Diaspora evangelica

Mensile di collegamento, informazione ed edificazione

Anno XLII – numero 3 – marzo 2009

 

 

Richiesta del trionfo della speranza

di Leopoldo (Poldino) Sansone (1927-2003)

 

 

 

Ci affidiamo a Te, o Eterno,

per conservare la fede che sarà ancora possibile vedere l’azzurro meraviglioso e profondo che tante volte ha allietato la nostra vita.

Ti cerchiamo ancora

affinché ritorni in noi la forza degli uomini veri e la speranza dei credenti.

Speriamo in te

che farai tornare l’azzurro e splendere il sole su tutte le creature, specie su quelle indifese, escluse, emarginate.

Dacci di cercarle,

ovunque e prima di tutto, per dividere con loro ogni sofferenza morale e proclamare con tutta la nostra forza la vera speranza. (Tito 1,2)

 

 

 

 

In questo numero:

·          Atti 2 e la primitiva comunità cristiana di Fabio Traversari

·          Il naso tra i libri (e le riviste) di Sara Rivedi Pasqui

·          Intorno al XVII Febbraio: eventi e riflessioni

·          Firenze: convegno e mostra dedicati a Giovanni Calvino

·          Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

·          Lettera alla redazione

·          Ecumenicamente (s)corretto di Roberto Davide Papini

 

2009: Anno di Giovanni Calvino

 

La Scrittura, come abbiamo detto, divide i ministri in tre ordini, così la Chiesa antica ha diviso in tre categorie tutti i suoi ministeri: pastori e dottori, anziani, diaconi.

Giovanni Calvino, Istituzione della religione cristiana (quarta edizione del 1559), libro IV. La è vignetta di Ron Hill.

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Noi e la chiesa delle origini: Atti 2.

di Fabio Traversari

Il "vizio" della proprietà deve essere assolutamente stroncato fin dalle radici, sicché nessuno si azzardi a dare o ricevere qualche cosa senza il permesso, dal momento che  non è più concesso di disporre liberamente neanche del proprio corpo e della propria volontà, “Tutto sia comune a tutti", come dice la Scrittura, e "nessuno dica o consideri propria qualsiasi cosa".

Questo è un esempio di come è stata riproposta alla fine dell’età antica la vita ideale della primitiva comunità cristiana. Il testo citato è tratto dalla regola di Benedetto da Norcia fondatore del monachesimo occidentale.

La regola di Benedetto con il suo ora et labora (prega e lavora), con i tre voti di ubbidienza, povertà e castità era un tentativo radicale di vivere il Vangelo secondo la prassi della primitiva comunità cristiana.

Come abbiamo potuto ascoltare da questi passi della regola che parlano del vizio della proprietà e della distribuzione del necessario fra i monaci possiamo intuire questo tentativo di imitazione della prassi della primitiva comunità cristiana.

Un modello radicale di vita per coloro che sceglievano di viverlo all’interno delle mura del monastero, separati dalla società nella quale le cose non funzionavano più molto bene.

Un modello radicale quello della comunità cristiana primitiva, ma che molto probabilmente non era già più attuabile nel momento in cui è stato scritto il libro degli Atti. Il mito delle origini dove tutto funziona bene, c’è da sempre, già fin dall’inizio nel cristianesimo, e mi piace pensare che Luca, l’autore degli Atti, descriva con un po’ di nostalgia come le cose funzionassero bene nella primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, così da idealizzare i tempi delle origini che ormai non ci sono più già ai tempi del Nuovo Testamento. E se il modello della vita della comunità primitiva non c’era più ai tempi di Luca, tantomeno ci sarà stato ai tempi di Benedetto da Norcia che cerca di vivere la vita della comunità primitiva nel monastero, e ci sarà ancora meno per noi oggi nelle nostre piccole chiese evangeliche in Italia o nella gigantesca chiesa cattolica italiana…

La prima impressione che è venuta alla mia mente è quella di una comunità che assomiglia molto alla famigliola della pubblicità del Mulino Bianco, serena e tranquilla dove non succede niente di brutto perché tutto è così perfetto che sembra quasi noioso. Ma non è così, perché ogni giorno il Signore aggiungeva quelli che erano stati salvati alla comunità. La comunità cristiana primitiva attrae e molti si associano a questa comunità… Ma imitare questo modello è poco realizzabile con le nostre sole forze umane. Se leggiamo il libro degli Atti e le lettere di Paolo vediamo come non abbia poi funzionato questo modello.

