Diaspora evangelica

Mensile di collegamento, informazione ed edificazione

Anno XLII – numero 2 – febbraio 2009

 

 

La tua paura

di Manuela Sadun Paggi*

 

La tua paura è l’arma del tuo nemico,

il tuo amore è la forza del tuo amico

la tua forza è il suo amore.

L’Amore è la forza che tutto muove

La libertà è la porta dell’amore,

basta aprir la porta e varcar la soglia

troverai l’altro che ti attende.

Rendi ti libero da ogni inganno

cuore e anima nuovi cresceranno in te,

non attendere né potere né consenso,

vampiri dell’anima assetata,

lascia che il Padre eterno faccia la sua parte,

non proteggere, né manipolare

ognuno troverà la sua missione segreta

e tu ti aprirai alla tua

per vivere insieme il grande disegno che attende

chi vuol nascere alla vita.

 

 

* Dal volume: La vita… è fiore che sboccia, pubblicato in proprio. La redazione ringrazia l’autrice per la gentile concessione del suo testo.

 

 

In questo numero:

·               Gioia di credere di Pawel Gajewski

·               Vecchie e nuove divisioni di Mario Affuso

·               Il naso tra i libri (e le riviste) di Sara Rivedi Pasqui

·               Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

·               Ecumenicamente (s)corretto di Roberto Davide Papini

 

2009: Anno di Giovanni Calvino

O cristiani e cristiane, intendete e imparate, poiché di certo l’ignorante perirà con la sua ignoranza, e il cieco, seguendo un altro cieco, cadrà con lui nella fossa. Non c’è che una via per la vita e la salvezza: è la fede e la certezza che le promesse di Dio, che non si possono senza il Vangelo, con l’ascolto e la comprensione del quale è data la viva fede, con sicura speranza in Dio e perfetta carità verso di lui, nonché con l’amore ardente verso il prossimo.

Tratto da: Giovanni Calvino, La carne, lo spirito, l’amore, a cura di Davide Monda, BUR, Milano, 2005, p. 101. Vignetta tratta da: Calvindrier 2009, Eglise protestante de Genève

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Gioia di credere: Giovanni 2,1-11

di Pawel Gajewski

Ho preso in prestito il titolo di questa meditazione da un libro pubblicato dall’Editrice Claudiana nel 1999 e tradotto da Bruno Rostagno. È un libro bello e abbastanza impegnativo. L’ho ripreso in mano di recente perché contiene alcuni spunti pastorali assai validi per ravvivare la vita di una comunità cristiana. Il titolo italiano ha poco a che vedere con quello tedesco originale (Glaube hat Gründe. Wie ich eine lebendige Beziehug zu Gott finde). La bellissima espressione italiana “Gioia di credere” e il sottotitolo tedesco “Come posso trovare un vivo (o vivace) rapporto con Dio” sono invece assai pertinenti al testo biblico della nostra meditazione: le nozze di Cana di Galilea.

Sono convinto che il messaggio centrale dell’intero brano sia espresso con la sua ultima frase: «…e i suoi discepoli credettero in lui». Ritorniamo quindi alla questione della fede, un argomento su cui non si smette mai di riflettere. Oggi però questa riflessione è legata a due concetti: le nozze e il vino.

La festa nuziale è uno dei simboli della gioia riconosciuti universalmente dall’umanità. Il Cantico dei Cantici è proprio quel libro della Bibbia che celebra la gioia delle nozze e dell’unione intima tra due esseri umani. Nella molteplicità di riti e di usanze tuttora esistenti nel mondo le nozze esprimono sempre la pienezza della vita e diventano quindi fortissimi momenti di aggregazione. L’Autore del quarto vangelo sceglie proprio le nozze come luogo in cui avviene il passaggio fondamentale: i discepoli cominciano a credere in Gesù. Indubbiamente l’autore vuole trasmetterci la principale caratteristica della fede in Gesù: essa è come una festa di nozze. Sembrerebbe contraddittorio: il vangelo secondo Giovanni per più della sua metà ruota intorno alla passione e alla morte di Gesù. Va da sé però che anche in Giovanni tutto termina con le apparizioni di Gesù che contemplano anche un pasto comune (cfr. Giovanni 21).

Il secondo elemento del racconto contenuto nel capitolo 2 è il vino. Non penso che dobbiamo soffermarci troppo sulla miracolosa trasformazione dell’acqua in vino bensì sull’importanza del vino stesso e sulla sua abbondanza. Senza il vino la festa di nozze non può continuare e Gesù s’impegna affinché la quantità del vino sia veramente abbondante. Conosciamo bene il ruolo del vino nella cucina mediterranea e nelle nostre usanze gastronomiche. Apprezziamo questa bevanda ma al tempo stesso siamo talvolta un po’ diffidenti: il vino può sbloccare troppo facilmente alcuni dei nostri freni inibitori. Rischiamo di diventare “troppo sinceri” nel parlare e pericolosamente disinibiti negli atteggiamenti. Qualche ragione biblica di questa prudenza ci sarebbe di sicuro. Ricordiamo la storia di Noè (Genesi 9,21) che bevve del vino; s’inebrio e si denudò in mezzo alla sua tenda. Nel Salmo 104, 15 troveremo però questo bellissimo elogio delle usanze mediterranee: il vino che rallegra il cuore dell'uomo, l'olio che gli fa risplendere il volto e il pane che sostenta il cuore dei mortali. Quanto all’olio non dimentichiamo che questo meraviglioso prodotto della terra delle mani umane, oltre a far risplendere la pelle, lenisce anche le ferite. Qui in Toscana sappiamo bene che la produzione dell’olio e del vino è di solito legata alle stesse aree geografiche e che i due prodotti si abbinano perfettamente.

