultima edizione italiana: Storia ecumenica della Chiesa. Nuova edizione riveduta, a cura di R.Kottje - B.Moeller, volume 1-3, traduzione dal tedesco, Brescia, Queriniana, 2009
3 UR 3; EV 1/503
4 Volker Leppin: Geschichte des mittelalterlichen Christentums, Tübingen, Mohr Siebeck, 2012
5 Bernd Hamm, Die Emergenz der Reformation, in: Berndt Hamm, Michael Welker:Die Reformation: Potentiale der Freiheit, Tübingen, Mohr Siebeck 2008, p. 1-27
6 Thomas Kaufmann und Heinz Schilling, Die EKD hat ein ideologisches Luther-Bild, articolo in Die Welt del 24.5.2014, http://www.welt.de/debatte/kommentare/article128354577/Die-EKD-hat-ein-ideologisches-Luther-Bild.html, consultato il 29.10.2014
7 Heinz Schilling, Martin Luther. Rebell in einer Zeit des Umbruchs, C.H.Beck München 2012, in traduzione presso l'Editrice Claudiana
8 Heinz Schilling, Reformation - Umbruch oder Gipfelpunkt einer Temps des Réformes?, in: Bernd Moeller, Die frühe Reformation in Deutschland als Umbruch, Gütersloh 1998, p. 13-34
9 Anita Lexhutt, Die Reformation. Ein Ereignis macht Epoche, Böhlau Köln 2009
10 Come l'affissione delle 95 tesi anche la svolta copernicana fu idealizzata come cambiamento radicale e inizio di una nuova era.

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 Aprile 2015 © Chiesa Evangelica Valdese di Firenze