Martina Lutero ha cercato di vivere la radicalità del vangelo imitando la chiesa primitiva portando il “monastero nel mondo”, ha ricordato che a vivere la radicalità del messaggio evangelico non sono solo alcuni credenti all’interno delle mura di un monastero emettendo dei voti, ma l’intera comunità dei credenti: e l’obbedienza diviene responsabilità politica, la povertà diventa sobrietà nella vita quotidiana e la castità diviene una vita d’amore fra due persone nel matrimonio.

Progetti nobili, progetti che esprimono sia quello di Benedetto da Norcia sia quello di Lutero, il desiderio dei cristiani di seguire il loro Signore Gesù Cristo nella radicalità della vita della primitiva comunità cristiana.  Ma se guardiamo ai monasteri oggi o alle chiese nate dalla Riforma protestante non sembrano essere pienamente somiglianti alla comunità primitiva.

Sono modelli ideali quelli di Benedetto e Lutero, che rischiano di essere legge e non più vangelo per dirlo con le categorie care alla teologia luterana. Rivelano, cioè, solo quello che non possiamo essere e non possiamo fare, se sono fondati solo sul nostro tentativo umano di vivere questa radicalità e non a partire dall’opera dello Spirito di Dio che può creare questa autentica comunione.

Benedetto e Lutero hanno sognato ed ora io voglio sognare ed immaginare guardando alla prassi della primitiva comunità cristiana che anche le nostre comunità possano essere come quelle delle origini.

Voglio addormentarmi e sognare, sognare un bel tavolo intorno al quale sono riunite persone di provenienze diverse dove c’e sempre un posto libero per qualcuno che volesse aggiungersi. Intorno a questo tavolo si discute e si ascolta, si interpreta la scrittura. Si mangia insieme e si dividono i beni. Il tavolo del mio sogno rappresenta una comunità cristiana modellata alla luce della comunità cristiana primitiva.

Un tavolo è un segno di comunione. Questo tavolo è ben poggiato sulla terra con le sue quattro gambe in modo stabile da non poter vacillare.

Cosa sorregge il nostro tavolo, che rappresenta la comunità? Quattro gambe stabili, quattro pilastri, e quali sono questi pilastri? L’insegnamento degli apostoli, la comunione fraterna, lo spezzare il pane e la preghiera.

L’immagine dei pilastri è stata ripresa da una predicazione tenuta in questa chiesa dalla pastora Gianna Sciclone.

La prima gamba del nostro tavolo è l’essere perseveranti nell’insegnamento degli apostoli. L’insegnamento degli apostoli è la predicazione dell’evangelo, cioè la predicazione di e su Gesù Cristo.  Essere fedeli all’insegnamento degli apostoli oggi significa praticare una interpretazione delle Scritture in cui è contenuto l’insegnamento degli apostoli a partire da Gesù Cristo, nessun letteralismo è ammissibile perché 2000 anni ci separano da quei testi, ma le Scritture possono essere per noi Parola di Dio in quanto di parlano di Gesù, sono oggi annuncio di e su Gesù. Questo essere perseveranti nell’insegnamento degli apostoli è quello che per la Riforma sarà il Sola Scriptura. 

La seconda gamba su cui si regge il tavolo, la comunità, è la  Comunione. Può esserci un’interpretazione di minima o di massima della Comunione. È la comunione spirituale oppure in senso più ampio la condivisione dei beni. Tutti i credenti erano assieme e avevano ogni cosa comune e vendevano le proprietà e i beni e distribuivano quelli a tutti secondo il bisogno di ciascuno. Sarebbe bello potersi immaginare che cosa significasse questo, l’idea che non ci fossero disuguaglianze fra i credenti è attraente, ma può mettere anche un po’ di timore. Tu non hai più niente, tu dipendi sempre da qualcun altro, nella comunità tu non hai più bisogni, perché la comunità ti distribuisce i beni: ma non sono anche io la comunità? E siamo sicuri che davvero distribuisca secondo i bisogni di ciascuno? Già, il mio sogno comincia a sembrare un incubo…

La terza gamba del nostro tavolo è il rompere il pane, sicuramente allusione alla Cena del Signore. Anche qui può esserci un’interpretazione di minima o di massima: lo spezzare il pane come la celebrazione della Cena del Signore, oppure in senso più ampio come condivisione di un pasto.

Mi immagino, sogno di vedere i credenti intorno a questo tavolo che condividono il loro cibo e lo mangiano insieme aspettandosi l’un l’altro e all’inizio o alla fine della cena condividono il pane ed il vino del sacramento.