Personalmente amo tanto le agapi comunitarie della Chiesa valdese di Firenze che mi permettono di sperimentare la gioia di stare insieme, di mangiare pane e olio (oltre a tutte le altre ottime pietanze che preparano le nostre sorelle in cucina), di condividere una caraffa di vino. Mi piacerebbe che questa atmosfera di condivisione si sentisse ancora di più anche nei nostri culti.

Sono convinto che molti di noi, tanto di estrazione cattolica quanto di quella genuinamente protestante abbiano ricevuto un’educazione religiosa basata su due presupposti assai sbagliati: 1 - la fede è una cosa seria e seriosa (Non ridere in chiesa!); 2 – la fede è come una pietanza raffinata, una squisita aragosta ad esempio, che bisogna mangiare con le posate adatte, rispettando almeno alcune regole ben precise (Non mangiare con le mani!).

Spero che mi perdonerete questa provocante esortazione: impariamo di nuovo a ridere (e magari anche a piangere) durante i nostri culti e riappropriamoci della nostra fede come se si trattasse del pane, del vino e dell’olio che normalmente non richiedono cerimonie particolari né posate d’argento ma che ci fanno star bene lo stesso.

 

Vecchie e nuove divisioni

di Mario Affuso

Una lettura attenta delle pagine bibliche ci rende avvertiti del fatto che sia il popolo di Dio del Primo Testamento che la chiesa di Gesù Cristo hanno conosciuto e conoscono laceranti divisioni dovute ad un’endemica difficoltà a conciliare le diversità interne dovute alle differenti letture della Parola, diversità e differenze che mal sopportano l’essere ricondotte ed aggregate in un unico contenitore istituzionale, dato il suo carattere conservativo (integrista) che di solito lo caratterizza; diversa dovrebbe essere la sua funzione: quella di coordinamento delle diversità. Espressioni ed aneliti alla libertà mal si addicono a limitarsi reciprocamente. Lo stesso Nuovo Testamento, in quanto tale, non fonda l’unità della chiesa ma fonda la pluralità dei diversi approcci alla Parola, segnatamente alla persona del Signor Gesù. È Lui il riferimento unico ed ideale che costituisce la ideale unità delle chiese curate dai vari apostoli.

La recentissima opera del Prof. Giancarlo Rinaldi (GBU, Roma Settembre 2008, pagg. 1038) reca come titolo «I Cristianesimi nell’Antichità», in linea con quanto ci vien detto nella introduzione: «il Nuovo Testamentp è sufficiente a convincerci che il messaggio originale di Gesù fu (poi) coniugato (com’era naturale che fosse) secondo diverse sensibilità. E questa pluralità fu, ed è, segno di forza…». Non possiamo pensare ad un’unità già realizzata nei tempi neotestamentari, quindi ad un’unità perduta e oggi da restaurare. La tensione ecumenica di oggi non è di taglio nostalgico verso un’epoca di unità raggiunta. Non è corretto e neppure incoraggiante dire che l’unità ha preceduto la disunione, è vero invece che la tensione verso l’unità deriva da una disunione di fatto. Si pensi al cammino compiuto per arrivare ad una definizione cristologica e trinitaria. Ciò nulla toglie al fatto che sia in epoca apostolica che oltre si poteva vivere il senso della chiesa nella realtà del Cristo e dello Spirito. Era il riferimento a Cristo che univa, come testimonia il saluto di Paolo ai Corinti: «Salutiamo voi che, uniti a Gesù Cristo, siete diventati il popolo di Dio insieme con tutti quelli che, ovunque si trovino, invocano il nome di Gesù Cristo, Signore loro e nostro» (1 Cor 1,2).

Il termine «divisione» non è estraneo al lessico ed al linguaggio biblico e meriterebbe senz’altro un’attenzione esegetica per accorgerci che nessuna chiesa ha il dono dell’unità da trasmettere o proporre all’altra, ma tutte trovano la loro unità dinamica e non statica nella persona del Signore e Capo della chiesa che ancor oggi ci assicura: «Edificherò la mia chiesa» (Mt 16,18b). Un futuro che ci comprende e ci sorpassa, un futuro che intende trovarci «collaboratori di Dio … per lo Spirito di Dio che abita in voi» (1 Cor 3,9 e 2 Cor 6,1). Non nelle istituzioni, nei comitati, nelle commissioni, ma in ciascuno di noi, in ogni singola persona, sempre che se ne percepisca la presenza. In questo è vero l’invito di Paolo a «sforzarsi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace» (Ef 4,39, proprio come attraverso ‘vasi comunicanti’, tra loro diversi ma uniti dallo Pneuma che li inabita e la cui funzione prima è quella di farci intercomunicare ‘agàpe’. E questa è la nostra forza contro il male che ogni disunione comporta ed è il vaccino che impedisca alle opere odiose della «carne», quelle che Paolo elenca in Galati 5 e oltre. La nostra speranza, per la quale preghiamo in questi giorni, verrà data escatologicamente, in una pienezza escatologica. «Oggi vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, ma quando la perfezione sarà venuta, conosceremo pienamente» (1 Cor 13,10, 12). L’ortodosso Paul Evdokimov ci rende attenti a che «L’esperienza ecumenica, senza alcuna contraddizione con la chiesa storica – che non possiamo lasciare neppure per un istante – ci porta l’unità non nel Cristo storico, ma l’unità nel Cristo di gloria a venire. Non si tratta dell’unione delle chiese storiche, si tratta della formazione del corpo totale, universale, appunto, escatologico» (Foi et Vie, 5/1947, p. 562).

Tutto ciò ci rende coraggiosi anche per le grandi questioni del presente, ma non solo. Per il 2009 con i fratelli serviti di Monte Senario, un piccolo gruppo ecumenico, con partecipanti da Livorno ed altrove, affronteremo un tema arduo: «Tra Eucarestia e Cena del Signore»: Quale disunione, eppure quanta speranza! È un compito che l’escatologia ci affida e proprio per dare un senso alla storia che, sulla base di un passato non privo di lezioni, siamo chiamati a costruire insieme come un cammino di speranza.

 

Il naso tra i libri (e tra le riviste): Una donna cappellano militare

di Sara Rivedi Pasqui

Isabelle Maurel ha 43 anni, è sposata, ha tre figli e fino a qui tutto normale, ciò che la rende speciale è il suo impegno di pastora come cappellano militare. È nata in una famiglia protestante osservante con il padre pastore ed alcuni familiari obiettori di coscienza. All’inizio voleva studiare filosofia, ma alcune questioni esistenziali la assillavano allora decise di frequentare la facoltà di teologia solo per meglio comprendere e dissipare i dubbi che la tormentavano, ben presto tuttavia ebbe la certezza che il Signore la chiamava al suo servizio ed al tempo stesso che lei desiderava ardentemente comunicare agli altri il suo amore per Lui. A 26 anni Isabelle è stata consacrata pastore, la prima donna pastore dell’Unione delle Chiese Evangeliche Libere di Francia. Nove anni dopo si orienta verso la cappellania militare e nel 2002 partecipa alle operazioni militari francesi all’estero: Kosovo, Ciad, Libano, Afghanistan. Nell’ottobre del 2008 è rientrata dall’Afghanistan e attualmente opera a Tolosa e Bordeaux dove si prende cura del personale militare e al tempo stesso può vivere in famiglia dedicandosi ai suoi figli.

In una bella ed esaustiva intervista rilasciata alla rivista francese Femme Actuelle Isabelle dichiara di essere la prima donna protestante cappellano militare a partecipare alle missioni all’estero. Essa è consapevole che queste missioni sono assai pericolose e ad ogni partenza si domanda se ritornerà, ma non ha esitazioni, sa che i soldati hanno bisogno del suo sostegno spirituale. È grata a suo marito che ha ben capito ed accettato le sue scelte senza mai esprimere né contrarietà né dissenso. Quando la missione la tiene lontana dalla Francia (dai quattro ai sei mesi) egli riesce molto bene a gestire la sua professione di ingegnere e contemporaneamente occuparsi dei tre figli i quali, pur giovanissimi – Ofelia 13 anni, Robin 11 anni, Eliott 7 anni – manifestano una forte attenzione ai problemi degli altri. Vivono l’assenza materna serenamente poiché ambedue i genitori li preservano attentamente dall’ansia e dal timore e questo è possibile perché hanno un intenso rapporto con il padre, perché Isabelle è quotidianamente presente nella loro vita con telefonate e messaggi via Internet, ma soprattutto perché hanno capito quanto sia giusto, buono ed importante che ogni credente si prenda cura del suo prossimo sia esso civile o militare.