Ed infine abbiamo la quarta gamba del nostro tavolo: “le preghiere” , qui ci si riferisce con più probabilità alle preghiere di un pio ebreo dei primi secoli dopo Cristo e nel testo la menzione delle “preghiere” esprime il legame della comunità primitiva di Gerusalemme con la tradizione ebraica, cioè la frequentazione assidua del Tempio.

Mi piace sognare a una comunità cristiana che prenda coscienza della sua eredità ebraica, che sappia che il rapporto con l’ebraismo non è uguale al dialogo con le altre religioni, ma che c’è un qualcosa di più. Il Dio di Gesù Cristo è il Dio d’Israele.

Ora voglio svegliarmi. Voglio svegliarmi in questo momento dal mio sogno e svegliandomi e guardando la realtà devo dire che le nostre comunità non assomigliano spesso al tavolo del mio sogno. Il tavolo mi sembra che spesso poggi solo su una di queste gambe, oppure solo su due di queste gambe e non su tutte e quattro e quindi il tavolo non è pari in terra e traballa (come si dice dalle nostre parti) e per far pari aggiungiamo qualcosa di altro. Forse una piccola zeppettina sotto una di queste gambe, ma la stabilità sarà fragile… Cosa può essere questa zeppa: fanatismo, biblicismo letteralista, rifiuto della tradizione, rifiuto di una liturgia ben precisa e stabile che aiuti la preghiera della comunità e dall’altro lato liberalismo sfrenato e la passione per la laicità dello stato, o chiusure identitarie anche all’interno dello stesso protestantesimo, amicizia fra tutti i membri ad ogni costo e così via.

Pensiamo a quanto sia importante la comunione e lo spezzare il pane, ma se si perde di vista l’insegnamento degli apostoli, non rischiamo di diventare un’associazione di beneficenza?Faremo delle cose buone, forse, ma… Dove va a finire la predicazione della Parola di Dio… E se manchiamo della comunione non rischiamo di avere solo delle belle parole vuote?

Pensate se al tavolo del mio sogno venisse meno una di queste gambe o se una di queste gambe non fosse ben in equilibrio, sproporzionando su di se il peso, il tavolo non starebbe più in piedi e vacillerebbe, cadrebbe e così cadrebbero anche le nostre comunità: dove è l’insegnamento degli apostoli, il sola scriptura dei riformatori sta diventando spesso con l’avanzare di movimenti fondamentalisti, evangelicali e carismatici (purtroppo anche nelle nostre chiese storiche in Italia e all’estero) quello degli “Schwärmer”, come li chiamava Lutero, cioè i “radicali”, i “fanatici”. Dove sono andate a finire le confessioni di fede della Riforma? La Riforma classica (soprattutto luterana, ma anche riformata) ebbe un’interpretazione della Scrittura legata alla fede della Chiesa indivisa, bastava che non fosse messa sullo stesso piano della Bibbia, bastava che non fosse considerata rivelazione, ma non doveva essere abolita di per sé. Gli abusi andavano contestati e cambiati, ma non buttato via il bambino insieme all’acqua sporca.

Comunque noi valdesi abbiamo una nostra confessione di fede, del 1655, spesso sconosciuta! Chi si richiama più ad essa? È un feticcio che resta lì per i nuovi pastori che dovranno sottoscriverla quando saranno ordinati al ministero pastorale.

Dove è la comunione fraterna? Spesso è facile rispondere: nella diaconia delle nostre opere, ma perché poi tutti e tutte si lamentano del carico di lavoro e di soldi che vi sono impegnati? E se sono le Opere ad essere il segno della nostra comunione fraterna forse dovremmo anche insegnare la Bibbia e il protestantesimo nei nostri istituti per minori, insomma l’ora di religione evangelica (che in realtà non farebbe male nemmeno a scuola!) e curare il culto negli istituti in generale, spesso l’idea di laicità, ma una laicità di separazione di tipo francese è troppo diffusa nei nostri ambienti, che non mi sembra essere presente tra questi pilastri della chiesa indivisa, e mi sembra invece che ci abbia fatto perdere di vista che o un tavolo ha quattro gambe oppure traballa.

Ed allora cosa ce ne facciamo di questo testo, lo buttiamo via?

No! Questo testo è come una bussola che ci orienta e sta davanti a noi come una possibilità. E’ un ricordo forse delle origini ed una speranza per il presente e per il futuro. E’ un modello ideale con il quale misurarsi nella vita delle nostre comunità, ed in modo particolare oggi che è l’ultima domenica dell’anno per fare un bilancio. Non scoraggiamoci però e teniamo presente dove Luca collochi il nostro testo nella narrazione degli Atti. La vita della comunità primitiva si colloca al termine del racconto di ciò che è accaduto a Pentecoste: discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, discorso di Pietro e prime conversioni.