Certo il ministero che svolge la giovane pastora non è facile, ma in questi anni ciò che l’ha sostenuta ed aiutata è stato il rapporto di fiducia che riesce a stabilire con i soldati in quanto è sempre disponibile a parlare, ascoltare, confortare, pregare con loro. È presente costantemente nella loro vita quotidiana: mangia alla mensa insieme a loro, si reca in visita negli alloggiamenti, sovente partecipa alle esercitazioni ed ai pattugliamenti. Il suo ufficio è aperto a tutti, credenti e non credenti, segue questi uomini sul piano spirituale e personale poiché i più giovani la identificano con la figura materna confidandole angosce, timori e soprattutto confessandole la nostalgia degli affetti lontani. Altri, proprio perché è una donna, trovano più facile aprirsi parlando della famiglia, della professione o del mestiere che esercitano in patria e disvelando le loro esigenze spirituali. Ma Isabelle durante queste missioni all’estero vive anche l’esperienza dei contatti con la popolazione locale, soprattutto con le donne. Una volta, in un villaggio afghano, ha incontrato delle donne assai stupite perché procedeva a volto scoperto, indossava la divisa militare, ma non portava armi. Esse le si sono avvicinate, l’hanno salutata e si sono soffermate a parlarle liberandosi del burka. Ancora una volta mentre partecipava all’assistenza medica per gli abitanti del luogo le donne si sono vivamente interessate a lei tempestandola di domande riguardo alla sua vita e chiedendole se aveva marito e figli. La giovane pastora si sente appagata per tutte le esperienze che vive e confessa di essere nella pace, felice di una scelta che le permette di avere una vita relazionale che l’arricchisce spiritualmente, insomma sente che la sua vocazione pastorale è pienamente realizzata e di questo è profondamente riconoscente al Signore ed alla Sua chiamata.

 

Dalle associazioni e dalle Chiese evangeliche fiorentine

Ricordando Sergio Lorenzetti

di Marco Ricca

Siamo rimasti in pochi i “veterans”, cioè le persone del nostro ambiente che frequentavano Sergio Lorenzetti da oltre 50 anni: in testa Ugo e Sara Bottini che, assieme al compianto Poldo Sansone, avevano introdotto Sergio in via de’Benci; in tempi successivi, Wanda Senesi, il sottoscritto e pochissimi altri.

Repubblicano, simpatizzante evangelico, versatile, creativo, polemista nato, era legato a Ugo da un rapporto di amicizia forte, quasi deferente, molto esclusivo. I rapporti con gli altri derivavano dalla mediazione, pur involontaria, di Ugo: solo gli amici dell’“Amico” potevano diventare amici di Sergio… Scapolo, con il passare del tempo aveva riversato un grande amore sulle due nipoti, che seguiva con sollecitudine ed alle quali dedicava tanta parte di sé. Così, i rapporti amichevoli di un tempo si erano un po’ allentati, la frequentazione diventava episodica, ma in ogni nostro incontro riemergeva lo spirito di un tempo, la freschezza dei ricordi, la spontaneità di un rapporto solidamente fondato.

Incurvato dagli anni, dai malanni e dal suo scetticismo nei confronti delle possibilità terapeutiche e riabilitative, ha conservato fin quasi alla fine una piena lucidità di mente, il desiderio di conoscere, approfondire, studiare (stava dedicandosi alla lingua ebraica). Si trovava bene al Gignoro, ove era promotore di iniziative ed attività varie a favore degli ospiti: in questo senso si sentiva utile ed anche gratificato.

Anticonvenzionale per eccellenza, non si è smentito neppure alla fine: funerale di domenica, alle ore 9:00, al Gignoro. Molti di noi, disinformati, non hanno potuto partecipare e se ne dolgono.

Le ceneri sono disperse, il ricordo è vivo e grato. Ricordo di versatilità, umiltà, discrezione, inquietudine intellettuale e di una larvata utopia rivoluzionaria in ogni campo (politico, religioso, economico, sociale). Gratitudine per la condivisione di un tempo della nostra vita caratterizzato da difficoltà e problemi ma,ugualmente, prodigo di entusiasmo e di passione.

 

Viaggio-studio biblico nella terra d’Israele:

dal 27 maggio al 7 giugno 2009

a cura di Patrizia Sciumbata

Terra di Israele, Terrasanta, Israele e Territori Palestinesi: da qualunque angolatura oggi la si definisca, si tratta di una regione minuscola, eppure una sorta di buco nero, di materia stellare incandescente collassata, quasi invisibile e apparentemente insignificante, ma nucleo denso di gravità spirituale ed emotiva.

Questo agglomerato di storia, culture, religioni, paesaggi e attrattive offre oggi al visitatore vari possibili itinerari, attraversati e imbastiti da molte possibili motivazioni.

Noi ci muoveremo lungo le direttrici bibliche, senza per questo distogliere il nostro interesse dalle epoche successive. La Bibbia sarà la nostra guida, ma ci lasceremo anche interpellare dalla situazione attuale. Seguiremo la geografia e la corporeità incarnata nelle pietre della teologia del Patto e della Promessa rapportandoci con l’archeologia, le stratificazioni del paese, le tradizioni di fede che l’hanno abitato e lo abitano, aprendoci alle prospettive che il camminare per la Terra di Israele può schiudere alla nostra percezione della concretezza dell’intervento di Dio nella storia.

Quota di partecipazione: 1.490,00 € a persona in camera doppia. Contattare entro il 10 marzo: Patrizia Sciumbata, telefono 0574.27334; e-mail: patrizia.sciumbata@alice.it

 

Cucina biblica

di Clara Manfredi

Durante le vacanze di Natale nei locali del Centro comunitario valdese di via Manzoni, ci sono stati tre lezioni di cucina che avevano per tema cucina e Bibbia.

Il corso non riguardava una sorta di “archeo-cucina” o interpretazioni in chiave “cristiana” della cucina ebraica ma una ricerca di un “mangiar sano ed economico” ispirato, alle sette specie bibliche condite con criteri di moderna dietetica.

Leggendo Deutronomio 8 (7-9) “ Il Signore Dio tuo sta per farti entrare in un buon paese: paese di frumento, d’orzo, di vigne, di fichi; e di melagrane; paese d’ulivi e di miele, paese dove mangerai del pane a volontà…”, probabilmente per deformazione professionale, ho cominciato ad interessarmi singolarmente di questi prodotti. Ho constatato che tra le sette specie e le recenti scoperte della scienza dell’alimentazione, esiste un nesso sorprendente, per esempio il succo di melograno è preventivo contro alcuni tumori, l’orzo contro il decadimento senile e così via.

È affascinante riscoprire una cucina semplice e appetitosa, ricca di stuzzicanti zuppe di legumi, profumate focacce e verdure, una cucina molto simile a quella della Toscana contadina del nostro recente passato. Una cucina semplice, genuina, lontana da tutto quanto in voga oggi: alimenti pieni di addensanti, coloranti ed emulsionanti, di cui è ricca la nostra spesa quotidiana, lontana anche dalla cucina “firmata”, tutta apparenza e niente sostanza.

Trovarci insieme a preparare questi piatti semplici, sani ed economici è stato un momento interessante, che ha coinvolto donne appartenenti alle comunità valdese e battista. Ospiti degustatori e severi giudici delle nostre preparazioni sono stati mariti e figli con i quali abbiamo cenato piacevolmente in allegria.

Spero che questa esperienza possa ripetersi e da questi incontri nascere anche un ricettario tutto nostro, un ricettario “etico”, diverso ed economico.

 

 

 

Casa CARES

La festa comunitaria in occasione del XVII Febbraio si terrà domenica, 15 febbraio. Durante la conferenza, il cui inizio è previsto alle ore 17, la Casa Cares sarà presentata come centro ecologico e Luca Rasoti parlerà del suo impegno e di quello centro della nostra casa per l’agricoltura biologica. Come di solito, alla conferenza seguiranno il buffet e il tradizionale falò.

 

Chiesa apostolica italiana

Domeniche dialogate (Firenze, Via M. Morosi). Ogni seconda domenica del mese, dalle ore 10,30 alle 12,45, l’incontro è dedicato allo studio biblico-teologico secondo la consueta formula: lettura ampliata di una base d’ascolto, consegnata in copia a tutti i presenti, e conversazione di recezione e di approfondimento. Durante l’anno 2009 continuerà un percorso ecclesiologico che si svolgerà come segue: 08 febbraio 2009: Ministeri e carismi nella chiesa locale; 08 marzo 2009: Rinnovamento della chiesa locale; 12 aprile 2009: Chiesa locale ed evangelizzazione; 10 maggio 2009: Chiesa locale luogo del quotidiano; 14 giugno: Aggiornamento teorico-pratico su “La predicazione”.

La partecipazione è aperta a tutti.

Forum teologico giovanile (Prato, Casa pastorale, Via Vespucci 3/18). Gli incontri si hanno il quarto sabato di ciascun mese, dalle ore 16,00 alle ore 17,00/30. Saranno trattati, come voluto dai partecipanti, temi di teologia sistematica secondo il seguente diario: 28 febbraio 2009: Cosa è l’ecclesiologia?; 28 marzo 2009: Cosa è l’escatologia?; 25 aprile 2009: Cosa è la ‘non credenza’?; 23 maggio 2009: Cosa è la futurologia?; 27 giugno 2009: Cosa è la kairologia?.

La partecipazione è aperta a tutti.

 

 

Chiesa evangelica battista

http://chbattistaborgognissanti.interfree.it

Ci ha lasciati la sorella Leda Patechi. Gli ultimi tempi era stata confortata da alcune sorelle della nostra comunità. L'Evangelo di Resurrezione in occasione del suo funerale è stato annunciato da Renzo Ottaviani. Culto e predicazione di domenica 11 gennaio sono stati curati da Carlo Mazzola. Un sentito grazie ai nostri predicatori locali da parte di tutta la comunità.

L'appuntamento per il culto rimane domenica alle ore 11:00, anticipato da mezz'ora di canti. Tutte le attività si svolgono regolarmente: scuola domenicale, gruppo giovanissimi, gruppi di preghiera nelle case. È iniziata una riunione di giovani il Giovedì pomeriggio alle 17:30.

In gennaio si è tenuta la raccolta dell'offerta per le Missioni della European Baptist Federation, nonché per l'adozione a distanza di bambini e bambine dello Zimbabwe.