La vita della comunità primitiva è così non un ideale umano, ma il frutto del dono dello Spirito. Lo Spirito di Dio dona la possibilità che fra i credenti vi sia un’autentica comunione, una fedeltà all’insegnamento apostolico.

Ma per concludere voglio affermare che non va tutto così male, che l’essenziale c’è… Nelle nostre comunità c’è il nostro attaccamento alla Scrittura, ci sono le agapi, ci sono le varie forme di comunione, c’è lo spezzare il pane.

Anche l’essenziale è dono del Signore, un dono da coltivare. Questo dono non è riservato però alle nostre piccole chiese evangeliche (italiane), si trovano anche in altre comunità cristiane, là dove lo Spirito di Dio crea queste realtà, là è presente la comunità dei credenti e il Signore aumenta ogni giorno i membri di questa comunità ecumenica che forse non sarà la nostra parrocchietta protestante italiana. (Abbiamo sempre l’idea di esser noi quelli che la sanno più lunga di tutti gli altri sul come vivere secondo l’imitazione della primitiva comunità cristiana).

Invece di pensare noi di essere come le prime comunità cristiane, chiediamo allo Spirito di Dio di sostenerci col suo Spirito anche nel nuovo anno, affinché ci guidi nella lettura della Scrittura per essere perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, ci insegni ad essere perseveranti nel pregare in comunione con tutti i credenti e ci insegni a perseverare nel vivere la comunione, a spezzare il pane insieme, a condividere il necessario della nostra vita con quanti sono accanto a noi.

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Il naso tra i libri (e tra le riviste): Pianeta donna - Rachel Bespaloff

di Sara Rivedi Pasqui

 

La filosofa Rachel Bespaloff nasce in Bulgaria nel 1895 da una famiglia ebrea di origine ucraina, trascorre i primi anni della sua vita a Kiev, in seguito soggiorna a Ginevra dove frequenta il conservatorio musicale, a venti anni si trasferisce a Parigi e nel 1922 sposa Nissim Bespaloff abbandonando una carriera concertistica assai promettente. La capitale francese tuttavia le offre l’opportunità di conoscere e frequentare alcune personalità del mondo intellettuale come il filosofo Lěv Sestov esponente dell'esistenzialismo del quale diverrà amica ed allieva ed il cui pensiero sarà determinante per la sua formazione filosofica. Gli anni vissuti a Parigi saranno particolarmente fecondi e stimolanti e li ricorderà sempre con rimpianto poiché nel 1942 Rachel è costretta nuovamente ad emigrare, ad abbandonare la Francia, sua patria intellettuale, per sfuggire alla persecuzione antisemita nazista. In compagnia del marito, della figlia e della madre si imbarca per New York dove trova lavoro alla radio, nella sezione francese de La Voix de l’Amerique. Successivamente si trasferisce nel Massachusetts dove insegnerà letteratura francese presso il College di Mount Holyoke (1942-1944). Qui incontra rifugiati di sommo prestigio come Hanna Harendt, Walter Benjamin, Claude Lévi-Strauss con i quali si intrattiene a discutere di filosofia e qui porta a termine il saggio Dell’Iliade iniziato nel 1939. Il continuo peregrinare da un paese all’altro, la privazione dunque di radici, l’assenza di una nazione di appartenenza incidono fortemente sulla evoluzione del suo pensiero. Essa vive con sofferenza la sua perenne condizione di esule, di sradicata, lontana dalla terra promessa e la sua ultima scelta va probabilmente letta in questa chiave, infatti, il 6 aprile 1949 Rachel Bespaloff muore suicida. Essa appartiene ad un popolo ramingo, errante nel “deserto”, senza patria e senza casa, un popolo da sempre perseguitato e discriminato, neppure l’imminente costituzione di uno stato di Israele riesce a mitigare la pena della studiosa.