In febbraio comincerà un ciclo di appuntamenti di studio dedicati alla figura di Giovanni Calvino. Saranno tenuti dal pastore Raffaele Volpe.

In relazione al viaggio in Israele (vedi sopra), il martedì sera, a partire dalle 19:30, Patrizia Sciumbata terrà un ciclo sulla Storia di Israele, dai Patriarchi ai giorni nostri. Il ciclo di seminari è pensato come introduttivo al Viaggio in Israele, ma è comunque aperto a tutti.

 

Chiesa evangelica luterana

Venerdì, 6 marzo, alle 18, verrà celebrata la "Giornata Mondiale di Preghiera delle Donne Cristiane" nella Chiesa Luterana in Lungarno Torrigiani. Il tema di quest'anno è "Molti siamo uniti in Cristo". Dopo il culto Vi saranno offerti degli assaggi di specialità culinarie (preparate da noi) del paese Papua - Nuova Guinea.

Mercoledì, 4.marzo, alle 16.30, nella sala comunitaria, ingresso via dei Bardi 20 saranno presentati i vari aspetti di questo paese.

I nostri culti domenicali si svolgono la prima e la terza domenica del mese, in lingua tedesca; fino al 5 aprile 2009 avranno luogo nella sala comunitaria, ingresso via dei Bardi, 20. La seconda e la quarta domenica del mese viene celebrato invece il culto della Chiesa riformata svizzera, in lingua italiana, sempre in via dei Bardi, 20.

 

Chiesa evangelica metodista

Raramente ho visto la chiesa di via dei Benci così piena come mercoledì 22 gennaio, per il funerale di Margherita Gallini, che alla fine, dopo una lunga lotta per la vita, ha potuto o forse sarebbe meglio dire, dovuto arrendersi.  Margherita era attaccata alla vita, amava vivere, anche in questi ultimi mesi, ha accettato la sua condizione pur di poter stare accanto ai suoi figli, alla sua famiglia e alle amiche e gli amici.

Eravamo in tanti, tantissimi, per esprimere la solidarietà umana ai famigliari, in modo particolare a Luca, Claudio e Raul, per ascoltare e meditare insieme l’annuncio della risurrezione, per dare la nostra testimonianza sulla credente, la musicista e la persona Margherita, con musica o parole.

C’eravamo noi della comunità metodista che abbiamo perso la nostra organista, per quasi 50 anni, perché aveva cominciato giovanissima, seduta all’armonio o al pianoforte, ha guidato il canto, e un membro del Consiglio di Chiesa, c’erano altri rappresentanti delle altre chiese evangeliche di Firenze che con Margherita hanno perso una donna con una fede forte che anche nella malattia era rimasta una fedele testimone dell’amore di Dio.

Un quartetto d’archi ha rappresentato il mondo della musica: margherita era una grande clavicembalista, un membro del consiglio direttivo dell’Associazione Giovanile Musicale (A.Gi.Mus), docente di pianoforte del Conservatorio Luigi Cherubini.

C’erano anche le sue compagne di Florence Dragon Lady, che remano insieme lungo l'Arno sulla barca Dragon Boat, unite e compatte per lanciare un messaggio di speranza alle donne che si ammalano di tumore della mammella.

Margherita Gallini, madre, musicista, Dragon Lady, credente e sicuramente tante altre cose ancora … non si riesce mai a riassumere tutta la vita di una persona, restiamo vicini a Luca, Claudio e Raul e a tutta la famiglia, insieme a tutte le persone che le hanno voluto bene, ringraziando Dio del dono che ci ha fatti con la vita di Margherita.

Attività della Chiesa: tutte le domeniche, alle 10.30, culto (la prima domenica di ogni mese con cena del Signore); il 1° e il 3° martedì del mese, alle 18.00 Studio Biblico; Scuola Domenicale, sabato 14 febbraio, alle15.30.

 

I grandi occhi di Margherita

di Marco Ricca

Sul viso scarno e scavato del malato gli occhi paiono grandi,talora spalancati: scrutano e, quasi, parlano. Infatti, cercano l’altrui sguardo ma, anche, dicono e interrogano. Occhi grandi,sguardi vivi e lucidi se la vigilanza è conservata;lontani, quasi spenti se essa viene meno.

Gli occhi di Margherita Gallini erano di natura grandi e luminosi; la malattia li rendeva ancora più grandi. All’inizio, ma anche alla fine quando l’effetto dei farmaci era meno pesante e si ripristinava una piena coscienza,il suo sguardo era vivo,mobile,quasi sereno: esso comunicava da un lato la piena determinazione e l’impegno suo nella lotta contro la malattia;dall’altro esprimeva la forza della speranza che l’ha accompagnata nell’intero decorso della forma morbosa. Margherita ha molto lottato e fortemente sperato, amorevolmente seguita dai suoi cari e da quanti le sono stati vicini.

Vogliamo ricordare i grandi occhi e non gli effetti devastanti della malattia; il sorriso; la vivacità; la voce squillante. Soprattutto, il grande talento e la versatilità artistica, la personalità brillante, l’attaccamento alla chiesa di via de’Benci, l’etica del dovere di chiara matrice protestante; ancor più, la sua dedizione di madre intesa come valore prioritario e riferimento determinante nell’intero percorso - troppo breve - della sua vita.

Si, i grandi occhi…, come elemento simbolico del nostro affettuoso commosso ricordo.

 

Chiesa evangelica valdese

www.firenzevaldese.chiesavaldese.org

Nei primi giorni del’anno 2009 è ritornata alla casa del Padre nostro nei cieli Elena Cobianchi Arrighi. Avrebbe compiuto fra non molto cent’anni, un’età ragguardevole, simbolica. Ultimamente Elena non ha partecipato più ai culti domenicali, né a tutte le altre attività della nostra chiesa. La sua preghiera tuttavia è stata sempre costante e forte. Alla figlia Silvia e a tutta la famiglia di Elena giungano le nostre condoglianze e un affettuoso saluto.

Il mese di febbraio è nella nostra chiesa particolarmente segnato da alcuni appuntamenti straordinari. Il 1° febbraio si è tenuta l’assemblea di chiesa dedicata al nostro patrimonio immobiliare. Un ampio resoconto sarà pubblicato sul prossimo numero di “Diaspora”.

Mercoledì, 11 febbraio, dalle 19 in poi, nei locali comunitari di via Manzoni ospiteremo un gruppo di ragazzi provenienti dalle Chiese valdesi nel Rio de La Plata. Inizieremo la serata con una frugale cena comunitaria, intorno alle 19.30, e poi trascorreremo il tempo, scambiando le nostre esperienze, cantando e pregando insieme.

Sabato, 14 febbraio, dalle 16 alle 19, nei nostri locali di via Manzoni si terrà la “Serata dei diritti”, una manifestazione comunitaria in occasione del XVII Febbraio. Vi parteciperanno diverse associazioni con cui la nostra chiesa mantiene rapporti di amicizia e di collaborazione. Le brevi testimonianze dei partecipanti saranno alternati con brani musicati e canti gospel eseguiti dai musicisti legati alla nostra chiesa.

Domenica, 15 febbraio, alle 10.30, il solenne culto di ringraziamento per il dono della libertà sarà presieduto dal pastore Gajewski. La festa proseguirà, dalle 17, a Casa Cares (vedi sopra) per concludersi con l’accessione del falò della libertà.

Martedì, 17 febbraio, nel corso di tutta la giornata si svolgerà sulle principali piazze della città un volantinaggio volto a testimoniare la missione e la presenza della nostra chiesa a Firenze. Le persone interessate alla partecipazione possono rivolgersi a Roberto Davide Papini e/o a Roberto Rossi.

Domenica, 22 febbraio, durante il culto ospiteremo la corale del Collegio Valdese di Torre Pelice. Sarà inoltre presentato brevemente il progetto educativo di questa scuola, l’unico istituto superiore protestante in Italia.

Ricordiamo le principali attività ordinarie della nostra chiesa. Il culto domenicale è celebrato a Firenze alle 10.30 nel tempio di via Micheli, 26. La scuola domenicale per i bambini si incontra ogni domenica nell’orario del culto, dalle 10.30 alle 11.45.

Il gruppo di catechismo si riunisce ogni sabato alle 15, in via Manzoni. Sabato 7 febbraio, alle 15, si terrà anche un incontro di studio per i simpatizzanti per le persone che si stanno avvicinando alla nostra chiesa. Va da sé che tale incontro è aperto a tutti i membri di chiesa.

Lo studio biblico si tiene ogni sabato (salvo il 14 febbraio a causa della “Serata dei diritti”), alle 16.30 in via Manzoni, 21.

Continuano anche gli incontri del gruppo giovani. Il principale oggetto di studio e di discussione è il commento di Karl Barth all’Epistola ai Romani. Per informazioni: Anita Barbanotti, 3403954931.

Le riunioni nelle case sono concordate direttamente con le persone interessate e comunicate durante i culti domenicali.

A Pistoia, il gruppo di diaspora valdese si riunisce ogni primo giovedì del mese, alle 20.30 nei locali della Chiesa evangelica battista. I prossimi appuntamenti sono previsti per il 5 febbraio e il 5 marzo.

A Empoli il culto domenicale per il locale gruppo di diaspora valdese è celebrato la terza domenica del mese (prossimamente: 15 febbraio, 15 marzo) alle 16.30 nel locale di via Pontorme.