Ma chi è Rachel Bespaloff? Questa donna intelligente, volitiva, versatile è rimasta per molto tempo completamente dimenticata ed i suoi scritti sconosciuti, solamente oggi si ripubblica o si pubblica per la prima volta (ad esempio in Italia) la sua opera ed il suo pensiero è oggetto di studio. Al momento della morte la filosofa lascia vari manoscritti, numerose lettere e due libri. Nel primo, intitolato Chaminements et Carrefours, pubblicato in Francia nel 1938, sono raccolti i testi dedicati ad Heidegger, Kierkegaard, Malraux ed altri filosofi con cui essa si era misurata. Il secondo, Dell’Iliade, pubblicato nel 1943 negli Stati Uniti, nasce “da un tentativo di comprendere la propria epoca risalendo alle fonti greche e bibliche”. L’Autrice che sta vivendo un periodo storico altamente drammatico (avvento del nazismo, persecuzione, Seconda Guerra Mondiale) è tormentata da ossessioni ed incubi notturni ben comprensibili e la rilettura del poema omerico la induce ad una serie di riflessioni sulla guerra e sull’esilio, le due tematiche di maggiore rilevanza del testo. Rachel Bespaloff affianca allo studio dell’Iliade la lettura, per lei consueta, della Bibbia poiché considera i due testi “ispirati”, pur nella loro diversità, poiché in ambedue è manifesta “la vocazione a ciò che è giusto”. Così, infatti, conclude la sua disamina «Ma vi è, vi sarà sempre, un certo modo di dire il vero, di proclamare il giusto, di cercare Dio, di onorare l’uomo, che ci è stato insegnato dall’inizio e non cessa di esserci insegnato dalla Bibbia e da Omero».

 

Intorno al XVII Febbraio: eventi e riflessioni

a cura della redazione

Due importanti delibere del Consiglio comunale

Organizzazione incontri e seminari su grandi temi del dibattito civile quali scuola, giustizia, lavoro, sanità, diritti individuali. Diffondere il principio di laicità relativamente a problemi etici, bioetici, politici, economici, demografici. Promuovere iniziative a favore della pace nella giustizia e per la tutela dei diritti civili. Questi le finalità della 'consulta per la laicità', promossa dalla commissione affari istituzionali, che il 16 febbraio sera ha avuto il via libera da parte del consiglio comunale.

«La consulta - spiega Anna Nocentini, presidente della commissione affari istituzionali - resta in carica tre anni prescindendo dalla durata del mandato amministrativo del consiglio comunale. Ne fanno parte i rappresentanti di associazioni, gruppi, comitati, movimenti impegnati nella promozione e salvaguardia della laicità. E' membro di diritto il presidente della commissione consiliare cultura, istruzione e sport, o un suo delegato».

«Tutti i soggetti interessati - prevede il regolamento della consulta - possono far pervenire sono far pervenire al presidente commissione consiliare cultura, istruzione e sport domanda di partecipazione, corredata da documentazione che attesta la propria natura, scopi,o operatività sul territorio,iniziative intraprese e risultati ottenuti.

La domanda formulata per conto di associazioni, gruppi, comitati, movimenti dovrà contenere l'indicazione per ciascun organismo di due persone designate alla rappresentanza nella consulta e di due supplenti.

L'accoglimento della domanda è disposto dal presidente della commissione consiliare, sentita la consulta e previo accertamento del possesso dei requisiti richiesti. Ogni associazione, comitato, gruppo, movimento può in ogni momento revocare o sostituire i propri rappresentanti dandone tempestiva comunicazione».

Durante la stessa seduta il Consiglio comunale è stata approvata la delibera istitutiva della Consulta per il dialogo con le confessioni religiose con allegato regolamento e contemporanea istituzione del Centro di in-formazione religiosa. È stata altresì votata l’immediata esecutività. Hanno collaborato per questo progetto Marco Ricca, consigliere comunale, Mario Affuso, pastore della Chiesa apostolica italiana e Oleg Sisi, funzionario del Comune di Firenze.

 

“Gesù libera tutti”. Anche sotto l’acqua...

“Gesù??? No, no, non m’interessa, io sono completamente dall’altra parte...”. Ci è rimasta la curiosità di sapere quale fosse l’altra parte a cui si riferiva quel signore (ateo? juventino?), uno dei tanti che hanno rifiutato in modo così veemente il volantino con il quale abbiamo festeggiato il 17 febbraio. Peccato, però ci consoliamo con gli altri mille e cento volantini che siamo riusciti a distribuire in un piovoso 17 febbraio nel centro cittadino. Incorniciata all’interno di un lungo periodo di bel tempo, la giornata del 17 febbraio ha visto una pattuglia di ardimentosi evangelici (non solo valdesi e questo è stato un bel segnale) sfidare le avversità atmosferiche e vari acciacchi per distribuire ai passanti del centro un volantino sulla “Festa della Libertà”. Un’esperienza di visibilità e piccola evangelizzazione che si è rivelata molto interessante dal punto di vista umano (le motivazioni di chi accetta o di chi rifiuta il volantino sono interessanti) e una buona semina dal punto di vista dell’annuncio del Cristo liberatore. Per festeggiare il 17 febbraio e condividere con la città la nostra gioia, infatti, abbiamo puntato su uno slogan serio e giocoso al tempo stesso come “Gesù libera tutti” e su una sintetica, ma efficace, spiegazione delle caratteristiche essenziali della nostra Fede e della nostra chiesa. Nonostante il maltempo, è stata un’esperienza riuscita. Un grazie a tutti coloro che sono venuti a volantinare e un ringraziamento particolare a Roberto Rossi che oltre alle molte ore a distribuire volantini ha fornito un supporto organizzativo e di idee, preziosissimo grazie alla sua lunga esperienza di volantinaggi. Ci riproveremo, magari col bel tempo e con un bel banchetto in centro.