Membri della Chiesa valdese di Firenze nell’ecumene protestante europea

Olivia Bertelli: Dal 16 febbraio inizierò a lavorare a Bruxelles, presso la Church Commission for Migrants in Europe (CCME) che si occupa di sviluppare progetti di ricerca sulle questioni dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Europa. Il mio lavoro consisterà nel coordinare un progetto europeo di nome MIRACLE (Project Models of Integration through Religion, Activation, Cultural Learning and Exchange) di 18 mesi, finanziato dalla Comunità Europea e gestito dal CCME. Il progetto si propone di adottare modelli di integrazione tra migranti e società civile attraverso uno scambio e un apprendimento culturale e religioso rafforzando la partecipazione e attività dei migranti stessi. I partners del progetto sono le varie chiese europee, uno dei più attivi è proprio il Servizio Rifugiati e Migranti della FCEI dove svolsi nella primavera del 2007 un tirocinio di tre mesi.

Un ringraziamento particolare va alla direttrice del Servizio, Franca di Lecce, per avermi continuamente incoraggiata e sostenuta nel proseguire questa strada all'interno degli organi delle chiese, seguendo la volontà del Signore. È un onore per me poter lavorare all'interno dell'ecumene protestante, realizzando un cammino iniziato sin da quando entrai a far parte della comunità valdese e che mi porta adesso a servire il Signore occupandomi dell'integrazione e partecipazione di nuovi membri provenienti da molte parti del mondo, un importante cambiamento che sta avvenendo in questi anni in tutte le chiese protestanti europee.

Pawel Gajewski: (NEV) - "La partecipazione di un teologo valdese a questo gruppo di studio è prima di tutto un importante riconoscimento del ruolo della chiesa valdese nell'ecumene europea e in particolare all'interno della Comunione delle chiese protestanti". Questo il commento del pastore della chiesa valdese di Firenze Pawel Gajewski, nominato dal Consiglio direttivo della Comunione delle chiese protestanti in Europa (CCPE), riunito dal 16 al 18 gennaio ad Oslo (Norvegia), nel "gruppo di esperti sulle questioni ecumeniche". Ne fanno parte, tra gli altri, anche i teologi: André Birmelé (Strasburgo), Friederike Nüssel (Heidelberg), Stefan Tobler (Sibiu). "Il nuovo gruppo ha come obiettivo quello di studiare i paradigmi teologici utilizzati nel dibattito ecumenico, che per loro natura non sono statici, ma si evolvono seguendo la situazione reale delle chiese. Un esempio in questo senso può essere il dibattito ecclesiologico, sui ministeri, sulla successione apostolica storica. Ultimamente questi temi sono diventati particolarmente attuali nell'ecumene protestante anche alla luce dei recenti pronunciamenti del magistero cattolico romano in materia", ha spiegato Gajewski. La CCPE è una comunione di 105 chiese luterane, riformate, unite, metodiste, hussite e dei fratelli boemi, istituita nel 1973 e meglio conosciuta come la "Concordia di Leuenberg".

 

immagine diaspora febbraio 2009

ECUMENICAMENTE (S)CORRETTO

di Roberto Davide Papini

Travolto da impegni vari, inguaiato dalla mia solita maledetta tendenza a rinviare tutto all’ultimo momento e alle prese con una certa pigrizia, questo mese non sapevo bene cosa scrivere su questo spazio. Davvero “Benedetto” (in tutti i sensi) è questo meraviglioso pontificato che offre continuamente spunti di polemica ecumenicamente (s)corretta. Così, mi basta dare un’occhiata ai siti di un paio di quotidiani e ai lanci di agenzie per trovare sempre fantastiche perle. A fine gennaio siamo arrivati quasi al capolavoro: nel pieno delle manifestazioni della Giornata della Memoria, a pochi giorni dalla mancata giornata per il dialogo ebraico-cristiano (con gli ebrei che ritengono non esserci condizioni per un dialogo) cosa ti inventa Ratzinger? Gesti di pace? Un raffreddamento delle tensioni (rinfocolate da audaci paragoni tra Gaza e i lager nazisti, fatte da un vescovo avventato) tra Vaticano e Gerusalemme? Macché, sarebbe troppo banale. Benedetto XVI revoca la scomunica a quattro vescovi tradizionalisti che furono “illegittimamente” ordinati dall’arcivescovo scismatico Marcel Lefebvre, nel 1988 (Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta) e, guarda caso uno di questi (Williamson) è da sempre su posizioni “negazioniste” delle dimensioni e delle modalità dell’olocausto: «Io credo che le camere a gas non siano mai esistite... Penso che dai 200mila ai 300mila ebrei siano morti nei campi di concentramento, ma nessuno nelle camere a gas». Fantastico, il modo migliore per festeggiare la Giornata della Memoria, un colpo di classe per rispondere ai mal di pancia degli ebrei italiani e non solo. La decisione scatena una polemica internazionale, accuse durissime da Gerusalemme, dalle comunità ebraiche italiane e da tante altre parti. La difesa, magistrale, è affidata all’ineffabile direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che definisce «criticabilissime» le frasi di Williamson, ma puntualizza che «non è che se si toglie la scomunica ad un vescovo si condivide tutto quello che egli dica». Così, per la Chiesa cattolica romana è chiaro che non sottomettersi all’autorità del Papa è molto più grave che negare la Shoah.

Troppo facile trovare argomenti per questa rubrica...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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