 

Anno di Calvino a Firenze: convegno e mostra dedicati a Giovanni Calvino.

 

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Due importanti eventi segneranno le prossime settimane, entrambi avranno inizio sabato 14 marzo alle 9, nei locali della Biblioteca Nazionale di Firenze. Durante una sessione di studio moderata da Marco Ricca, presidente del Centro culturale protestante “P.M. Vermigli” sarà inaugurata la mostra delle stampe cinquecentesche delle opere di Giovanni Calvino, arricchita con undici panelli didattici preparati dal Centro culturale valdese di Torre Pellice. La mostra è stata curata da Silvia Alessandri e Piero Scapecchi della Biblioteca Nazionale e da Franco Giacone, professore ordinario dell’Università “La Sapienza” e rappresentante del Centro culturale protestante “P.M. Vermigli” di Firenze.

La mostra sarà visitabile fino al 24 aprile, da lunedì a sabato, negli orari d’apertura della Biblioteca Nazionale. L’ingresso è gratuito.

Il convegno di studi intitolato “Giovanni Calvino nel quinto centenario della nascita. Interpretazioni plurali tra dissenso evangelico e critica cattolica” proseguirà invece fino al 16 marzo.

Ecco l’elenco dettagliato delle sessioni e dei loro presidenti:

Sabato, 14 marzo, dalle 9 alle 12.30, Bilioteca Nazionale Centrale, presiedono: Marco Ricca, Centro culturale protestante, Paolo Ricca, Facoltà valdese di teologia, Domenico Maselli, Università di Firenze.

Sabato, 14 marzo, dalle 15 alle 19, aula magna del “Gould”, via de’ Serragli 49, presiedono: Paolo Simoncelli, “La Sapienza”, Guy Beduelle, Università Cattolica d’Angers.

Domenica, 15 marzo, dalle 14.30 alle 19, aula magna del “Gould”, via de’ Serragli 49, presiedono: Alain Dufour, Università di Ginevra, Susanna Peyronel, Università di Milano, presidente della Società di studi valdesi.

Lunedì, 16 marzo, dalle 9 alle 16.30, Istituto Nazionale del Rinascimento, Palazzo Strozzi, presiedono: Michele Ciliberto, Istituto Nazionale del Rinascimento, Jean Céard, Università Paris X – Nanterre, Franco Giacone, “La Sapienza”, conclusioni: Paolo Ricca, presidente del convegno.

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Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

 

Chiesa apostolica italiana

Domeniche dialogate (Firenze, Via M. Morosi). Ogni seconda domenica del mese, dalle ore 10,30 alle 12,45, l’incontro è dedicato allo studio biblico-teologico secondo la consueta formula: lettura ampliata di una base d’ascolto, consegnata in copia a tutti i presenti, e conversazione di recezione e di approfondimento. Durante l’anno 2009 continuerà un percorso ecclesiologico che si svolgerà come segue: 08 marzo 2009: Rinnovamento della chiesa locale; 12 aprile 2009: Chiesa locale ed evangelizzazione; 10 maggio 2009: Chiesa locale luogo del quotidiano; 14 giugno: Aggiornamento teorico-pratico su “La predicazione”.

La partecipazione è aperta a tutti.

Forum teologico giovanile (Prato, Casa pastorale, Via Vespucci 3/18). Gli incontri si hanno il quarto sabato di ciascun mese, dalle ore 16,00 alle ore 17,00/30. Saranno trattati, come voluto dai partecipanti, temi di teologia sistematica secondo il seguente diario: 28 marzo 2009: Cosa è l’escatologia?; 25 aprile 2009: Cosa è la ‘non credenza’?; 23 maggio 2009: Cosa è la futurologia?; 27 giugno 2009: Cosa è la kairologia?.

La partecipazione è aperta a tutti.

 

Chiesa evangelica battista

http://chbattistaborgognissanti.interfree.it

L'appuntamento per il culto rimane domenica alle ore 11:00, anticipato da mezz'ora di canti. Tutte le attività si svolgono regolarmente: scuola domenicale, gruppo giovanissimi, gruppi di preghiera nelle case. È iniziata una riunione di giovani il Giovedì pomeriggio alle 17:30.

Nel mese di febbraio è cominciato un ciclo di appuntamenti di studio dedicati alla figura di Giovanni Calvino. Saranno tenuti dal pastore Raffaele Volpe.

Patrizia Sciumbata continua a tenereun ciclo sulla Storia di Israele, dai Patriarchi ai giorni nostri. Il ciclo di seminari è pensato come introduttivo al Viaggio in Israele, ma è comunque aperto a tutti.

 

Chiesa evangelica luterana

Nel mese di aprile iniziano nuovamente i concerti d'organo nella Chiesa Luterana, Lungarno Torrigiani.

1 aprile: quintetto di fiati: flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto; 8 aprile: organo; 15 aprile cembalo, 22 aprile: organo e tromba. Sempre alle 21, ingresso libero.

Cerchiamo nuove voci per il nostro coro, ogni giovedì alle 20, nella nostra sala comunitaria in via dei Bardi 20. Non è necessaria esperienza.

Venerdì Santo, 10 aprile, alle 10 celebreremo il culto solenne nella Chiesa Lungarno Torrigiani; domenica, 12 aprile. sempre alle 10, si terrà il culto di Pasqua.

 

Chiesa evangelica metodista

Attività ordinarie della Chiesa: tutte le domeniche, alle 10.30, culto (la prima domenica di ogni mese con cena del Signore); il 1° e il 3° martedì del mese, alle 18, studio biblico.

 

Chiesa evangelica valdese

www.firenzevaldese.chiesavaldese.org

 

Ci scusiamo per l’errore che si è introdotto nello scorso numero di “Diaspora”. Domenica, 22 marzo (e non 22 febbraio), durante il culto ospiteremo la corale del Collegio Valdese di Torre Pellice. Sarà inoltre presentato brevemente il progetto educativo di questa scuola, l’unico istituto superiore protestante in Italia.

Ricordiamo le principali attività ordinarie della nostra chiesa. Il culto domenicale è celebrato a Firenze alle 10.30 nel tempio di via Micheli, 26. La scuola domenicale per i bambini si incontra ogni domenica nell’orario del culto, dalle 10.30 alle 11.45.

Il gruppo di catechismo si riunisce ogni sabato alle 15, in via Manzoni. Sabato 4 aprile, alle 15, si terrà anche un incontro di studio per i simpatizzanti per le persone che si stanno avvicinando alla nostra chiesa. Va da sé che tale incontro è aperto a tutti i membri di chiesa.

Lo studio biblico si tiene ogni sabato (tranne sabato 14 marzo, a causa del convegno dedicato a Giovanni Calvino), alle 16.30 in via Manzoni, 21.

Continuano (in modo un po’ irregolare) gli incontri del gruppo giovani. Per informazioni: Anita Barbanotti, 3403954931.

Le riunioni nelle case sono concordate direttamente con le persone interessate e comunicate durante i culti domenicali.

A Pistoia, il gruppo di diaspora valdese si riunisce ogni primo giovedì del mese, alle 20.30 nei locali della Chiesa evangelica battista. I prossimi appuntamenti sono previsti per il 5 marzo e il 2 aprile.

A Empoli il culto domenicale per il locale gruppo di diaspora valdese è celebrato la terza domenica del mese (prossimamente: 15 marzo, 19 aprile) alle 16.30 nel locale di via Pontorme.

 

Lettera alla redazione

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la seguente lettera firmata da Patrizia Barbanotti della Chiesa valdese di Firenze. (red.)

Le radici medioevali

Avendo avuto illustri maestri, sono portata a dire che ci sono cose interessanti da imparare dalla storia medievale. Soprattutto dalla nostra.

A volte sembriamo ubriachi di "modernità"... e finiamo per essere ideologici (...ma non era il peggiore dei difetti medievali!)

Con superiorità dileggiamo come bacilli patogeni scelte coraggiose che non riusciamo neppure più a considerare: come quelle di una comprensione radicale delle beatitudini... contro le quali abbiamo sviluppato potenti anticorpi... o abbiamo assunto dosi massicce di antibiotico.

Ci siamo indeboliti su un altro fronte e veniamo colpiti da aggressioni anche peggiori.

Noi, che ci riempiamo la bocca sull'importanza della nostra proposta alternativa, ci dimostriamo perfettamente funzionali ad un sistema di potere che governa il mondo (con gli effetti nefasti che dovremmo pur vedere!) e non ci sfiora il dubbio che a volte sarebbe meglio mettersi di traverso.

Come spiegare altrimenti l'articolo di Diaspora sulla prima donna cappellano militare.

Scusate i miei residui medioevali: questa "modernità" sarà pur "protestante", ma non mi interessa neanche un po'. Mi sento assai più vicina a don Milani che scriveva ai cappellani militari invitandoli a riflettere, che non alla giovane pastora protestante, prima donna ad essere cappellano militare, che sostiene le truppe francesi in Afghanistan...

 

A Patrizia Barbanotti rispondo che la nostra “Diaspora Evangelica” non è soltanto una circolare di chiesa, è una piccola testata giornalistica. Il suo dovere primario quindi è quello di informare. I cappellani militari protestanti, che ci piaccia o no, sono una realtà in tanti paesi, inclusa la laicissima Francia. L’articolo di Sara Rivedi Pasqui non è una presa di posizione a favore o contro tale realtà. Tanto meno si tratta di una presa di posizione a favore della guerra. La nostra collaboratrice propone un’informazione, raccolta e trasmessa fedelmente con dovizia dei particolari. Chi legge invece può farsi la propria idea sui contenuti della notizia. Come redazione non possiamo che rallegrarci quando i testi da noi pubblicati suscitano dibattiti tra coloro che leggono il nostro foglio. (p.g.)

 

ECUMENICAMENTE (S)CORRETTO

di Roberto Davide Papini

 

Come non concordare con l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, quando (a proposito della vicenda di Eluana Englaro) dipinge un quadro in cui la Chiesa cattolica romana è vittima delle persecuzioni di coloro che vogliono orientare la legislazione italiana in una linea già prestabilita?

Come Betori anche altri esponenti del mondo cattolico hanno denunciato, giustamente, una sorta di oscuramento delle posizioni che fanno capo al magistero del Papa e dei vescovi. Come protestanti e, quindi, come amanti della tolleranza e della libertà di espressione non possiamo tacere questo scandalo, ancor più perché non colpisce noi. Anzi, ci favorisce.

Care sorelle e cari fratelli evangelici, non avete provato un po’ di imbarazzo nel vedere quasi tutti i giorni nei telegiornali di Raiuno e Canale 5, a pranzo e a cena, lunghe interviste alla moderatora Maria Bonafede e rarissimi riferimenti, invece, alle posizioni del Papa? Non vi è venuto a noia Paolo Ricca con i suoi continui interventi in vari talk show pomeridiani su Rai e Mediaset? Non trovate che il presenzialismo di Daniele Garrone da Maurizio Costanzo sia un po’ fastidioso? E che dire di Anna Maffei ospite fissa del Tg4? E questi ebrei sempre in tv a parlare di Talmud? Che dire dei musulmani che pontificano a reti unificate? O dei buddisti nel mattino di Raiuno? Non parliamo poi degli atei razionalisti che sono come il prezzemolo. Non sono cose belle, soprattutto quando poi l’Angelus del povero Ratzinger viene confinato la domenica notte, oppure è stato impossibile capire quale fosse la posizione della Chiesa cattolica romana sulla vicenda Eluana perché nessun sacerdote o vescovo o politico cattolico è mai stato intervistato su questo. Insomma, le lamentele di Betori & Co. sono più che legittime, dovremmo fare qualcosa. Per esempio, potremmo rinunciare al culto radio della domenica mattina e cederlo ai discriminati fratelli cattolici, no?

 

 

Messaggio del direttore responsabile

 

Da un po’ di tempo ricevo a voce opinioni piuttosto critiche nei confronti della nostra rubrica “Ecumenicamente (s)corretto”. I contenuti della rubrica sarebbero “irriverenti” nei confronti della Chiesa cattolica romana e della sua gerarchia. La cosa più curiosa è che queste critiche non provengano dalle persone appartenenti alla Chiesa cattolica romana stessa bensì dal seno della Chiesa valdese di Firenze. Mi rincresce ricevere tali critiche a voce e non per iscritto.

 

Invito quindi tutte le persone che leggono la rubrica in questione a scriverci con tutta la franchezza.

 

Detto questo, vorrei chiarire che come direttore responsabile di Diaspora evangelica condivido pienamente l’operato del collega Roberto Davide Papini e ritengo che i suoi articoli siano ottimi spunti di riflessione e di azione critica nei confronti dei sistemi di potere. Si tratta di un’azione salutare e necessaria, alla quale ogni persona credente è chiamata nella società in cui vive. La satira, anche quando è giudicata “irriverente”, è uno dei modi più efficaci di tale azione.

Pawel Gajewski

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Diaspora evangelica

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